Gli Stati Uniti dovrebbero dare vita al Semi7, un’alleanza di Paesi che contribuiscono in modo significativo alla catena del valore dei semiconduttori e che condividono obiettivi simili. Oltre agli Stati Uniti ne dovrebbero fare parte Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. L’Unione europea dovrebbe aderirvi come osservatore. A lanciare l’idea sulle pagine di The Diplomat da Carisa Nietsche, ricercatrice del programma Transatlantic Security al Center for a New American Security.
Tre gli obiettivi dell’alleanza: sviluppare valutazioni congiunte dei rischi, intraprendere azioni difensive congiunte, come controlli sulle esportazioni o restrizioni agli investimenti, e lavorare per rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento.
L’attuale strategia americana è frammentata: Chip 4, Quad, Iniziativa Stati Uniti-India sulle tecnologie critiche ed emergenti, Indo-Pacific Economic Framework e Consiglio commercio e tecnologica Stati Uniti-Unione europea. “Se un approccio frammentario funziona per alcune tecnologie, questo approccio non funziona per le tecnologie con una catena di fornitura globale, come i semiconduttori”, scrive Nietsche. Serve un nuovo approccio, nonostante i Paesi del Semi7 possa “avere risposte politiche divergenti in caso di invasione di Taiwan”. Tutti, però, a eccezione ovviamente di Taiwan, “condividono le preoccupazioni per la significativa concentrazione geografica dei semiconduttori a Taiwan e l’obiettivo di diversificare le loro catene di fornitura di semiconduttori”, prosegue l’esperta.
La formazione di un’alleanza Semi7 sarà una sfida, ammette l’esperta. Ma è “l’opzione migliore per gli Stati Uniti, l’Europa e i partner dell’Indo-Pacifico per diversificare la catena del valore dei semiconduttori e rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento”, scrive. “Solo riunendo tutte le principali nazioni produttrici di semiconduttori in un’unica stanza, gli Stati Uniti, l’Europa e l’Indo-Pacifico potranno prepararsi adeguatamente allo scenario peggiore”.
L’Italia non c’è nei piani di Nietsche. Ma l’anno prossimo il nostro Paese avrà la presidenza del G7 e quella sarà occasione (da non perdere) per guadagnare visibilità sulla scena internazionale sulle nuove tecnologie, chip inclusi.