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Via della Seta o no, difficile riequilibrare la bilancia con la Cina. Parla Codogno (Lse)

In occasione della missione di Tajani a Pechino, il professor Codogno fa il punto sul memorandum d’intesa che il governo italiano sembra non voler rinnovare. L’accordo è stato “solo un cappello formale per collaborazioni già in corso” e i risultati sono stati “piuttosto limitati” anche se non trascurabili

Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, è a Pechino. Sull’agenda del capo della diplomazia italiana impegnato in Cina in una missione per sua ammissione “importante e difficile” ci sono la guerra in Ucraina, i preparativi per le possibili visite di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (non confermata), e di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica (attesa a inizio 2024), ma anche il futuro del memorandum d’intesa sulla Via della Seta che il governo di Roma non sembra deciso a rinnovare alla scadenza.

Secondo Lorenzo Codogno, economista della London School of Economics, i risultati del memorandum sono stati “piuttosto limitati” anche se non trascurabili.

Come mai?

Molti accordi esistevano già, come quello tra le agenzie spaziali dei due Paesi. Il memorandum è stato solo un cappello formale per collaborazioni già in corso. In alcuni casi la Via della Seta potrebbe addirittura essere stata controproducente per le imprese: ha attirato l’attenzione politica e mediatica su iniziative in corso considerate politicamente sensibili, come l’interesse di Cosco Shipping per il porto di Vado Ligure o quello del gruppo Ferretti, controllato dal governo cinese, per il porto di Taranto. Ma non va dimenticato che le nuove iniziative sono state scarse anche a causa della pandemia. Inoltre, il governo Draghi ha utilizzato diverse volte il Golden Power rendendo sempre più il memorandum un guscio vuoto.

I critici del memorandum fanno notare come la bilancia commerciale abbia continuato a pendere a favore della Cina.

Gli scambi sono cresciuti notevolmente dalla pandemia, sostenuti in particolare dal commercio online e probabilmente non è stato correlato alla Via della Seta. La Cina è il settimo partner commerciale dell’Italia, con esportazioni che hanno raggiunto i 16,4 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 13,0 miliardi di euro nel 2019. Ma le importazioni cinesi in Italia sono aumentate sensibilmente, passando dai 31,7 miliardi di euro nel 2019 ai 57,5 miliardi di euro nel 2022, con un aumento dell’81,6%. Di conseguenza, il deficit commerciale è più che raddoppiato da 18,7 miliardi di euro nel 2019 a 41,1 miliardi di euro nel 2022. Anche a livello europeo il deficit commerciale è aumentato a favore della Cina, passando da 383,7 miliardi di euro nel 2019 a 844,4 miliardi nel 2022, cioè è più che raddoppiato in tre anni.

A inizio anno c’è stato un boom di esportazioni italiane verso la Cina, però. Come mai?

Nei primi sei mesi del 2023 le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 45,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il boom è legato principalmente a un importante ordine di un medicinale anti-Covid di Pfizer, il Paxlovid, prodotto ad Ascoli Piceno che ha spinto l’esportazione di prodotti farmaceutici verso la Cina a 4 miliardi di euro nel primo semestre del 2023, dieci volte di più dell’anno precedente. Ma, escludendo il grosso ordine di Pfizer da 3,5 miliardi di euro, le esportazioni italiane verso la Cina sono rimaste praticamente stabili.

C’è un collegamento tra il deficit commerciale e la Via della Seta?

Attribuire il deficit commerciale alla Via della Seta sarebbe fuorviante. In generale, le tendenze import-export dell’Italia verso la Cina non sono state significativamente influenzate dalla Via della Seta ma piuttosto da fenomeni ciclici e strutturali nell’economia globale. Inoltre, a meno che l’uscita dalla Via della seta comporti cambiamenti normativi o ritorsioni, le tendenze nei flussi commerciali sembrano molto radicate e influenzate da fattori fondamentali. Infine, il boom nell’importazione di veicoli elettrici è appena iniziato, il che potrebbe portare a un ulteriore squilibrio nei flussi commerciali. Riequilibrarli e ridurre il deficit commerciale dell’Italia con la Cina non sarà facile, indipendentemente dalla decisione sulla Via della Seta.

Quali fattori posso influenzare la decisione di Roma e Pechino?

La decisione sarà probabilmente influenzata più dai nuovi scenari internazionali che dai progressi ottenuti negli ultimi anni nella collaborazione tra i due Paesi. Inoltre, il rapporto bilaterale dovrebbe essere visto anche nel contesto del più ampio rapporto tra la Cina e l’Unione europea, con le negoziazioni sull’Accordo globale sugli investimenti bloccate da dicembre 2020, il nuovo quadro normativo per gli investimenti diretti esteri nell’Unione europea e il contesto di de-risking. Inoltre, il governo italiano ha rafforzato il rapporto con la Nato e con gli alleati tradizionali nel sostegno all’Ucraina: in questo senso, la posizione ambigua della Cina verso la Russia non ha aiutato l’Italia nel rapporto bilaterale.

L’Italia è più vicina agli Stati Uniti oggi?

Nell’incontro tra Meloni e il presidente statunitense Joe Biden a fine luglio la Cina è stata uno dei temi di discussione. Contrastare la Cina rimane il principale obiettivo strategico degli Stati Uniti. Ma il governo italiano deve anche preservare gli interessi economici nazionali e i 29 accordi esistenti con i partner cinesi in materia di trasporti, energia, bancari, navigazione, meccanica, farmaceutica, moda e turismo. Inoltre, la comunità imprenditoriale italiana è interessata a fare affari con la Cina, data l’importanza del suo mercato dei consumatori di 1,4 miliardi di persone.

L’eventuale mancato rinnovo del memorandum d’intesa potrebbe scatenare una forma di ritorsione contro l’Italia da parte della Cina?

Questo rischio dovrebbe essere ridotto in virtù dello Strumento anti-coercizione dell’Unione europea che dovrebbe essere approvato a ottobre. Inoltre, Meloni sembra aver discusso con Biden potenziali misure compensative nella catena di approvvigionamento globale nel caso la Cina reagisca duramente all’uscita dell’Italia dalla Via della Seta. A ciò si sommano alcune dichiarazioni del presidente del Consiglio sull’importanza della Cina come interlocutore. Insomma, si sta cercando di uscirne senza ripercussioni negative.

L’Italia chiede alla Cina di riequilibrare il rapporto commerciale. È possibile?

Come già accennato, non sarà affatto facile per ragioni cicliche e strutturali.


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