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Dopo la Cina anche la Russia prova a fare propaganda su Fukushima

Tokyo ha espresso “preoccupazione” per la possibilità che Mosca si unisca a Pechino nel vietare le importazioni di prodotti ittici. Oggi è iniziata la seconda fase dello scarico in mare delle acque trattate dalla centrale nucleare

Il governo giapponese ha espresso in una nota “preoccupazione per la possibilità che la Russia si unisca alla Cina nel vietare le importazioni di prodotti ittici giapponesi”, infliggendo un “serio danno” alla reputazione del settore. Il comunicato arriva a pochi giorni di distanza dalla pronuncia da parte delle autorità doganali russe che ha ventilato la possibilità che la Russia assuma la stessa posizione presa da Pechino lo scorso 24 agosto, come reazione alla decisione da parte del governo giapponese di rilasciare in mare le acque radioattive della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dall’incidente del 2011.

“Tokyo ha fornito a Mosca spiegazioni accurate sul fatto che l’acqua trattata non rappresenta un rischio per la sicurezza”, ha dichiarato in giornata il ministro degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa mentre il ministro della Pesca Ichiro Miyashita ha confermato di essere a lavoro “per evitare restrizioni alle importazioni da parte di Mosca”.

Proprio oggi è iniziata la seconda fase dello scarico in mare delle acque trattate dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima, questa mattina alle 10.18 ora giapponese. Il 24 agosto, il Giappone ha iniziato a scaricare nell’Oceano Pacifico l’acqua utilizzata per raffreddare i nuclei dei tre reattori della centrale di Fukushima Daiichi (Giappone nord-orientale) che si sono fusi dopo lo tsunami del 2011. Quest’acqua, che proviene anche dalle falde acquifere e dalla pioggia, è stata conservata a lungo in enormi serbatoi nel sito della centrale e trattata per liberarla dalle sostanze radioattive, a eccezione del trizio che, secondo gli esperti, è pericoloso solo in dosi concentrate molto elevate.

E sempre oggi tre esperti di Australia e Regno Unito hanno spiegato, in un articolo pubblicato sulla rivista Science, che si attendono conseguenze del tutto “trascurabili”, per la salute delle persone e del mare, dal rilascio delle acque trattate della centrale nucleare di Fukushima.

Nelle scorse settimane il governo cinese aveva anche cercato di alimentare i timori legati alle acque attaccando il Giappone, che ha goduto del sostegno di alleati e partner, Stati Uniti e Corea del Sud in primis. Come evidenziato su Formiche.net, a prescindere dai dati scientifici sull’argomento, lo scarico di acqua triziata da Fukushima potrebbe offrire a Pechino un’apertura diplomatica nel Pacifico, secondo Mihai Sora, ex diplomatico australiano che ora lavora al Lowy Institute di Sydney. Il Giappone ha “fatto molto lavoro diplomatico per convincere il maggior numero possibile di leader del Pacifico”, ha detto, ma “quasi universalmente, questa decisione sarà impopolare tra le comunità del Pacifico”. Pechino potrebbe “incoraggiare alcuni dei suoi partner ad esprimersi con forza su questo tema, in quanto ciò serve ai suoi interessi”. Soprattutto perché la questione nucleare è molto delicata nel Pacifico, dove Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno condotto esperimenti atomici per decenni nel XX secolo.

Ora tocca alla Russia, che ha con il Giappone una controversia internazionale aperta dalla fine della Seconda guerra mondiale riguardante il possesso di alcune isole dell’arcipelago delle Curili. Senza dimenticare, ovviamente, la guerra in Ucraina che vede Tokyo fortemente impegnata al fianco di Kyiv.



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