Il Distretto aerospaziale della Sardegna ha annunciato l’obiettivo di raggiungere Marte entro il 2031. Intenzione resa possibile grazie alle tecnologie e alle soluzioni brevettate dal Distretto sardo e apprezzate dall’intera comunità internazionale
Obiettivo: Marte. Nel corso delle celebrazioni per il suo decennale, il Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass) ha annunciato l’ambizione di atterrare sul Pianeta rosso entro il prossimo decennio, attraverso l’impiego delle tecnologie e delle soluzioni sviluppate dalle realtà del distretto dell’isola. Il progetto, presentato e approfondito nel libro Dass X, destinazione Marte, edito per l’occasione, intende infatti raggiungere la superficie del corpo celeste e partecipare alla costruzione delle prime infrastrutture sul pianeta.
Interessi marziani
Verso il Pianeta rosso è, infatti, indirizzata la missione Space manufacturing in situ, capeggiata dal Dass e parte del più grande progetto denominato Small mission to Mars, piano che mira a lanciare l’Italia verso una nuova stagione di esplorazione marziana.Il Dass, tra l’altro, possiede delle capacità testate in volo parabolico apprezzate in tutto il mondo; il brevetto tecnologico posseduto al 100% da Dass e concesso in Europa, Usa, Russia, Cina, India e Giappone, rende possibile che tale ambizione si realizzi. In particolare nell’ambito dell’International space exploration and coordination group (Isecg). L’intenzione del Distretto sardo di esplorare lo spazio profondo è dimostrata dall’acquisizione di altre due domande di brevetto nel 2016.
Un bilancio positivo
Il decimo anniversario del Distretto evidenzia un bilancio più che positivo. Come ricordato dal presidente Giacomo Cao, il Dass ha attratto sul territorio importanti realtà dell’industria aerospaziale, con considerevoli risvolti occupazionali. Inoltre, come sottolineato dal presidente, l’esistenza del centro di eccellenza ha permesso la “moltiplicazione del cofinanziamento pubblico di cinque volte, raggiungendo dimensioni progettuali pari a sessanta milioni di euro”.
Esempio virtuoso
L’esperienza del Dass ci insegna come le nuove tecnologie possano avere ricadute positive su tutto il sistema-Paese. I potenziali spillover-effect non si limitano all’incremento della proprietà intellettuale nazionale, già di per sé importante fattore da prendere in considerazione, ma possono aumentare gli investimenti e i livelli occupazionali di intere zone. Infatti, come affermato da Cao, “la ricerca tecnologica e scientifica è motore anche per l’occupazione”. Chissà l’esempio sardo ispiri altre realtà italiane e aiuti la ripresa di territori fragili e bisognosi di investimenti e innovazione.