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Cuneo fiscale, Irpef e no tax area. Cosa c’è e cosa manca nella manovra secondo De Luca

Di Vincenzo De Luca

Nel rispetto delle regole europee ed alla luce della delicata situazione economica, influenzata, negativamente, dalla spinta dell’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dall’incertezza globale causata dal conflitto russo-ucraino e dalla recente crisi in Medio Oriente è opportuno che il governo abbia concentrato le risorse, principalmente, sulla riduzione della pressione fiscale. Il commento di Vincenzo De Luca, responsabile area fisco di Confcommercio

La manovra 2024 denota un approccio prudente, responsabile e realistico, in considerazione di uno scenario geopolitico e congiunturale difficile ed esposto a rischi di peggioramento. Nel rispetto delle regole europee ed alla luce della delicata situazione economica, influenzata, negativamente, dalla spinta dell’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dall’incertezza globale causata dal conflitto russo-ucraino e dalla recente crisi in medio-oriente, si ritiene, pertanto, opportuno che il governo abbia concentrato le risorse, principalmente, sulla riduzione della pressione fiscale a sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti, che beneficeranno, per il 2024:

• della conferma del taglio del cuneo fiscale

• della revisione delle aliquote Irpef (che da quattro passeranno a tre)

• dell’innalzamento, a 8.500 euro, della no tax area (in pratica, è stata equiparata la no tax area dei lavoratori dipendenti a quella dei pensionati)

La contemporanea applicazione della riduzione del cuneo fiscale e della revisione delle aliquote Irpef avrà l’effetto di incrementare le buste paga dei lavoratori dipendenti fino 1.298 euro annui (ossia, 100 euro netti al mese in più in busta paga).
Si tratta, però, di misure limitate al solo 2024 che, in prospettiva, dovranno essere rese strutturali.

Quanto alla no tax area, bisogna, progressivamente, equiparare la soglia di incapienza anche per i lavoratori autonomi ed i piccoli imprenditori, attualmente ferma a 5.500 euro. Circa le misure per le imprese ed i lavoratori autonomi, si accolgono con favore: la maggiore deduzione del costo del lavoro del 20%, ai fini sia dell’Irpef sia dell’Ires, in presenza di nuove assunzioni; la rateizzazione, per le partite Iva con ricavi o compensi non superiori a 170 mila euro, del versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi, la regolarizzazione contabile delle rimanenze di magazzino, il rinvio, al 1° luglio 2024, dell’entrata in vigore della plastic tax e della sugar tax.

Per quanto riguarda le misure per il lavoro, bene la conferma, anche per il 2024, della detassazione dei premi di produttività (su tali premi si applicherà solo un’imposta sostitutiva pari al 5%) e l’incremento dell’attuale soglia dei fringe benefit (pari, oggi, a 258 euro) concessi dalle imprese ai propri dipendenti (il nuovo tetto sarà pari a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri lavoratori).
Manca, purtroppo, nella manovra la detassazione degli aumenti dovuti ai rinnovi contrattuali, che avrebbe potuto dare una forte spinta alle trattative in corso per i rinnovi dei Ccnl.

Di rilievo, infine, l’entrata in vigore nel nostro ordinamento, a partire dal 1° gennaio 2024, della global minimum tax, ossia una tassazione minima del 15% sugli utili delle società multinazionali con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro, ovunque i profitti siano prodotti. Con tale misura viene recepita la direttiva europea su una tassazione minima delle imprese che operano a livello internazionale seguendo l’approccio comune, già condiviso a livello G20 ed Ocse, per ridurre le distorsioni fiscali dovute ai differenti livelli di tassazione nei Paesi.

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