La società punta a rivedere “al rialzo” il ruolo nel programma internazionale per il sistema di difesa aerea di nuova generazione Gcap, che coinvolge anche Regno Unito e Giappone. Nelle prossime settimane in programma due ministeriali per passare alla fase operativa (e si parlerà anche dell’idea di allargare all’Arabia Saudita)
Il programma congiunto tra Roma, Londra e Tokyo per il caccia di sesta generazione Global combat air programme (Gcap) continua a procedere a ritmo sostenuto, anzi accelerato, e l’Italia dovrebbe cogliere l’occasione per rivedere “al rialzo” la propria posizione all’interno del consorzio. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, a margine della Cybertech Europe 2023, la piattaforma mondiale di networking dedicata all’industria della sicurezza informatica, organizzata in partnership proprio con il gruppo di Piazza Monte Grappa. “È una fase di lavoro molto intenso”, ha detto l’ad, aggiungendo come a novembre sarà “in Giappone mentre a ottobre ci sono diversi incontri soprattutto con gli inglesi”.
L’INTELLIGENZA DI SCIAME
La nuova posizione italiana, infatti, potrebbe avvantaggiarsi dall’expertise dimostrata dalle proprie realtà che partecipano all’iniziativa, di cui Leonardo è capofila, soprattutto in alcune tecnologie-chiave del prossimo caccia. Per l’ad, infatti, il gruppo ha “un arsenale tecnico molto forte”, in particolare per quello che riguarda la swarm intelligence, una intelligenza di sciame che sarà alla base di una delle componenti più innovative del nuovo caccia. Il Gcap, infatti, vedrà l’aero vero e proprio essere accompagnato da uno sciame di droni più o meno autonomi, per controllare i quali il pilota dovrà essere assistito da un avanzato sistema di intelligenza artificiale.
L’ESPERIENZA DI LEONARDO
Proprio qui Leonardo può far valere il suo ruolo fin dalla fase di progettazione. “non è che ci sia un modello indentificato – ha spiegato Cingolani – sarà un aereo supersonico con 40 droni? Ma partono attaccati sotto le ali o partono da aeroporti vicini? C’è proprio da fare il concept, stabilire che cosa sarà”. L’unica cosa sicura, ha confermato l’ad, è che il mezzo “deve controllare trenta o quaranta droni, più o meno capaci e intelligenti, alcuni da ricognizione, alcuni da attacco, altri sacrificali”. Dunque, per Cingolani, “chi ha in mano le competenze deve mettersi al tavolo a dire: vediamo chi sa fare cosa: il ruolo forte lo misuri in base alle competenze”. Per questo Leonardo sente di avere le carte giuste per giocare alla pari al tavolo del Gcap: “Giappone e Uk sono bravi, però è un consorzio costruttivo, quindi c’è ampio margine”.
LE PROSSIME MINISTERIALI
L’aereo da combattimento, che fonderà il progetto anglo-italiano Tempest con il giapponese Mitsubishi F-X, dovrebbe essere sviluppato entro il 2035. L’obiettivo per i tre Paesi è ora quello di passare alla fase operativa, chiudendo entro fine anno gli accordi sulla partecipazione. Nelle prossime settimane sono previste due nuove riunioni ministeriali, una a Roma e l’altra probabilmente in Giappone. Potrebbe essere la prima volta per i due nuovi ministro della Difesa di Regno Unito e Giappone, rispettivamente Grant Shapps (con cui l’italiano Guido Crosetto ha avuto un colloquio conoscitivo la scorsa settimana) e Minoru Kihara.
IL NODO SAUDITA
Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di allargamento del progetto all’Arabia Saudita. Su questo il Regno Unito è aperturista mentre il Giappone è fortemente contrario. Nelle scorse settimane si è espresso anche Cingolani, chiudendo la porta: “Il programma è Uk, Giappone e Italia. Punto”, aveva detto a margine dell’assemblea di Confindustria.
IL GCAP
Il progetto del Global combat air programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado, cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Tempest di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
IL PROGRAMMA CONGIUNTO
L’avvio del programma risale a dicembre del 2022, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.