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Ecco Semi7, l’alleanza dei chip. L’Italia non c’è (per ora)

Secondo Nietsche (Center for a New American Security) Washington dovrebbe dare vita a un formato di dialogo tra Paesi allineati e cruciali nella catena del valore dei semiconduttori. L’anno prossimo l’Italia avrà la presidenza del G7 e quella sarà occasione (da non perdere) per guadagnare visibilità sulla scena internazionale sulle nuove tecnologie, chip inclusi

Gli Stati Uniti dovrebbero dare vita al Semi7, un’alleanza di Paesi che contribuiscono in modo significativo alla catena del valore dei semiconduttori e che condividono obiettivi simili. Oltre agli Stati Uniti ne dovrebbero fare parte Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. L’Unione europea dovrebbe aderirvi come osservatore. A lanciare l’idea sulle pagine di The Diplomat da Carisa Nietsche, ricercatrice del programma Transatlantic Security al Center for a New American Security.

Tre gli obiettivi dell’alleanza: sviluppare valutazioni congiunte dei rischi, intraprendere azioni difensive congiunte, come controlli sulle esportazioni o restrizioni agli investimenti, e lavorare per rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento.

L’attuale strategia americana è frammentata: Chip 4, Quad, Iniziativa Stati Uniti-India sulle tecnologie critiche ed emergenti, Indo-Pacific Economic Framework e Consiglio commercio e tecnologica Stati Uniti-Unione europea. “Se un approccio frammentario funziona per alcune tecnologie, questo approccio non funziona per le tecnologie con una catena di fornitura globale, come i semiconduttori”, scrive Nietsche. Serve un nuovo approccio, nonostante i Paesi del Semi7 possa “avere risposte politiche divergenti in caso di invasione di Taiwan”. Tutti, però, a eccezione ovviamente di Taiwan, “condividono le preoccupazioni per la significativa concentrazione geografica dei semiconduttori a Taiwan e l’obiettivo di diversificare le loro catene di fornitura di semiconduttori”, prosegue l’esperta.

La formazione di un’alleanza Semi7 sarà una sfida, ammette l’esperta. Ma è “l’opzione migliore per gli Stati Uniti, l’Europa e i partner dell’Indo-Pacifico per diversificare la catena del valore dei semiconduttori e rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento”, scrive. “Solo riunendo tutte le principali nazioni produttrici di semiconduttori in un’unica stanza, gli Stati Uniti, l’Europa e l’Indo-Pacifico potranno prepararsi adeguatamente allo scenario peggiore”.

L’Italia non c’è nei piani di Nietsche. Ma l’anno prossimo il nostro Paese avrà la presidenza del G7 e quella sarà occasione (da non perdere) per guadagnare visibilità sulla scena internazionale sulle nuove tecnologie, chip inclusi.

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