Ogni strategia per raggiungere uno scenario a zero emissioni nette comporta le sue complessità da gestire. Un percorso italiano basato solo sulle rinnovabili porta con sé costi immensi di sistema. Ma aggiungendo una fonte di energia programmabile (come il nucleare) costi e complessità calano drasticamente. Tutti i numeri dello studio di BIP, in attesa de Il Verde e Il Blu Festival a Milano
Disegnare l’infrastruttura energetica del futuro è una sfida tutta logistica. Ci sono diverse strade per raggiungere lo scenario zero emissioni nette al 2050: l’elettrificazione pervasiva, il potenziamento dell’efficienza energetica e il comportamento degli utenti sono fattori tanto cruciali quanto la scelta delle tecnologie adatte a decarbonizzare, tra cui le fonti rinnovabili, l’idrogeno low-carbon e la cattura, il riutilizzo e lo stoccaggio della CO2. Quali che siano le scelte, però, ogni mix di strategie genererà nuove complessità da gestire nel sistema energetico del futuro.
Questa la premessa dello studio Energy Transition Pathways: the impact on energy logistics, presentato da BIP in occasione del Green and Blue Festival di Londra dello scorso maggio. Ma la tematica rimane assolutamente centrale, lo studio una base di discussione fondamentale per la quarta edizione della versione italiana, il “Verde e il Blu Festival – Buone idee per il futuro del pianeta”, un evento che si propone di intrecciare due aspetti cruciali per lo sviluppo della società: il verde della sostenibilità e il blu dell’innovazione digitale.
La due giorni di incontri, leading talk, tavole rotonde e working group è organizzata da BIP e in programma per il 19 e 20 ottobre a Milano, negli spazi di The Mall. Sono previsti interventi di una lunga serie di personalità di spicco in ambito accademico, industriale, politico e istituzionale, in grado di portare prospettive di spessore sugli argomenti di frontiera. Nelle parole di Carlo Capè, ceo di BIP: “Ci auguriamo di portare una discussione aperta sulle twin revolutions. Innovare all’insegna della sostenibilità è una sfida non più rimandabile. Il Verde e il Blu vuole rispondere a questa sfida con l’obiettivo di generare una riflessione partecipata capace di trasformarsi in azioni concrete per un futuro più sostenibile”.
Inevitabile, dunque, che la discussione abbracci il futuro del mix energetico italiano. Nello studio presentato a Londra, gli analisti di BIP hanno sfruttato un modello proprietario per valutare l’impatto sui sistemi energetici dei vari percorsi per la decarbonizzazione, considerando il mix energetico, l’infrastruttura necessaria e i costi previsti. L’asse Italia-Regno Unito, concretizzato negli appuntamenti paralleli, è materia centrale dello studio date le similitudini tra i due Paesi: entrambi si basano sugli idrocarburi per l’80%, sono altamente dipendenti dal gas naturale, e dispongono di ampie potenzialità in termini di generazione di energia rinnovabile – solare per Roma, eolico per Londra.
Sfruttare queste potenzialità evidenzia le complessità di un percorso basato principalmente sulle rinnovabili, fonte di elettricità non programmabile e – soprattutto – dipendente dalle caratteristiche geografiche. Se nel Regno Unito la sfida è generare elettricità eolica nel nord del Paese e distribuirla anche al centro-sud, in Italia vale il discorso opposto per il solare. E occorre tener conto della non programmabilità di vento e sole: secondo gli analisti di BIP entrambi i Paesi dovranno raggiungere una capacità di generazione installata di circa 270 gigawatt – a fronte di un consumo diretto del 50% per l’Italia.
Uno scenario al 2050 basato sulle rinnovabili significa, per il Belpaese, dover gestire 270 terawattora di generazione in eccesso e dover disporre di 280 gigawattora di capacità di stoccaggio (batterie) e magazzini di idrogeno pari a 20 terawattora. Lo scenario è simile per il Regno Unito, che tuttavia differisce dall’Italia già oggi nel disporre di una fonte di elettricità sostenibile e programmabile per gestire il baseload: le centrali nucleari. E i numeri di BIP catturano il potenzialità di questo genere di tecnologie: se l’Italia installasse 8 gigawatt di fonti sostenibili e programmabili, il gigawatt rinnovabili scenderebbero a 195 (-26%), i terawattora di generazione in eccesso da gestire a 100 (-61%), i gigawattora in batterie a 190 (-32%) e i terawattora in idrogeno a 15 (-25%).
Nei giorni in cui si dibatte di ritorno al nucleare, dallo studio di BIP emerge con chiarezza che la pianificazione dell’infrastruttura – che non è facilmente flessibile e richiede una visione a lungo termine – è fondamentale. Anche perché le scelte sul fronte della generazione avranno importantissime ripercussioni sulle necessità infrastrutturali. E considerando che all’aumentare della generazione rinnovabile aumentano i costi fissi all’interno del sistema, i mercati energetici dovrebbero essere riconsiderati di conseguenza. Gli scenari sono aperti ed è tempo di decisioni: appuntamento a Il Verde e Il Blu Festival per espandere il dibattito.