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Per un futuro giovane dell’agricoltura. La proposta Carloni

Di Francesco Tedeschi

Il business dei campi sta cambiando, l’applicazione delle nuove tecnologie è una realtà. E l’unico modo per sostenerlo, garantendogli un futuro, è quello di equiparare le aziende agricole ad aziende innovative. Perché se l’Italia vuole vantarsi dell’eccellenza del Made in Italy dal punto di vista enogastronomico, deve fare in modo che questa straordinaria eredità, che ci arriva dal passato, continui nel futuro

A oggi i giovani nel mondo dell’agricoltura sono pochi. E nonostante eternamente ritorni il mito di una vita agreste, il numero di under 40 che decide di dedicarcisi alla terra rimane una sparuta minoranza. L’agricoltura, infatti, ha avuto negli ultimi decenni un ruolo sempre più marginale rispetto ai modelli di sviluppo e organizzazione sociale, quasi che il progresso spingesse, soprattutto i giovani, verso la metropoli piuttosto che le campagne.

Questo nonostante l’attività agricola negli ultimi anni abbia avuto una grande accelerazione dal punto di vista tecnologico, e l’applicazione delle nuove tecnologie per una coltivazione mirata e sostenibile sia ormai una realtà. Eppure solo il 13,4% dei titolari di imprese agricole è al di sotto dei 44 anni di età. E in questo senso, a fronte di un ricambio generazionale più che voluto non evitabile, come fare i conti con un mondo imprenditoriale e una cultura che stanno sparendo?

In questa direzione va la proposta di legge presentata oggi alla Camera da Mirco Carloni, presidente della commissione Agricoltura e primo firmatario. Si tratta di una proposta che arriva dopo un lungo processo di ascolto da parte della Commissione delle giovani realtà agricole del territorio. Processo di audizioni in seno in cui sono state pensate diverse soluzioni per favorire questo cambio generazionale. Nella proposta si avanza l’ipotesi di attivare misure di tassazione agevolata per i giovani imprenditori, e una semplificazione di accesso al credito. Al fine di garantire risorse sufficienti per innovare lo stesso settore.

“L’agricoltura, in passato, ha avuto sempre un ruolo “marginale, ma con queste norme”, ha ricordato Carloni in aula “vogliamo lanciare un messaggio di speranza a chiunque voglia intraprendere la strada dell’impresa agricola”. Secondo il primo firmatario della legge è essenziale capire che fare il contadino nel 2023 significa specializzazione, innovazione, formazione di alta professionalità, finanziaria e commerciale. Significa introdurre tecnologie all’avanguardia, mitigandole con la sapienza millenaria della tradizione.

Il mondo dell’agricoltura, infatti, sta cambiando, l’applicazione delle nuove tecnologie è una realtà. E l’unico modo per sostenerlo, garantendogli un futuro, è quello di equiparare le aziende agricole ad aziende innovative. Esiste, infatti, una distorsione tra società semplificate, come le start-up e le aziende agricole gestite da giovani, su cui la proposta di legge intende agire. Le prime, infatti, a differenza delle seconde, ricevono garanzie pubbliche fino a 60 mila euro.

Insomma, se l’Italia vuole vantarsi dell’eccellenza del Made in Italy dal punto di vista enogastronomico, deve fare in modo che questa straordinaria eredità, che ci arriva dal passato, continui nel futuro. Per questo, ha concluso Carloni, “tocca a noi, oggi, creare le condizioni per permettere ai giovani di credere che in Italia si possa fare impresa agricola innovativa generando reddito e creando buona e sana occupazione – ha concluso Carloni – per dare un futuro all’agricoltura italiana è necessario affidarlo a chi quel futuro lo rappresenta”.

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