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Come è finita la storia del Polo della discordia

Presentandosi divisi alle Europee del prossimo anno, i due ex sodali rischiano di fermarsi al di qua della soglia di sbarramento (fissata al 4%) dando così un forte dispiacere a Macron, nume tutelare del gruppo Renew Europe al quale sia Azione che Iv appartengono.  Il commento di Angelo Ciardullo

“Meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia”. Oh, finalmente. Ci voleva Matteo Renzi, con tutto il suo pragmatismo, a chiudere una volta per tutte la breve e controversa pagina del famigerato Terzo Polo. Una storia dal finale già scritto (De André la definirebbe “sbagliata”) iniziata nella bollente estate pre-elettorale del 2022 e incanalata sul viale del tramonto in questo tiepido autunno 2023.

“Oggi ufficializziamo la separazione delle strade con gli amici [sic] di Azione – si legge in chiusa alla newsletter vergata questa mattina dal senatore di Rignano sull’Arno – auguri a tutti e ognuno per la sua strada. Io voglio fare politica, non vivere circondato da cavilli regolamentari e da rancori personali”.

Vero destinatario di questa missiva coram populo è – ovviamente – sempre e solo uno: Carlo Calenda. È lui – sottolinea ancora una volta Renzi – l’unico responsabile della rottura. Galeotte, in particolare, le parole pronunciate dal segretario di Azione alla festa del Foglio di sabato scorso: “È chiuso il rapporto non tra Renzi e Calenda ma quello tra Azione e Italia Viva – spiegava incensando nel mentre l’ex socio, uno dei ‘migliori presidenti del Consiglio’ di sempre, peccato per quel vizietto di voler ‘fregare’ la gente – non andremo alle elezioni insieme”.

Apriti cielo: tempo tre giorni e il fuoco incrociato riparte su tutta la linea. Prima la lettera dei senatori di Iv al capogruppo Borghi, poi la replica di Gelmini, poi la controreplica di Bonifazi con tanto di frecciatina alla ex ministra dell’Istruzione: senza le nostre firme avrebbe fatto la fine degli altri ex forzisti trombati. Ora la firma in calce del capo, fresco di riconferma alla guida di Italia Viva dopo il congresso virtuale di domenica.

Così, a pochi giorni dalla storica sentenza della Cassazione che conferma l’introduzione del divorzio facile nel nostro Paese, Matteo e Carlo si separano definitivamente: ognuno per sé, Dio per tutti. E mentre a Palazzo Madama già s’ode il “tintinnar di sciabole” della tenzone sui nuovi gruppi parlamentari, resta da capire “cosa succederà alla ragazza”, per citare il penultimo, criptico Battisti.

Su questo il leader di Italia Viva – sfoderando il suo proverbiale e spavaldo ottimismo – ha le idee molto chiare: “Alle elezioni faremo un grande risultato, ne sono certo”. Sarà davvero così? I numeri – almeno sulla carta – non fanno ben sperare: dalle ultime rilevazioni di Swg per La7, Calenda si attesterebbe sul 4% mentre Renzi resterebbe al palo con il 2,5%. Se si votasse oggi. Ma a giugno?

Presentandosi divisi alle Europee del prossimo anno, i due ex sodali rischiano di fermarsi al di qua della soglia di sbarramento (fissata al 4%) dando così un forte dispiacere a Macron, nume tutelare del gruppo Renew Europe al quale sia Azione che Iv appartengono. Privato del cruciale supporto della truppa italiana, l’inquilino dell’Eliseo vedrebbe a quel punto ridursi le chance di poter dare le carte al momento della formazione delle nuove maggioranze a Bruxelles e Strasburgo: Quel dommage! Davvero Matteo e Carlo vogliono dare questo dispiacere all’amico Emmanuel? Al momento, pare proprio di sì.

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