A Palo Alto incontro inedito con tutti i vertici delle agenzie di sicurezza interna dell’alleanza che riunisce Usa, Uk, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Presenti anche aziende e accademici. Obiettivo: gestire opportunità e rischi della tecnologia
Palo Alto, in California, ha ospitato la prima apparizione pubblica dei capi delle intelligence interne dell’alleanza Five Eyes, che dalla fine della Seconda guerra mondiale riunisce Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda per rafforzare la condivisione di informazioni e proteggere la sicurezza nazionale e gli interessi comuni. Ciò oggi è vero in particolare quando si parla di Russia e Cina, ma anche più in generale dello scontro tra tecno-democrazie e tecno-autocrazie evocato già a inizio 2021 da Antony Blinken durante la sua audizione di conferma al Senato come segretario di Stato americano.
L’occasione dell’inedito incontro pubblico è il lancio di una conferenza sugli impatti delle tecnologie sulla sicurezza pubblica ed economica, dal titolo “Emerging Technology and Securing Innovation Security Summit” e a cui sono stati invitati anche imprenditori, aziende, accademici e funzionari di governo. A fare gli onori di casa nel cuore della Silicon Valley è stato Christopher Wray, direttore dell’Fbi dal 2017 (amministrazione Trump). L’apertura dei lavori è stata affidata ai cinque e a Condoleezza Rice, già segretaria di Stato e oggi a capo della Hoover Institution all’Università di Stanford, per un confronto sulle sfide nei rispettivi Paesi e sulle opportunità di cooperazione tra pubblico e privato.
Le tecnologie emergenti sono “essenziali” per la sicurezza economica ma presentano “anche minacce nuove e in continua evoluzione”, ha dichiarato Wray spiegando che l’Fbi è impegnato a collaborare con i partner Five Eyes e con l’industria “per continuare a proteggere le tecnologie emergenti sia da coloro che vorrebbero rubarle sia da coloro che le sfrutterebbero per scopi criminali”. Il Regno Unito sta assistendo a “un forte aumento dei tentativi aggressivi da parte di altri Stati di sottrarre vantaggi competitivi. È così in tutti e cinque i nostri Paesi”, ha detto Ken McCallum, direttore generale di MI5. “La posta in gioco è ora incredibilmente alta per quanto riguarda le tecnologie emergenti; gli Stati che saranno all’avanguardia in settori come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica e la biologia sintetica avranno il potere di plasmare il futuro di tutti noi. Dobbiamo tutti essere consapevoli e rispondere, prima che sia troppo tardi”, ha aggiunto. Mike Burgess, direttore generale dell’australiana Asio, ha definito il summit “una risposta inedita a una sfida senza precedenti”. David Vigneault, direttore della canadese Csis, ha sottolineato il ruolo dell’innovazione nel guidare ricchezza e sicurezza collettive nonostante sfide “che crescono di scala e complessità”. Certe tecnologie “nelle mani sbagliate possono essere utilizzate in modo pericoloso o illecito”, ha evidenziato Andrew Hampton, direttore della neozelandese Nzsis.
Inevitabile, però, parlare anche dell’attualità, in particolare della crisi in Israele dopo l’assalto di Hamas di dieci giorni fa. Nel fine settimana Wray ha parlato alla conferenza dell’Associazione internazionale dei capi della polizia spiegando nel suo discorso che gli Stati Uniti stanno assistendo a un “aumento delle minacce segnalate, soprattutto per quanto riguarda gli attori solitari che potrebbero trarre ispirazione da eventi recenti per commettere atti di violenza propri”. Burgess ha dichiarato pubblicamente che l’Asio è attenta a possibili “violenze spontanee” in Australia. Per questo, “tutti” gli australiani, compresi i politici, dovrebbero fare la loro parte per ridurre al minimo le tensioni, ha aggiunto.
(Nella foto, da sinistra: Mike Burgess, David Vigneault, Christopher Wray, Andrew Hampton e Ken McCallum)