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Il dibattito sull’IA va in scena alla sede romana di Talent Garden

La cena del 26 ottobre apre una due-giorni interamente dedicata allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Tra gli ospiti, oltre agli esponenti del settore, artisti ed accademici di livello

L’Intelligenza Artificiale è una tecnologia dirompente per la nostra vita, dall’arte all’economia, passando per la vita di tutti i giorni. Ma quali sono i rischi, e quali i benefici? Questi interrogativi sono stati alla base di EduTech Challenges, la conferenza organizzata a Roma da Talent Garden il 26 e 27 ottobre. Una piattaforma volta a favorire l’incontro tra esperti, manager e istituzioni, così da incrementare i legami tra gli attori coinvolti nel processo di sviluppo dell’IA dentro e fuori dall’Italia.

All’interno del programma dell’evento, la sera del 26 ottobre si è svolta una cena organizzata da Formiche e Iliad: circa 150 invitati selezionati tra vertici delle istituzioni e delle aziende si sono uniti a ospiti e relatori in un contesto conviviale arricchito dagli interventi sul palco moderati dal direttore di Formiche Giorgio Rutelli.

Ad aprire la serata sono stati i saluti portati da Davide Dattoli e Lorenzo Maternini, co-fondatori di Talent Garden, che hanno presentato una serie di questioni riguardanti l’intelligenza artificiale a cui poi sarebbe stata data risposta nel resto della serata. Seguiti da quelli di Benedetto Levi, amministratore delegato di iliad Italia, che ha presentato il ruolo della compagnia telefonica all’interno della transizione digitale.

Il primo ospite a salire sul palco è stato Dario Faini, in arte Dardust, uno tra i pianisti italiani più influenti della nuova generazione. L’artista ha discusso con Giorgio Rutelli della fase che la musica sta attraversando in questo momento: “Assistiamo a una democratizzazione della musica stessa”, e delle innumerevoli applicazioni che in questo ambito può avere l’intelligenza artificiale, passando dal semplice auto-tune fino alla scrittura di testi o alla composizione melodica. Resta centrale l’impulso umano, quella specie “transfer tra psicologo e paziente”, come dice Dardust, rifacendosi al suo background accademico in psicologia.

È seguito poi il collegamento con la professoressa Francesca Rossi: già ordinario di Informatica all’Università di Padova e attualmente Ibm fellow e AI ethics global leader, una dei massimi esperti mondiali nel settore. Da New York la docente italiana, che non ha aderito al celebre appello per fermare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa, ha spiegato le sue ragioni. “Preoccuparsi per il futuro è una cosa positiva, ma prima bisogna concentrarsi sulle cose da fare adesso. Il modo migliore per evitare scenari distopici è affrontare bene i problemi dell’oggi. Dando così una traiettoria allo sviluppo dell’IA” afferma Rossi, ricordando che una pausa nello sviluppo di questa tecnologia potrebbe essere molto rischiosa senza un consenso globale, poiché non esistono strumenti di enforcement, e anche pochissime defezioni andrebbero a inficiare il risultato complessivo di questo rallentamento volontario. “La narrativa dell’IA che supera gli umani non mi trova d’accordo. Essa non è un’entità aliena: noi la costruiamo, noi decidiamo come usarla e regolarla. Ne abbiamo il controllo. Ma questo controllo dobbiamo esercitarlo, sfruttando in modo responsabile quest’opportunità”.

La professoressa si è espressa anche sul ruolo dell’IA nella formazione e nell’istruzione, ma anche nel mondo del lavoro: essa può aiutare molto nella formazione e interviene anche automatizzando alcune parti del lavoro. Ma deve servire per aumentare le capacità dei lavoratori, non per demandare interi processi senza controllo o supervisione umana. Un numero più ampio possibile di lavoratori deve poter studiare e comprendere l’impatto di questa tecnologia sulla società e sviluppare un critical thinking al riguardo.

“Nei prossimi 2/3 anni di evoluzione dell’IA, si creerà una base fondazionale, su cui si svilupperanno singoli modelli che ogni azienda o ente userà per i propri scopi e secondo le proprie dinamiche”, ha concluso Rossi, disegnando uno scenario a breve termine. “Da come saranno costruiti questi ‘mattoni’ poggiati sulle fondamenta che stiamo posando ora, dipenderà il futuro di questa rivoluzione tecnologica”.


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