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Finanza e investimenti a impatto sociale. I numeri al Salone.Sri

Chi c’era e cosa si è detto in occasione della seconda edizione romana del salone.SRI promosso da Social Impact Agenda per l’Italia in collaborazione con EticaNews – ET Group, dal titolo “Impatto targato ESG. Mercato, regole e frontiere dell’impact investing in Italia”

L’impact economy avanza, anche in Italia. Lo dimostrano i dati dell’Outlook nazionale sull’impact investing (2021-2022) presentati martedì scorso a Roma da Tiresia-Politecnico di Milano e Social Impact Agenda per l’Italia, in collaborazione con Evpa.

Un report dettagliato sui crescenti flussi di finanza e investimenti a impatto sociale e ambientale che, nell’ultimo decennio, stanno imponendo anche nel nostro Paese una nuova generazione di investimenti, non solo centrati su rischio e rendimento, ma anche sull’impatto intenzionalmente prodotto sul piano sociale, ambientale, di genere, generazionale.

Di questo e di molto altro si è discusso nella cornice di Palazzo Falletti, in occasione della seconda edizione romana del salone.SRI promosso da Social Impact Agenda per l’Italia in collaborazione con EticaNews – ET Group, dal titolo “Impatto targato ESG. Mercato, regole e frontiere dell’impact investing in Italia”. Evento ad elevata partecipazione, che ha visto in platea molti dei protagonisti di un ecosistema impact nazionale capace sempre meglio di organizzarsi e disegnare la geografia di una rete fatta di investitori, imprenditori, asset manager, banker, fondi pensione e casse di previdenza e assistenza disposta a scommettere sul rapporto tra utile e utilità sociale.

“Finanza e impresa devono essere protagoniste di un capitalismo innovativo e avanzato, capace di rispondere alla crisi degli ultimi anni segnati dalla pandemia e da nuovi conflitti geopolitici con strumenti concreti per ridurre le disuguaglianze sociali e fronteggiare i cambiamenti climatici. È questa la sfida del movimento che sul piano globale e nazionale sta provando a diffondere l’impact investing su larga scala”, ha evidenziato nel suo intervento Giovanna Melandri, presidente di Sia e Human Foundation e Ambassador del Gsg (The Global Steering Group for Impact Investment), il movimento per la impact economy che ha preso forma 10 anni fa.

“Il percorso della finanza a impatto a livello mondiale – ha continuato Melandri – passa per un obiettivo molto concreto: arrivare al 10% dei flussi finanziari globali orientati all’impatto”. Centrale, in questa sfida, lo scenario europeo: “Dopo la pandemia da Covid-19, si è assistito a una riduzione nel trasferimento di capitali dal Global North al Global South. Soltanto il 2% dei flussi della finanza europea va in direzione degli emerging market, mentre il dato statunitense è intorno al 4%. Bisogna invertire questa tendenza, innescando nuovi circuiti finanziari di solidarietà tra Nord e Sud del mondo e i trasferimenti di finanza globale che mancano dovrebbero essere investimenti a impatto. Anche per riscrivere un nuovo patto di coesione sociale tra i paesi ad economia avanzata e quelli in via di sviluppo, con l’obiettivo di ridurre i conflitti e aumentare la stabilità”. Melandri ha sottolineato come le nuove normative europee (ad esempio la Csrd – Corporate Sustainability Reporting Directive) e l’introduzione del concetto di doppia materialità nella misurazione spingano anche la finanza Esg a un utilizzo sempre maggiore di strumenti di misurazione dell’impatto, capace di assicurare la impact integrity ed evitare fenomeni come il green e social washing. “L’obiettivo prioritario oggi è arrivare a standard condivisi a livello mondiale sulla doppia materialità”, ha concluso Melandri. C’è un importante cambio di passo emerso anche nel recente Gsg Global Summit di Malaga dei primi di ottobre a cui Giovanna Melandri ha partecipato in qualità di Global Ambassador dell’organizzazione, rappresentando il National Advisory Board Italiano come presidente di Social Impact Agenda per l’Italia, insieme al segretario generale di SIA Filippo Montesi, a oltre 1000 delegati, 65 nazioni e 41 organizzazioni nazionali da tutto il mondo.

La seconda edizione romana del salore.SRI ha visto avvicendarsi altri importanti discussant provenienti dal mondo della finanza, del business, delle ricerca, delle istituzioni europee. “Dobbiamo lavorare per accrescere la consapevolezza dell’impatto, lavorare sulla credibilità del dato e considerare l’engagement parte fondamentale dell’impatto stesso”, ha evidenziato Maria Lilli, (executive director, Msci), che ha chiarito come definire, misurare e integrare le valutazioni d’impatto nelle strategie d’investimento. Camilla Bossi (associate director, client relations, Morningstar Sustainalytics) ha invece approfondito il tema del Net zero e come gli investimenti istituzionali possono contribuire a questo obiettivo, evidenziando che, secondo le previsioni, non c’è ad oggi una sola società allineata al Net zero e dunque sarebbe utile puntare sulla dimensione dell’engagement per garantire qualità e rilevanza del dato e come misura stessa di impatto.

È stata Veronica Chiodo (junior assistant professor presso il Politecnico di Milano) a presentare l’Outlook “I dati dell’Impact Investing in Italia (2021-2022)”, illustrando la metodologia di ricerca, market size e market structure, l’approccio degli impact investor e le evoluzioni future del mercato dell’impact investing nazionale. Dall’indagine emerge che quest’ultimo vive una fase di crescita, con gli attuali 6.954 milioni di euro di AuM, di cui 3.287 di capitale impiegato nel 2021, e una prevalenza di investimenti equity based (56%). Un dato sempre più significativo, in costante crescita, sul trend dell’incremento mondiale degli investimenti impact, che hanno ormai raggiunto, secondo i dati GIIN 2022, i 1.164 trilioni di dollari (fino ai 37.8 trilioni, secondo Bloomberg, se quotiamo invece il mercato globale della finanza Esg).

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