L’approccio data-driven abilitato dall’Intelligenza artificiale può e deve guidare le azioni di tutte le aziende in modo da renderle meno fragili, più adattive e agili. L’intervento di Marco Belmondo
Stiamo ormai vivendo nella cosiddetta AI Economy e di conseguenza in una vera e propria era dei dati. Perché non esistono tecnologie di Intelligenza artificiale (Ai) senza i dati che ne rappresentano la materia prima. Perché non esiste digital transformation senza data transformation.
Già nel 2014 Goldman Sachs osservava che il governo e il corretto utilizzo dei dati avrebbe discriminato quali aziende sarebbero state vincenti o perdenti nel mercato in qualsiasi settore industriale. Da inizio 2023 questo processo è in fortissima accelerazione grazie all’Ai generativa (quella per esempio di ChatGpt) e il paradigma dell’Intelligenza artificiale sta rapidamente modificando le aziende, i loro modelli economici, le strategie, la cultura e il modo in cui sono organizzate. Basti pensare che il report “Building intelligence into your business”, appena pubblicato da Colt, ha rivelato che oggi il 91% delle aziende intende adottare l’AI in qualche forma, segnando un notevole aumento rispetto al 33% del dicembre 2022.
Nella mia esperienza ho maturato tre convinzioni.
La prima è che l’Ai non nasce allo scopo di sostituire gli esseri umani, ma al contrario si pone come strumento nelle mani di professionisti che possono migliorare la quantità e la qualità di ciò che fanno e pensare a nuovi usi e applicazioni. L’Ai ha lo scopo di ottimizzare il lavoro, rendendolo più efficace e veloce, liberando tempo dalle azioni più ripetitive ed usuranti, sfruttando i punti di forza già esistenti e la capacità di processare una quantità molto ampia di dati differenti. L’Ai quindi è un eccezionale acceleratore dell’intelligenza umana. Sia a livello sperimentale che applicativo, la combinazione tra caratteristiche, creatività e talenti umani associati alla profondità e velocità di calcolo dei sistemi di Ai genera quasi sempre i migliori risultati.
La seconda convinzione è che l’adozione dell’Ai nelle attività di business sarà strettamente collegata al crescente diffondersi delle piattaforme digitali. Proprio la capacità di analizzare dati tra di loro molto differenti sarà un fattore determinante per la trasformazione digitale delle aziende. Tema sul quale le Pmi italiane sono finora rimaste indietro. C’è un eccesso di copertura mediatica sui rischi potenziali associati all’Ai, piuttosto che sulla necessità per le imprese di dover integrare nuove soluzioni basate sull’Ai. La scoperta del fuoco ha portato con sé il rischio di incendi. Ma dei vantaggi del fuoco non si può fare a meno. Per mitigare i rischi sono stati quindi anche inventati estintore, uscite di sicurezza, allarmi antincendio e vigili del fuoco. Per favorire l’utilizzo etico e responsabile dell’Intelligenza Artificiale servono regole e, in un mondo globalizzato, queste devono essere necessariamente internazionali. La prima in questo senso sarà l’Ai Act emanato dal Parlamento europeo.
La terza convinzione è relativa al fatto che, grazie all’Ai, assisteremo sempre di più a un processo di contaminazione delle discipline, delle attitudini, delle metodologie e dei settori industriali. Le soluzioni applicative basate su sistemi di Ai possono rappresentare un’opportunità di crescita per le Pmi italiane a costi accessibili, anche grazie alla diffusione del cloud e al no-code e low-code. Le soluzioni, per esempio, che permettono di generare automaticamente testi, video, immagini, codice software, di fare manutenzione predittiva, di analizzare con più efficacia i mercati di sbocco o di individuare in modo più profondo e articolato i target di clientela, oggi sono molto accessibili e non necessitano di significativi investimenti in It o in team di data science dedicati. Ma consentono di migliorare rapidamente i risultati economici attesi.
L’approccio data-driven abilitato dall’Intelligenza artificiale può e deve guidare le azioni di tutte le aziende in modo da renderle meno fragili, più adattive e agili. Selezionare flussi di dati utili e costantemente aggiornati e arricchiti, dotarsi di strumenti di esecuzione rapidi e semplici, non solo permette di attivare una reale trasformazione digitale, ma probabilmente diventerà sempre più necessario per la sopravvivenza delle aziende stesse e delle PMI in particolare.
Questi i temi che verranno trattati nel corso di formazione in “Ai per le Pmi” organizzato in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, partito il 12 ottobre, nell’ambito della Terni Digital Week, consolidatasi negli ultimi 5 anni come principale festival dell’innovazione del Centro Italia. Ideata da Edoardo Desiderio, Terni Digital Week è patrocinata da Parlamento europeo, Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la Trasformazione digitale, Agid – Agenzia per l’Italia digitale, Enea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, Cnr e numerosi altri partner nazionali e locali.