Meloni sa che questo non è solo un affare di famiglia e, soprattutto, sa che – da tempo – Giambruno era una bomba a orologeria che avrebbe impattato sul proprio consenso. Ha fatto quindi la mossa che le permette di riprendere una propria autonomia, distanziandosi (letteralmente e plasticamente) dai comportamenti del giornalista e dimostrando di aver bene chiaro un concetto: che piaccia o meno, che sia giusto o meno, ormai il privato è pubblico. Tremendamente pubblico. L’analisi di Martina Carone, analista Quorum/YouTrend e e docente di Analisi dei media all’Università di Padova
Stamattina, nelle edizioni online dei principali quotidiani nazionali, le notizie sulla preoccupante situazione nella striscia di Gaza sono state messe in secondo piano da una notizia solo apparentemente molto meno rilevante. Con un post pubblicato alle 9 del mattino, la premier annuncia la fine della sua relazione sentimentale con Andrea Giambruno, dopo diversi giorni in cui i fuorionda e le indiscrezioni sul giornalista Mediaset avevano destato non poco scalpore. Questa notizia potrebbe apparire priva di rilevanza politica, ma è stati proprio attraverso le parole di Giorgia Meloni che ha assunto un’importanza nel dibattito pubblico: “Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”, ha scritto la premier nel suo post scriptum, facendo intendere che gli attacchi (in corso da diversi mesi) a Giambruno erano in realtà attacchi alla sua leadership, e non legittime (e in alcuni casi, dovute) critiche a uscite quantomeno opinabili.
Nella giornata di ieri, dopo il primo fuorionda mandato in onda da “Striscia la notizia”, erano già fiorite numerose ipotesi dietrologiche: attraverso il programma di Antonio Ricci, si era detto, la proprietà di Mediaset (e quindi la famiglia Berlusconi, ma anche Forza Italia) ha inteso colpire in qualche modo Giorgia Meloni, mandare un segnale di chissà quale tipo per condizionare le scelte della premier e del governo. Impossibile non tornare indietro con la memoria al 2007, a un precedente che all’epoca coinvolse Gianfranco Fini, allora leader di Alleanza Nazionale “scalpitante” verso le fughe in avanti di Silvio Berlusconi. Anche all’epoca la trasmissione incriminata era “Striscia”: il programma di Ricci aveva messo ripetutamente in imbarazzo la compagna di Fini, scatenando le ire sue e degli esponenti di AN contro l’utilizzo “politico” di una delle trasmissioni televisive più viste di Mediaset. Difficile dire oggi, a fronte degli sviluppi più recenti (la rottura tra Meloni e Giambruno, e l’allontanamento di quest’ultimo da Mediaset) quanto queste dietrologie, o altre di segno opposto, possano essere fondate. Ma non è questo il risvolto più interessante della vicenda.
Più interessante, infatti, è evidenziare come la premier non sia la prima leader politica in carica a dover affrontare una situazione spiacevole che riguarda la sua vita privata, situazione a sua volta estremamente notiziabile per l’opinione pubblica. La stessa sorte è toccata, proprio quest’anno, all’ex primo ministro finlandese Sanna Marin, che ha annunciato la separazione dal marito lo scorso maggio, poco dopo le elezioni che avevano sancito la fine della sua esperienza come capo del governo ma quando era formalmente ancora in carica. E pochi mesi dopo, in agosto, anche il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato a mezzo social, sulla sua pagina Instagram, la separazione dalla moglie con cui era stato legato per quasi vent’anni. In questo caso, le reazioni critiche sono state di tipo misto: da una parte, chi enfatizzava la dimensione privata della notizia e ne criticava quindi la decisione di pubblicizzarla; dall’altra, chi invece provava a collegare l’incapacità di gestire una relazione con l’incapacità di governare, arrivando addirittura a chiedere “il divorzio [anche] dal Paese”. Nel caso di Sanna Marin, si può ipotizzare che la decisione fosse stata presa già da diverso tempo, ma la scelta di annunciare il divorzio dopo le elezioni (da lei perse) sia stata dovuta alla convinzione che l’opinione pubblica sarebbe stata distratta (o comunque condizionata in modo “illegittimo”) a pochi giorni dal voto.
Misurare – e men che meno prevedere – gli effetti politici di questioni private di questo genere non è mai semplice: sicuramente, un dibattito (con inevitabili polemiche) che riguarda aspetti privati della vita del leader non rendono facile la gestione del consenso. Soprattutto perché in un contesto ibrido e in un sistema iperconnesso, anche le questioni private diventano vere e proprie crisi di comunicazione, difficili da gestire. Nel caso di Justin Trudeau, c’è da dire, la prima reazione del pubblico è stata positiva: dopo l’annuncio del divorzio, secondo i sondaggi, Trudeau è tornato, per qualche settimana, ad essere il leader preferito dagli elettori canadesi (prima di scivolare nuovamente in seconda posizione).
Ma ciò che colpisce della vicenda di Giorgia Meloni e Andrea Giambruno è la dichiarazione della premier, nuovamente impegnata nel mostrarsi padrona della situazione e attentamente calibrata nella ricerca di un equilibrio difficile. Giorgia Meloni sa che questo non è solo un affare di famiglia e, soprattutto, sa che – da tempo – Giambruno era una bomba a orologeria che avrebbe impattato sul proprio consenso. Conscia di ciò, ha fatto la mossa che – a livello di comunicazione, e forse anche personale – le permette di riprendere una propria autonomia, distanziandosi (letteralmente e plasticamente) dai comportamenti del giornalista e dimostrando di aver bene chiaro un concetto: che piaccia o meno, che sia giusto o meno, ormai il privato è pubblico. Tremendamente pubblico.