L’esecutivo spiega alla Camera che le motivazioni per la sospensione decisa negli anni passati “sono venute meno” perché il contesto “è cambiato”. Oggi e domani il ministro Tajani in missione a Riad
Le motivazioni alla base della sospensione dell’esportazione di armi (bombe d’aereo e missili) verso l’Arabia Saudita, decisa dal governo italiano in conformità con atti di indirizzo del Parlamento adottati nel 2019 e 2020, “sono venute meno”. Per questo, lo scorso maggio, il Consiglio dei ministri ha deciso di revocare le limitazioni alle esportazioni. Il governo l’ha ribadito ieri, alla vigilia della partenza di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, per una missione di due giorni a Riad, in commissione Esteri della Camera rispondendo a un’interrogazione presentata da Laura Boldrini.
La deputata del Partito democratico chiedeva all’esecutivo “se non ritenga (…) di ripristinare l’embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita”. Ciò “anche alla luce del rapporto di Human Rights Watch” secondo cui centinaia di migranti e richiedenti asilo etiopi fuggiti dalla guerra civile in Tigrai, che dopo aver attraversato il Golfo di Aden e lo Yemen cercavano di entrare in Arabia Saudita, sono stati uccisi dalle guardie di confine saudite tra il marzo 2022 e il giugno 2023 con l’uso di mortai, granate e raffiche di mitra.
Nella sua risposta, il governo ha ribadito quanto dichiarato a maggio evidenziando che “suscitano preoccupazione le denunce in merito a gravi violazioni dei diritti umani al confine tra Yemen e Arabia Saudita” e sottolineando l’impegno italiano a “valutare l’attivazione di strumenti nel quadro multilaterale”. In generale, però, “il contesto è cambiato. Le attività militari rimangono limitate. La tregua ha, di fatto, tenuto. Sul terreno non si è verificata una ripresa delle ostilità, al di là di scontri episodici”.
Parlando della mutata situazione, l’esecutivo osserva poi che “sul piano umanitario la situazione resta difficile, ma si registra una diminuzione del numero di sfollati interni e di vittime civili, dovuta proprio alla sensibile riduzione del conflitto armato”. Inoltre, “alla mediazione dell’Onu si sono aggiunti gli sforzi di alcuni Paesi della regione, in particolare, appunto, dell’Arabia Saudita”. E ancora: “Riad ha avviato contatti diretti con gli Houthi e ha portato avanti una intensa attività diplomatica a sostegno della mediazione delle Nazioni Unite, agendo in maniera determinante anche sul fronte economico e dell’assistenza umanitaria”. Infine, “l’Italia ha sempre trasmesso messaggi di moderazione per evitare il rischio di una nuova escalation. Continuiamo a sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite e degli attori coinvolti. Riteniamo che l’unica soluzione al conflitto nello Yemen sia basata su un processo politico inclusivo, che coinvolga – in uno spirito di compromesso – tutte le parti interessate”.