Il G7 presenterà le sue linee guida sulle regole internazionali per l’intelligenza artificiale appena prima dell’inizio della presidenza italiana. Meloni ha promesso di spingere sulla governance dell’IA, e lo zar dell’innovazione Butti ha spiegato come l’Italia intende dare l’esempio superando il proprio ritardo digitale
Il regolamento sull’intelligenza artificiale del G7 approderà entro fine anno. Lunedì il primo ministro giapponese Fumio Kishida, il cui Paese detiene la presidenza a rotazione del Gruppo, ha dichiarato che i sette leader dovrebbero presentare la bozza di regolamento sull’intelligenza artificiale entro Natale. “Stiamo lavorando [urgentemente] su una serie di principi guida internazionali e su un codice di condotta per le nazioni organizzate che sviluppano sistemi avanzati di IA, compresa l’IA generativa”, ha specificato Kishida.
Un documento “costitutivo” per l’IA coronerebbe gli sforzi del Processo di Hiroshima, un dialogo multisettoriale avviato dai membri del G7 al Vertice di Hiroshima dello scorso maggio per discutere di governance, diritti di proprietà intellettuale, disinformazione e uso responsabile dell’IA. Ma vista la data indicata da Kishida spetterà poi all’Italia, presidente di turno del G7 nel 2024, guidare la diffusione e l’adozione di queste regole su scala globale. Tutto è pronto per il passaggio di consegne: Roma e Tokyo lavorano insieme da mesi su questioni di tecnologia, digitalizzazione e sicurezza.
Da parte sua, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha promesso di guidare la carica sulla regolamentazione dell’IA. Alla conferenza ComoLake di settimana scorsa ha definito la trasformazione digitale in corso uno “tsunami tecnologico che dobbiamo saper affrontare” e ha esortato i Paesi a collaborare nella stesura di sistemi di governance globale in grado di garantire che le applicazioni IA restino “al servizio dell’umanità”. Questa la questione di fondo nelle sue conversazioni con personalità del calibro di Reid Hoffman, Elon Musk e Henry Kissinger.
Parlando della centralità della trasformazione digitale, Meloni “ha sottolineato come l’Italia dovrà trovarsi pronta a giocare una grande partita di efficienza e competitività, con al centro il mercato, la ricerca e il futuro delle persone”. A fotografare la sfida dalle colonne di Milano Finanza è il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, che ha evidenziato come la volontà del Presidente del Consiglio di mettere l’IA tra le priorità del G7 a guida italiana “sarà per tutti noi un banco di prova, un’occasione importante attraverso la quale verificare la nostra attitudine, la capacità dell’Italia come sistema Paese, di stare sulla scena internazionale, di contare e di contribuire fattivamente non solo al confronto portato al più alto livello possibile, ma anche alla definizione delle soluzioni più avanzate, sostenibili e condivisibili”.
La responsabilità è immensa, specie contando che il nostro non è considerato un Paese leader nel settore dell’innovazione tecnologica. Una debolezza in cui l’esecutivo vede un’opportunità per rilanciare il sistema-Italia e contemporaneamente dare il buon esempio. “Abbiamo, come governo, lanciato la sfida per colmare un grande vuoto di visione, di consapevolezza e di crescita del sistema Paese. Siamo ancora agli inizi, ma ci sono le condizioni per avviare con tutti gli stakeholder, pubblici e privati, una grande fase di aggregazione di idee sulle strategie digitali dell’Italia […] e su come il nostro Paese possa recuperare molti dei ritardi accumulati in questi anni”.
In sostanza, il governo Meloni è convinto di poter “trasformare elementi di arretratezza in opportunità di rilancio”, ha sintetizzato Butti. La strada passa da una strategia digitale con due obiettivi principali: “un’ampia diffusione delle tecnologie tra i cittadini e nelle pubbliche amministrazioni e la tutela degli interessi nazionali, riducendo innanzitutto la dipendenza da Paesi terzi”. Un percorso che si concretizza in servizi ai cittadini come identità digitale, portafoglio digitale (Wallet), Fascicolo sanitario elettronico, ma anche elementi come il cloud di Stato, la digitalizzazione dei servizi pubblici e la copertura del territorio con la banda ultralarga. In linea con l’altra grande priorità del G7 italiano, l’attenzione al Sud globale, Roma è nella posizione di poter dimostrare come uno sviluppo digitale responsabile può moltiplicare le opportunità per i Paesi emergenti guidando una crescita responsabile ed evitando di soffocarla.