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Italia e approccio One Health. Una strada ancora da percorrere

Di Michela Marchini

Sempre più spesso si parla di One health, ma ancora oggi non tutti sanno di cosa si tratti. Eppure i cambiamenti climatici, le zoonosi, l’antibiotica resistenza chiedono a gran voce un accento sull’interconnessione fra salute ambientale, animale e umana

Il concetto One Health rappresenta un approccio globale alla salute che riconosce l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale, proponendo una visione integrale per affrontare le sfide sanitarie in modo sinergico. Questo modello olistico considera la salute di tutti gli organismi viventi e l’ambiente in cui coesistono come un sistema integrato, per cui la salute di un individuo o di una specie è intrinsecamente legata alla salute di altri organismi e all’ambiente che li circonda, come il Covid-19 ci ha dimostrato.

SORVEGLIANZA E GESTIONE CONDIVISA

Questo approccio promuove la prevenzione delle malattie attraverso la sorveglianza e la gestione condivisa delle minacce sanitarie. Inoltre, incoraggia la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative per affrontare le sfide sanitarie emergenti e stabilite, auspicando un approccio interdisciplinare e trasversale, che vada oltre la sola medicina umana e la sanità pubblica.

UN IMPEGNO GLOBALE

Per farlo, da oltre un decennio istituzioni come l’Oms, ma anche come la Fao o l’Oie (Organizzazione mondiale per la salute animale), si impegnano a diffondere e promuovere l’adozione della visione One health. Ciononostante, ancora oggi il concetto – o quantomeno le sue implicazioni – appaiono poco noti, talvolta persino agli addetti ai lavori. Se n’è discusso in occasione dell’appuntamento “Principi attivi”, organizzato da Boehringer Ingelheim che ha visto, fra gli ospiti, la senatrice Ylenia Zambito e il deputato Carlo Maccari.

UNA RISPOSTA ALLE SFIDE DELLA SALUTE

“Il nostro Paese, come molti altri, dovrebbe recepire le indicazioni dell’Oms e sviluppare o aggiornare il piano d’azione nazionale per la sicurezza sanitaria”, riferisce Ylenia Zambito, ma “si potrebbe e si dovrebbe fare di più”. La senatrice ha fatto notare come, fino ad oggi, ci sia stata poca discussione pubblica sul concetto di One Health “nonostante esiste da molti anni e abbia collezionato un numero incredibile di indagini e studi epidemiologici pubblicati su riviste internazionali”.

PERICOLO ZOONOSI

Particolarmente rilevante è anche il tema della crescente vicinanza agli animali, diventati ormai parte integrante delle famiglie italiane, e la carente prevenzione adottata dai cittadini. Si stima che nel nostro Paese ci siano 62,1 milioni di animali domestici, posizionando l’Italia al primo posto in Europa. “Avere la possibilità di prendersi cura di un animale, in ottica One health, costituisce un’importante supporto per la nostra salute mentale – ha continuato la senatrice Zambito – ma anche un rischio per la trasmissione di zoonosi”.

ANTIBIOTICO RESISTENZA, UNA SFIDA COMUNE E CONDIVISA

A farle eco, durante il confronto, Carlo Maccari, secondo cui bisogna affrontare con maggiore urgenza il pericolo legato all’antibiotico resistenza. Si tratta di una “piaga internazionale: ad oggi il 30% di infezioni non trova una risposta adeguata dagli antimicrobici convenzionali”, ha riferito il parlamentare di Fratelli d’Italia. Che ha lanciato un appello al ministero della Salute: “Bisogna fornire più informazioni per raccomandarci nell’uso dei farmaci, soprattutto degli antibiotici, sia per le persone sia per gli animali”.

IL RUOLO DELLA PREVENZIONE

Ma anche le condizioni igieniche sono fondamentali. “La vita degli animali da compagnia e delle persone è strettamente interconnessa”, ha spiegato Marco Melosi, presidente di Anmvi. “Oggi cani e gatti vivono dentro le nostre case, giocano con i nostri figli, dormono nel nostro letto. Vaccinarli è fondamentale, ma anche le protezioni antiparassitarie, ancor più con i cambiamenti climatici è importantissimo”.

IL RISVOLTO ECONOMICO DELL’APPROCCIO ONE HEALTH

A ricordare poi la centralità della questione economica nell’adozione di una visione olistica, Gabriele Sepio, avvocato esperto di economia sociale: “Nonostante l’importanza del benessere degli animali domestici e della loro cura, le prestazioni veterinarie sono gravate da un’iva al 22% circa”. “Agevolazioni fiscali – ha concluso – sarebbero auspicabili”. “Non è semplice operare in un contesto di risorse limitate – ha ammesso Zambito – ma un approccio One health sicuramente richiede una rivisitazione della tassazione”.



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