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Alla ricerca dell’acqua (e non solo). I nuovi racconti di Erri De Luca

Erri De Luca col suo nuovo libro “Cercatori d’acqua”, edito da Giuntina, narra l’ambiente, la siccità nei secoli, le migrazioni attraverso otto racconti, con un filo conduttore: l’acqua e i suoi cercatori nella scrittura sacra

Sono tempi difficili, tempi in cui la voce degli intellettuali può alleviare le paure e le insicurezze, ampliando la nostra percezione e conoscenza. Una di queste è la voce di Erri De Luca, scrittore e poeta, in questi giorni in libreria con il suo nuovo libro, “Cercatori d’acqua”, edito da Giuntina.

De Luca mette insieme la sua passione per le letture sacre – sa leggere l’ebraico antico – e la capacità di far comprendere la realtà di oggi concentrandosi su storie antiche.

OTTO RACCONTI CON UN FILO CONDUTTORE

Ambiente, siccità nei secoli e migrazioni sono punti che nei suoi otto racconti – Il pozzo, Novella di un tempo lasciato, Il pensiero di Sara, Il nome del Santo, Le tre emergenze, La slegatura di Isacco, L’amore nella Sacra Scrittura, La versione del servo – vengono toccati in maniera molto delicata e profonda. Con un filo conduttore che è l’acqua e i cercatori di acqua nella scrittura sacra.

De Luca racconta delle terre del Medio Oriente dove, da Mosè ad Abramo e Isacco, si sono generate le storie di questi pastori erranti alla ricerca dell’oro blu. Ma la parola-chiave è trovare, perché hanno cercato e hanno trovato, anche in terre lontane dalle loro d’origine, riuscendo ad “arricchire”, narra De Luca, anche tutte le altre terre, non solo quelle dove hanno cercato, in un sistema circolare che porta prosperità per tutti.

LA RICERCA, IL DESERTO E IL POZZO

L’Egitto con il Nilo ha da sempre richiamato i profughi, quelli che oggi chiamiamo economici. Perché la siccità delle terre vicine, come Israele, ha fatto sì che si ripopolassero intorno alla vita del fiume. Ma una volta trovata, appunto, la fonte dell’acqua, la sorgente è offerta a tutti. “Deserti e assedi sono metafore ricorrenti nell’epoca attuale”, racconta De Luca, che prende inoltre come riferimento “l’opera dell’ingegno umano” che più rappresenta una sorgente viva: il pozzo.

Scavare un pozzo equivale a trovare una sorgente di vita. Quella vita che troviamo nelle riflessioni preziose sulla storia umana, oltre che divina, nei passaggi biblici riletti e tradotti dall’autore.


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