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Programma nazionale esiti, il punto di Valeria Fava (Cittadinanzattiva)

Il rapporto segna luci e ombre della sanità regionale e segnala una ripresa delle attività vicina ai livelli pre-pandemici. Non deve però rimanere lettera morta secondo la responsabile del coordinamento delle politiche per la salute dell’Associazione

Non un bell’esercizio di stile e nemmeno una classifica di ospedali. Ma uno strumento programmatico al servizio delle Regioni. Dovrebbe essere questa la finalità del Programma nazionale esiti, stilato ogni anno dall’Agenas per conto del ministero della Salute, secondo la responsabile del coordinamento delle politiche per la salute di Cittadinanzattiva, Valeria Fava. Il report fa riferimento all’attività svolta nel 2022 in circa 1.400 ospedali pubblici e privati e quest’anno mostra in particolare un recupero rispetto alla fase pandemica. “Il trend è in miglioramento – commenta Fava – ma è assodato che la pandemia abbia colpito una situazione precaria, determinata da mancanza di personale, management alle prese con l’emergenza e organizzazione complessa”.

Specchio per le Regioni

Attraverso il Programma, ogni singola struttura può osservare il proprio operato per migliorare, ma anche le Regioni possono vedere il funzionamento del sistema secondo le reti per patologie: “il rapporto – sottolinea – andrebbe letto dalle Regioni per osservare quello che manca perché ogni strumento di monitoraggio rimane fine a se stesso, se resta un esercizio accademico”. E anche per rendere più utile il Programma, secondo Fava, andrebbero osservati i dati sulla mobilità passiva e inseriti gli indicatori sull’assistenza territoriale. “Mi aspettavo che questi dati fossero previsti già in questa edizione, visto che in prospettiva, il Dm 77 e il Pnrr puntano sul territorio e sulla sua capacità di accompagnare il paziente che esce dall’ospedale”.

Sotto soglia

Sono ancora tante le realtà sanitarie che registrano bassi volumi di attività. Per alcune specifiche prestazioni, il 25% delle strutture non raggiunge la soglia di interventi annui indicata dai decreti ministeriali, in particolare dal Dm 70 del 2015. Per la frattura del collo del femore, ad esempio, la maggior parte dei casi ottiene risultati sotto il limite minimo. E non è una questione geografica, visto che alcuni degli ospedali con le migliori performance in termini di volumi sono collocati anche in Sicilia. “Il Meridione – aggiunge Fava – viaggia ancora in un limbo: è presente ma non mostra numerose eccellenze, semmai lamenta realtà drammatiche, come per esempio nell’area materno infantile, con la crescita dei tagli cesarei”.

Focus su tumore a mammella e pancreas

Sono 156 le unità operative dedicate al carcinoma della mammella che secondo l’Agenas hanno un volume di attività̀ uguale o superiore ai 150 interventi effettuati durante l’anno, vale a dire il 77% sul totale a livello nazionale, in aumento rispetto al 74% registrato nel 2021 e al 67% nel 2020. Altro tumore all’attenzione del report è quello al pancreas. In fase pandemica, il numero degli interventi è rimasto invariato rispetto al trend (-0,6% nel 2020 e -2,2% nel 2021), mentre nel 2022 si è registrato un aumento (+2,7%). D’altro canto, però, si contano 163 strutture (pari al 16% sul totale) al di sotto dei dieci interventi l’anno.

Cresce il privato accreditato

Ci sono prestazioni per le quali, secondo il Programma, il volume di attività del privato accreditato  supera i livelli del periodo pre-pandemico. È il caso per esempio della chirurgia per le protesi d’anca: nel 2022 gli italiani per questo tipo di intervento si sono affidati nel 51,5% dei casi all’accreditato e nel 48,55 al pubblico. “L’offerta del privato – osserva Fava – si sta dimostrando vantaggiosa nei termini dei tempi di attesa. La protesi d’anca è una di quelle prestazioni che stenta a essere recuperata, secondo le segnalazioni che giungono a Cittadinanzattiva. La pandemia non ha aiutato in questo: quando si è riaperto, chi ha potuto per accelerare i tempi si è rivolto al privato”.

 


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