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Made in Italy, industria e spazio. Il bilancio di Adolfo Urso

Il ministro per le Imprese presenta a Palazzo Piacentini i risultati di un anno di attività, quando mancano pochi giorni al primo anniversario del governo di Giorgia Meloni. Dalla difesa delle aziende strategiche al Pnrr, fino alla corsa allo Spazio e alla lotta all’inflazione, ecco i traguardi raggiunti

Il governo di Giorgia Meloni tra cinque giorni compirà un anno. E anche per uno dei ministeri più strategici dell’esecutivo, quello per le Imprese e il made in Italy, guidato da Adolfo Urso, è tempo di fare un primo bilancio. E così è stato, nella grande sala degli Arazzi, a Palazzo Piacentini, in Via Veneto. Mentre l’Italia attende il giudizio dell’Europa e delle agenzie di rating (domani è prevista a Borsa chiusa la nota di Standard&Poor’s) sulla manovra da 28 miliardi appena licenziata da Palazzo Chigi (il verdetto dei mercati, positivo, è già arrivato), l’ex presidente del Copasir ne ha approfittato per tirare una riga, unitamente al viceministro Valentino Valentini e i sottosegretari Fausta Bergamotto e Massimo Bitonci.

Il dicastero, un tempo chiamato dello Sviluppo Economico e ancor prima dell’Industria, è terreno di tante battaglie e vi transitano i più delicati dossier nazionali e un buon pezzo di politica economica italiana. Dalle grandi crisi industriali, fino alla difesa della manifattura italiana, passando per la lotta all’inflazione. Ma cosa è stato fatto dal Mimit nel corso del suo primo anno di attività?

A DIFESA DEL MADE IN ITALY

Dalle venti slide distribuite alla stampa presente a Palazzo Piacentini, emerge innanzitutto il grande risalto dato alla valorizzazione del made in Italy, in tutte le sue forme. In tal senso va, per esempio, l’istituzione del Fondo sovrano (dotazione iniziale di 1 miliardo), del liceo del made in Italy, per indirizzare le competenze e le professionalità nei settori produttivi nazionali, il supporto alle filiere strategiche nazionali (legno-arredo, fibre tessili, ceramica, nautica), la protezione delle indicazioni geografiche artigianali e industriali e l’istituzione dell’Esposizione nazionale permanente del made in Italy. Tutto, o quasi, incastonato nel ddl made in Italy approvato dallo stesso governo lo scorso agosto e ora all’esame del parlamento.

E ancora, nei 365 giorni il ministero ha impiegato il 33% delle risorse del Pnrr, guadagnandosi la medaglia di prima amministrazione per livello di spesa delle risorse assegnate, oltre ad aver incrementato, nel periodo gennaio-settembre 2023 rispetto all’anno precedente, del 487% degli investimenti attivati grazie alle risorse ricevute dall’Europa.

L’INDUSTRIA (ITALIANA) AL CENTRO

Un altro capitolo non meno importante del precedente riguarda le grandi imprese strategiche e la loro tutela. Qui il pensiero corre inevitabilmente al golden power, di cui lo stesso Urso ha rivendicato il rafforzamento, sottolineando l’esistenza oggi di più strumenti per il governo contro il trasferimento tecnologico all’estero, più tutele e opportunità per le imprese, oltre alla molteplice attivazione ai cosiddetti poteri speciali: 15 volte in tutto, 14 provvedimenti di consenso con prescrizioni (settori raffinazione, siderurgico, automotive, elettrodomestici, telecomunicazioni e solo uno di diniego: le imposte ridotte del 50% per le imprese che tornano a produrre in Italia, con restituzione dello sgravio in caso di successiva delocalizzazione e l’obbligo per le imprese che lasciano l’Italia prima di 10 anni dall’ultimo finanziamento pubblico di restituire quanto ricevuto.

TRA TECNOLOGIA E INVESTIMENTI

Non è finita. Sul fronte degli investimenti, il Mimit ha attivato nel complesso 1,3 miliardi spalmati su 86 contratti di sviluppo per le imprese e poi 268 milioni su 13 accordi di sviluppo per progetti industriali di grande rilevanza a fronte degli 845 milioni destinati a incrementare la riserva del Fondo di garanzia per le pmi. Investimenti che fanno il paio con l’innovazione.

Sono stati, per esempio, rifinanziati fino a un miliardo di euro per 431 progetti di ricerca e sviluppo e stanziati 700 milioni di euro di crediti d’imposta, oltre a consolidare i rapporti con i Paesi leader nella produzione dei chips (Usa, Corea, Giappone, Taiwan, Singapore, Olanda) e finanziare 50 centri di competenza e innovazione digitale su tutto il territorio italiano, che forniranno servizi digitali alle imprese. Ultima, ma non meno importante, la sostenibilità. Qui il governo, per mezzo del Mimit, ha stanziato 300 milioni di euro per il Fondo di transizione industriale a sostegno degli investimenti green.

LA CORSA ALLO SPAZIO

E lo Spazio? Qui le cifre snocciolate da Urso sono importanti. Oltre 3,1 miliardi stanziati, a titolo di contributo italiano, per l’Esa, l’agenzia spaziale europea e che fanno dell’Italia il terzo finanziatore a livello continentale. Risorse a cui vanno aggiunti gli 1,5 miliardi destinati invece all’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, per la realizzazione di programmi spaziali nazionali.

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