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Che cos’è la geopolitica del diritto. L’analisi di Aresu

Di Alessandro Aresu

Nella prefazione al libro “La legge del più forte” (Luiss) di Luca Picotti, Alessandro Aresu racconta la storia del colosso americano dei semiconduttori Micron all’interno della cornice della competizione tra Stati Uniti e Cina. Ne pubblichiamo un estratto

Che cosa possiamo trarre da questa narrazione? Un punto interessante, e sottovalutato nel dibattito su questi temi, è quanto i passaggi qui descritti passino per procedimenti e provvedimenti giuridici. I provvedimenti federali degli Stati Uniti, del dipartimento della Giustizia e del dipartimento del Commercio, oltre allo scrutinio di sicurezza nazionale del Cfius. Le corti negli Stati Uniti, a Taiwan e in Cina. Gli altri interventi regolatori di varia natura, come quelli della cybersicurezza in Cina. In mezzo, le strutture legali delle aziende, la loro capacità di mobilitare studi legali per l’attacco e la difesa, per avanzare posizioni nelle varie giurisdizioni.

Pertanto, se guardiamo da vicino una competizione che si gioca sul piano economico, tecnologico, politico, abbiamo bisogno degli strumenti del diritto, che ne è un’arena molto significativa. Ciò potrebbe essere facilmente dimostrato anche dall’analisi di altri casi essenziali, e più noti, dello scontro tra Stati Uniti e Cina: Huawei e TikTok. In questo senso, un termine ormai usato per descrivere qualunque evento o contesto internazionale (“geopolitica”) trova un’applicazione plausibile, perché c’è una geopolitica del diritto. C’è un geodiritto, per usare l’espressione di Natalino Irti, un autore senz’altro presente in questo libro di Luca Picotti, giovane studioso di rigorosa formazione giuridica e ampia curiosità sulla filosofia e l’attualità, animatore con i suoi scritti della rivista Pandora, diretta da Giacomo Bottos.

Cosa significa questo processo? È possibile illustrarlo anche attraverso un caso concreto, quello di Micron, che ci aiuta a leggere in modo realistico l’impalcatura di diritto ed economia. Da un lato, scrive Irti, “l’economia, sciogliendosi da ogni vincolo e alleandosi con la tecnologia elettronica, si espande in mondo e sopra-mondo, in spazi reali o virtuali, che sono pure stazioni del produrre e dello scambiare”. In questo contesto, “all’ordine giuridico del mercato subentra il mercato degli ordini giuridici”. Dall’altro lato, questo stesso proces- so – questa stessa alleanza con l’elettronica, potremmo aggiungere – fugge la neutralità, perché ci sono processi che richiedono la “protezione degli Stati, così nella tutela della proprietà come per l’osservanza dei negozi e la difesa coercitiva dei diritti, attribuisce o restituisce agli ordini giuridici statali un immenso potere. Anche l’accesso alla rete telematica è suscettibile di disciplina e di controllo statali”. È curioso come questa riflessione di Irti di vent’anni fa, formulata da un maestro del diritto senz’altro curioso della tecnologia e delle sue implicazioni, eppure meno avvezzo al confronto con i suoi attori e i suoi mezzi rispetto, per esempio, a Stefano Rodotà, fosse comunque in grado di descrivere con dovizia di particolari alcuni dilemmi del nostro tempo, nei nodi dell’accesso alla rete, del controllo e del potere. Si tratta di una prova indubbia della potenza del pensiero.

Che cosa è quindi accaduto? Alle ragioni di penetrazione di un mercato, che si suppone essere globale, si mischiano ragioni di concorrenza e di protezione, attraverso la proprietà intellettuale. Le aziende, come abbiamo visto, avanzano prospettive e contrasti sulla proprietà intellettuale dove gli interessi di mantenimento della posizione di mercato sono affiancati e rafforzati dagli interessi politici. Questo insieme di ragioni si concretizza in controversie nelle corti e in procedimenti sovrani dei vari governi, che influenzano in termini decisivi le attività dei mercati. I mercati sono caratterizzati sia da un lato dal superamento dei confini, che rende possibile la loro espansione, sia, dall’altro lato, dalla posizione di limiti attraverso norme degli Stati, leggi il cui punto di fuga è la sicurezza nazionale. In tal senso, l’uso politico del diritto è effetto e strumento dell’ascesa della sicurezza nazioncuniale. Picotti dedica a questo tema la sua attenzione, soffermandosi sul contesto internazionale, su quello europeo e su alcuni riflessi specifici per l’Italia. Oltre ai capitoli affrontati dal libro, altri potrebbero essere aggiunti e approfonditi: per esempio, nella dottrina del diritto del commercio internazionale, vi è una discussione crescente sull’uso della clausola della sicurezza nazionale, che ha portato anche a interessanti ricerche storiche, nell’ambito della nascita del Gatt.

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