Luca Zaia apre ad un indirizzamento: o la Lega si quieta su un piano autonomista ed europeista oppure il presidente della regione Veneto è pronto ad un’altra azione politica. Che potrebbe vederne i contorni su due direzioni: la prima in vista delle elezioni europee, la seconda dando vita idealmente al partito del fare regionale a cui si accoderebbero sul piano delle caratteristiche politiche Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Il commento di Angelo Lucarella
Luca Zaia, sulle pagine de Il Foglio, ha dichiarato di essere un “incallito europeista”. Cosa che stupisce non tanto perché si tratta di una presa di posizione netta ed implicitamente contraltare alla storia leghista, ma perché apre ad una riflessione bicefala. La prima risiede in chiave di serietà politica: essere europeisti in un contesto politico come quello leghista è antitetico in quanto la Lega nord nasce per ottenere l’indipendenza della Padania. È, quest’ultimo, un partito notoriamente separatista, antieuropeo, isolazionista.
Non che le cose non possano cambiare nel tempo (vedasi la segreteria salviniana rispetto a quella bossiana anche se formalmente Salvini è leader di un altro contenitore: “Lega per Salvini premier”), tuttavia il cuore del problema rimane lo stesso. Significa che Zaia, affermando la cosa che ha detto, apre ad un indirizzamento: o la Lega si quieta su un piano autonomista ed europeista oppure il presidente della regione Veneto è pronto ad un’altra azione politica. Azione politica, quest’ultima, che potrebbe vederne i contorni su due direzioni: la prima in vista delle elezioni europee, la seconda dando vita idealmente al partito del “fare regionale” a cui si accoderebbero sul piano delle caratteristiche politiche Emiliano e De Luca.
Il primo dei due a favore dell’autonomia differenziata ed ormai fuori dagli schemi classici centrodestra-centrosinistra anche se la sua collocazione rimane ancorata ad un campo filo Pd e Movimento 5 Stelle. Il secondo, invece, pur non fervido autonomista coglierebbe la sfida della rimodulazione dei poteri con una linfa politica ben precisa: dimostrare al settentrione le capacità del Mezzogiorno. E di questo non ha alcun timore attesi i dati di cui è nunziatore in ogni diretta con cui fa il punto del governatorato campano. Ovviamente questo mood politico di Zaia, Emiliano e De Luca (in altri termini mooddismo) fa sottendere una questione: il rapporto con i rispettivi partiti di riferimento per le europee.
E qui risiede la seconda questione del bicefalo di cui sopra. Quanto a Zaia la domanda sorge spontanea: cosa c’entri con la Lega dato il sentirsi europeista. Quanto ad Emiliano, invece, posto che con la Lega ha già dimostrato di saperci fare (vedasi il caso Altamura alle ultime elezioni comunali) nonché di avere un certo ascendente politico come catalizzatore. Alla fine correrà per le elezioni europee per due ragioni: la Schlein non può permettersi il buco elettorale in Puglia candidando solo De Caro per il PD; il terzo mandato da presidente della Regione, inoltre, è incerto (ed al momento improponibile sul piano giuridico atteso l’art. 2 lett. f) della legge 165/2004).
Quanto a De Luca, poi, la chiara fama di anti-Schlein porterà il rapporto politico tra la segreteria e il leader regionale a incriccarsi maggiormente in vista delle europee. Sorge quindi una riflessione: posto che De Luca ha il suo bacino elettorale consolidato in Campania e visto che il Movimento 5 Stelle ha surrogato il voto nazionale Pd in questi territori, la segreteria Schlein non potrà che optare per offrirgli le europee in formula certe (ma difatti giungendo ad un cambio di linea politica indirettamente) oppure rinunciare ad essere determinante in Campania in vista di una ipotetica compensazione volta a non sostenere De Luca per la questione “terzo mandato”.
Ora, se tanto ci dà tanto, la dichiarazione di Zaia rappresenta senz’altro un momento politico che guarda ad un piano nuovo laddove la riforma “autonomistico differenziata spinta” non dovesse giungere entro il 2024 (sue parole sempre): che vi sarebbe l’opportunità di creare un fronte regionalistico comune con De Luca ed Emiliano data la sordità delle segreterie nazionali nel dare spazio non solo alla riforma annunciata ma anche a posizioni certe in chiave europea dato che il “terzo mandato” non è possibile (ad oggi) per tutti e tre.
Dal mooddismo ad nuovo movimentismo politico? Strada improbabile, ma non impossibile.