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Israele, Hamas e la retorica dell’indignazione (a senso unico). L’opinione di Bendaud

Di Vittorio Robiati Bendaud

Israele deve resistere, costi quel che costi, anche per moltissimi musulmani che non si riconoscono nel terrore o vogliono uscirne. E noi dobbiamo svegliarci e sconfiggere, se vogliamo sopravvivere anche nelle nostre tiepide case, la riedizione islamista nel nazismo. L’opinione di Vittorio Robiati Bendaud, saggista e traduttore

Ho sentito sbraitare che il massacro e lo stupro dei civili e l’uccisione crudele dei bambini sono una reazione alle annose nefandezze israeliane. Ammesso che sia vero (e in ampia misura vero non è), cosa mai avremmo dovuto fare noi in terra di cristianità e in terra di Islam a fronte di secoli di soprusi? Ci accusarono (e ci accusano!) di uccidere i bambini – amena creazione cristiana diffusasi dall’Oriente cristiano nell’Europa medievale, e poi importata, grazie ai cristiani d’oriente, nel mondo islamico, che dapprincipio però la rifiutò per farne poi, negli ultimi decenni, una fake news e un mantra – o di diffondere le pestilenze (o, recentemente, il Covid, come in molti complottisti, sulla stessa antica scia, hanno diffuso e condiviso ossessivamente sui social media). Poi, molti secoli e moltissimi morti dopo, i diretti eredi dei nostri accusatori han detto che erano tutte balle e ci han chiesto scusa. Molto comodo, ma, lo riconosco, è pur qualcosa. Che cosa avremmo dovuto fare noi ebrei ai cimiteri dei nostri nemici, quando, peraltro, spesso proprio i nostri sepolcreti sono ancora profanati? Nessun ebreo profana i cimiteri dei ragazzi della Repubblica di Salò, ed erano nemici terribili. Parrebbe che nessun ebreo dell’Armata Rossa abbia stuprato donne tedesche durante la presa sovietica di Berlino, quando i loro commilitoni comunisti stuprarono in maniera seriale circa un milione di persone, dalle nonne alle infanti, ove molte perirono per gli abusi.

Nessun armeno ha messo a ferro e fuoco il mondo occidentale o quello turco negli ultimi cento anni, nonostante continui orrori e continui tradimenti subiti. Nessun nero d’America si è messo a compiere nefandezze ignobili come quelle che abbiamo appreso e visto in queste ore, nonostante una tremenda storia secolare di schiavitù, torture e ignominie perpetrate. E che dire dei pacifici, e annientati, indiani d’America? Nessun omosessuale, nonostante non si avesse nemmeno il diritto di esistere, si è messo a sgozzare bambini o, che so, a fare esplodere i luoghi di culto, quegli stessi sublimi edifici che per secoli diffusero omofobia. Si sono patiti carcere, elettroshock, pubblico ludibrio, persecuzione, “cure” mediche e psichiatriche, ostracismo, ma nessuno ha stuprato e smembrato esseri umani. Alcuni coraggiosi, in anni difficilissimi e con sprezzo del pericolo, fecero la rivoluzione con pitoni rosa e penne di struzzo, nella disapprovazione irritata e nel dileggio dei benpensanti. Mai penna di struzzo o di pavone fu più gloriosa, nemmeno sui flabelli pontifici! Non permettetevi, dunque, di dire che “pur disapprovandola e condannandola, bisogna comprendere la reazione”.

Perché profanate la sacra memoria di gruppi umani e singoli individui con ogni evidenza ben più morali, degni e pietosi di questi contemporanei efferati, orgiastici, assassini. Abbiate piuttosto il coraggio di dire a voi stessi: apprezziamo le belve e, sotto sotto, siamo tali anche noi. E a chi mi obietta, con la bacchetta rossa, che si tratterebbe delle conseguenze deleterie dell’espansionismo ebraico, rispondo che, allora, non si può affatto prescindere, dalle conseguenze macroscopiche e soverchie, oggi tutte in atto, simboliche e politiche, dei lunghi secoli dei due espansionismi religiosi maggioritari: quello cristiano e quello islamico. Nessuno è innocente: e i tre monoteismi, pur benedetti, hanno una strutturale e costitutiva buona dose di fredda spietatezza. Mi rifiuto però di accettare che, per pacificare il mondo, si chieda alla minoranza etnica-religiosa più offesa, uno standard politico diverso, per cui, per essere legittimato a esistere libero e indipendente devi o essere sublime ed etereo o vittima! E questo vale anche per altre minoranze, come gli armeni.

Ho sentito inneggiare nelle nostre scuole a Hamas. Ringraziando Dio, ho ammirato un indomito ministro Valditara, tempestivamente pronto a dare battaglia contro questo abominio, splendente san Giorgio che combatte un antico drago. Ma c’è da chiedersi che aria si respiri nelle nostre scuole e nelle università. Giovanissimi, professi antifascisti, che si dimenticano -o ignorano- che furono esattamente i nazisti e i fascisti a contribuire a creare i Fratelli Musulmani, da cui poi Hamas, con un lifting a opera del Kgb, che così sdoganò a sinistra il nazi-islamismo insinuandolo nelle menti degli emancipati occidentali, che, con la benedizione del soviet, si scoprirono così buoni, di ampie vedute e benpensanti.

Un continuo e progressivo lavorio culturale, perdurato decenni, che è diventato opinione comune. Ed eccone gli effetti! E nemmeno i bambini sgozzati li hanno fermati, nessun dubbio li ha colti. D’altronde, anche per le masse tedesche e austriache, il problema che corrodeva e distruggeva le loro società erano gli ebrei, parassiti abietti che si nutrivano della ricchezza di altre nazioni, affamandole e schiavizzandole. Oggi, appena alcuni decenni dopo, per l’islam politico e i suoi bravacci, questo sono gli israeliani (e, comunque, gli ebrei). E, come in quell’ottica, nell’Europa suicida tra ‘800 e ‘900, andar contro gli ebrei era quindi una doverosa e gloriosa scelta morale, così oggi inneggiare ai bambini israeliani sgozzati. Cari ragazzi, vi atteggiate ad antifascisti del XXI secolo, ma, con enorme tristezza e inquietudine, vi scopriamo nazisti. Eh sì, trasversalmente, con una dissonante coincidenza degli opposti, tra veterodestrorsi esaltati e questa inquietante massa di manifestanti e leoni da tastiera pasturati dalle sinistre, senza volto e senza onore, ci ritroviamo con il ritorno di Adolf.

L’oscuro signore è tornato, per dirla con la Rowling, con vecchi e nuovi sodali. Voldemort fu sconfitto una volta, e per decenni ci siamo illusi che fosse finita. Nonostante continue avvisaglie e il susseguirsi di fatti grandi e piccoli, si è scelto di non vedere, di minimizzare, di tollerare, sia per corruzione degli intelletti, sia per presunzioni e responsabilità in vigilando, sia per interessi sensibili, tanto economici che strategici. Una cosa va riconosciuta agli islamisti: hanno sempre urlato a gran voce i loro programmi. Hamas (e la Fratellanza Islamica), sin dalla sua carta fondativa, persegue la distruzione di Israele; gli islamisti all’Occidente han detto che con i nostri diritti occidentali faranno implodere le nostre democrazie e che, parola di Erdogan (2017), con i loro figli ci conquisteranno.

Ho sentito dire che Israele pratica il pink-washing, ossia che con la tolleranza e liberalità dimostrate verso il mondo gay, specie a Tel Aviv, si rifà astutamente una coscienza per rendersi meno impresentabile. Oppure, ancora, che Israele è intollerante verso i gay. È ovvio che -purtroppo- esistono singoli omofobi, anche in Israele e anche tra gli ebrei, come in tutti i gruppi umani. Eppure, moltissimi gay arabi-musulmani si rifugiano, magari solo temporaneamente, in Israele, perché nei Paesi limitrofi sono uccisi, e, non di rado, prima vengono abusati dai loro aguzzini.

È quanto pratica Hamas, che li impicca, a cui taluni inneggiano, e così l’Iran, l’Arabia Saudita e altri Paesi consimili, tutti Paesi con cui noi occidentali facciamo ottimi affari, dimenticandoci di questi dettagli spiacevoli o ridimensionandoli. E sovente in Europa e in Occidente quelle forze che si infiammano per gli asterischi, le u rovesciate e altre idiozie, che rendono totalitario l’uso della lingua o che hanno obbligato a impiegare espressioni algide e astruse quali “genitore 1” e “genitore 2”, anziché padre e madre, sono non di rado le stesse in prima fila a finanziare, come singoli Stati o come Ue o come Onu, Hamas, sostenendo così in un altrove non troppo remoto la causa di assassini seriali omofobi, ovviamente sempre sotto il manto di un narcisistico e stolido presunto progressismo inclusivista.

E così, come riservato agli ebrei, prima o poi, quando l’occorrenza o la viltà avranno il sopravvento oppure irresistibili e lucrose opportunità si affacceranno e faranno troppa gola, costoro svenderanno senza tema anche gli omosessuali. Se non si può morire per l’Armenia o per Gerusalemme -come pure per i cristiani assiri, gli yazidi e i curdi-, figuriamoci se questi garruli liberal moriranno per un omosessuale. E loro paradossali accoliti saranno tutti quei vecchi e giovani totalitari -religiosi radicali dal pensiero mitico, fascisti e comunisti-, che, nelle loro pur diverse idee di auree società ordinate e ineffabili, vedranno finalmente ricondotto all’ordine quell’insostenibile ed esecrando disordine, prodotto da ‘irregolari’ come gli ebrei o come i gay. Non puoi lisciare i Fratelli Musulmani, o chi per loro, in Europa e in Occidente, e sposare contemporaneamente la causa dello sradicamento dell’omofobia: devi scegliere o, presto o tardi, sceglieranno i primi per te, a detrimento dei secondi e di tutti gli altri.

Ho sentito affermare in sedi istituzionali internazionali che Israele viola i diritti delle donne. Come in ogni Paese occidentale -e tanto più orientale-, la piaga della misoginia esiste e miete, anche lì, le sue vittime, anche in senso psicologico. Israele ha previsto e praticato, sin da quando era una realtà statuale gestazione, il diritto di voto – attivo e passivo – alle donne, ben prima che ciò avvenisse in Italia o nella civile Svizzera, giusto per fare un esempio tutt’altro che insignificante. Come gli islamisti considerino le donne, lo vediamo in atto nella civile Francia, nei ‘territori perduti della Repubblica’, ove esistono veli integrali, nonostante siano fuorilegge, ma lì la polizia non entra più, sennò è guerra civile.

Ma questo non colpisce i nostri antifascisti salottieri contemporanei, che con grande liberalità sono soliti affermare, assolvendoli, che ‘è la loro cultura’, con buona pace -e, se va bene, con una bara- delle donne iraniane, giusto per fare un esempio che sta già tramontando dalla scena dell’emozione pubblica sventolata, con anni di colpevole ritardo, dai media occidentali. Come le considerino, l’abbiamo visto con le donne yazide e cristiane assire. E, ancora, l’abbiamo visto in innumerevoli video l’altro giorno, con le donne ebree, stuprate, abusate, picchiate e massacrate. E, nonostante l’obiettivo spazi dai sobborghi di Gerusalemme, a quelli di Parigi e Londra, fino a Teheran, abbiamo avuto non poche femministe ideologiche sempre silenti sui crimini islamisti e, al contempo, ad alta voce antisraeliane! Si tratta della forza pervasiva di una narrazione inculcata nei circuiti culturali e politici occidentali, che paradossalmente si salda, con un cortocircuito totale, con quel pensiero fallo-totalitario e arcaico che vuole la donna sottomessa, ossia protetta, figura umana del destino politico delle minoranze assoggettate alla dominante maggioranza, ristabilendo così l’ordine superno.

Ho sentito dire dal ministro Tajani, persona seria e vero galantuomo, a cui vanno la mia stima e la mia gratitudine per il lavoro alacre che ha compiuto e compie, che non si vedevano barbarie del genere da secoli. Devo dissentire. Purtroppo, non è vero. I miliziani dell’Isis hanno stuprato e massacrato le donne cristiane assire e yazide, vendendo loro e i loro bambini nelle gabbie al mercato. Molti cristiani assiri sono stati uccisi o ridotti al silenzio presi per terrore. Ma, all’epoca, non più tardi di otto anni fa, tutti i giornali, gli analisti, i preti, i politici progressisti continuarono a scandire il mantra che si trattava di Daesh, abnorme perfino per l’Islam radicale, che nulla c’entrava con l’Islam politico. Qualche antisemita arrivò persino a ventilare che si trattò di un’invenzione israeliana! Si scelse, ancora, di non vedere e di non capire, eppure gli atti efferati sono i medesimi che vediamo oggi perpetrati (e da taluni applauditi) da Hamas, ossia dai Fratelli Musulmani.

E, allora, per ragionare con quei perversi che ancora parlano di reazioni da comprendersi, che male avrebbero mai fatto i cristiani assiri e gli yazidi (a parte esistere!), peraltro negli stessi loro territori aviti, ove dimoravano da ben prima che quelle aree fossero islamizzate e arabizzate molti secoli or sono? Eppure, non ho visto manifestazione alcuna per questi cristiani: non ho visto alcun prode giovane liceale antifascista urlare e schierarsi per loro, né i professori universitari maîtres à penser, né i magnifici rettori politicamente impegnati.

A dire il vero, non ho visto nemmeno i preti manifestare, oggi sovente solleciti podisti per il clima, Greta, le api, la pace. Si è voluto tacere, e così farsi complici in qualche modo di questi criminali, e via via ci stiamo abituando all’Islam politico e radicale, anche in Occidente, e anche a detrimento di milioni e milione di musulmani vittime anch’essi di queste belve. Per ritrovare un senso morale, poi, piangiamo (sommessamente) i morti che ha mietuto; quando, cioè, non ci disturbano più. Ogni concessione all’Islam politico -dal Qatar agli Ayatollah, passando per la Fratellanza Islamica-, ogni massacro taciuto e accettato, ogni accordo fatto, non fa che renderlo più aggressivo e legittimarlo, anziché acquietarlo. Ma non si vuole capire, o si fa finta di non capire.

Ho sentito dire di “svegliarsi, che anche i cristiani stanno male in Israele, che ricevono sputi”. È vero: ci sono alcuni sparuti gruppi di fanatici ebrei, incivili e odiosi, che hanno in profonda avversione il cristianesimo e che si permettono gesti tanto sgradevoli e degradanti (anche per loro stessi). Al contempo, vi è Rabbinato Centrale di Israele che ufficialmente esecra e condanna, come la stragrande maggioranza delle altre autorità rabbiniche, tali gesti. E così, nell’opinione pubblica strumentalizzata, di un fatto esiguo si è fatta la norma; la norma la si è taciuta e il fatto che Israele resta l’unico Paese dell’aerea sicuro per i cristiani viene negato, ridimensionato o, de facto, sconfessato.

I perversi che convintamente sostengono che tutto quello che sta avvenendo da parte di Hamas sia solo una reazione dovranno però forzatamente ritenere che, a fronte di duemila anni di persecuzioni cristiane ampiamente documentate, qualche sputo sia in vero da considerarsi una reazione più che accettabile, un conto da discount in liquidazione. Io, invece, ritengo, senza se e senza ma, siffatta condotta inaccettabile, come peraltro denunciato e statuito con ferma chiarezza proprio dal Rabbinato di Israele.

La questione riguardante il cristianesimo è però ben più complessa. I cristiani di Oriente, quelli cioè con cui convive quotidianamente Israele -oggi una sparuta minoranza nei suoi confini, purtroppo sempre più in calo, e non per colpa degli ebrei israeliani!-, e presenti nei Paesi islamici limitrofi a Israele, sono Chiese antiche e gloriose, che hanno resistito all’islamizzazione e che hanno pagato carissima la loro fedeltà a se stessi e alla fede cristiana: armeni, assiri, copti,  greci, melchiti, maroniti.

Quando erano sottomesse all’Islam, queste Chiese, per ingraziarsi il potere islamico dominante e deflettere l’eventuale violenza del governante da loro, si siluravano a vicenda; e tutte insieme, per la medesima ragione, siluravano e detestavano (anche per gli insegnamenti teologici) le comunità ebraiche, che, per ragioni eguali e contrarie, dovevano anch’esse difendersi, giocando da sole una partita non troppo diversa; ‘da sole’, ovvero senza l’eventuale presunto appoggio dell’Occidente cristiano, che per i cristiani d’Oriente, in vero, fu per lo più un’illusione e un’amarissima fregatura. Divide et impera, così ragionavano gli Ottomani e i vari regni islamici.

Nessuna di queste minoranze è mai riuscita a fare squadra, drammaticamente, con pregiudizi, paure, ossessioni e odii secolari vicendevoli. Con il Novecento e con poi con la nascita di Israele, si inventarono il panarabismo, per trovare un terreno comune con gli arabi musulmani, deflettendone così l’odio verso Israele: il nemico del mio nemico è mio amico, anzi abbiamo lo stesso nemico. Era una strategia di sopravvivenza: mi dà profondo fastidio, ma non posso troppo incolpare chi fece questo, pur con le sue ossessioni e i suoi torti, per restare in vita. Parimenti, con cinismo politico, Israele ha accordi strettissimi con l’Azerbaijian per sopravvivere, in funzione anti-iraniana.

È per me e per molti ebrei motivo di onta e di dolore, date le politiche aggressive e genocidarie ordite dagli azeri e, dietro le quinte, da Erdogan (e dunque dai Fratelli Musulmani) contro gli armeni. Non c’è nulla di morale, ma molto di orrendamente politico e di iniquo. Ma, come per quelle comunità cristiane orientali, così per Israele, sto zitto, perché, pur non assolvendo, comprendo: si tratta della pelle, di una partita obbligata, amarissima e spietata. E tutte queste minoranze aspettavano, gli armeni come gli ebrei, pur con partite diverse, l’Occidente: la civiltà e la libertà, anziché la barbarie e la sottomissione; la fermezza, anziché la seduzione economica o di pensieri destabilizzanti, di destra e, ancor più, di sinistra.

Ma, da occidentale, orgogliosamente residente in un Paese libero, posso constatare che questo nostro Occidente contemporaneo, non dissimilmente da quello delle due Guerre mondiali, non prova nemmeno questa onta e questa vergogna, nonostante abbia posizioni di forza e ampia possibilità di scelta, differentemente dal piccolo Stato in Israele, costantemente in lotta per la sopravvivenza.  Ma, anche qui, non si è voluto né vedere né fare: si è scelto, da parte occidentale, e segnatamente europea, per interessi economici strategici e per rifornimenti energetici, di tacere, di ridimensionare, di vergognosamente sacrificare, un’altra volta, gli armeni, nel frattempo esaltando il dialogo, la pace, la cooperazione internazionale e l’inclusione.

E se le dirigenze cristiane occidentali -e con loro l’Occidente post-cristiano o solo nominalmente cristiano- sacrificano gli armeni, perché mai dovrebbero star male per gli ebrei israeliani, peraltro tanto scomodi? È meglio seguire altre narrazioni e altri mantra, sicché, tempo or sono, dopo un bombardamento a Gaza, una copertina di un celebre quotidiano cattolico se ne uscì con una sorta di Maternità/Pietà islamica, ove, ovviamente, come da antico cliché, gli ebrei uccidono non solo Cristo, ma anche i bambini palestinesi. D’altronde, dopo secoli di de-ebraicizzazione tradizionale di Gesù e Maria, in funzione antiebraica, cosa di più comodo della palestinizzazione di Gesù e Maria, in funzione antisraeliana? Ci sarà forse una certa distanza tra i due fenomeni, ma c’è, ancor più, tantissima preoccupante continuità, nonostante il dialogo ebraico-cristiano.

Non ho visto israeliani esultare per quanto accadeva in Armenia o nella piana di Ninive (certo gli idioti e i corrotti esistono anche tra di noi, e fanno rumore e danno). Non ho visto israeliani esultare per i bombardamenti, per difesa nazionale, contro il Libano o Gaza: al massimo, ho visto gente festeggiare per essere tornata viva e molti altri superstiti troppo provati anche per festeggiare. Ho invece visto piazze gremite in posti governati dal totalitarismo islamista esultare per bimbi trucidati, donne stuprate e persone terrorizzate che si buttavano dalle Torri, come accaduto solo vent’anni fa. Vogliamo far finta che questo non significhi niente, anzi tutto?

Le uniche due democrazie occidentali che maneggiano, a livello di massa umana, l’Islam politico sono la Francia (e il Belgio) e Israele. Sono entrambe democrazie sotto assedio: non per colpa dei singoli musulmani, in ampia misura bravissime persone, ma delle dirigenze islamiste, dei loro sodali, dei lori finanziatori, dei loro conniventi, del suicidio culturale dell’Occidente dilaniato da un idiota e inquietante odio di sé. Sacrifica Yerevan e Gerusalemme, Tel Aviv e Atene, l’emancipazione femminile e i gay e l’Occidente, con la sua unica vera fragile forza, quella della libertà degli antichi e dei moderni, della classicità e della Bibbia, si vedrà indebolito e capitolerà, come costoro vogliono, con tutta la loro ferocia e come, da decenni, dichiarano.

Israele deve resistere, costi quel che costi, anche per moltissimi musulmani che non si riconoscono nel terrore o vogliono uscirne. E noi dobbiamo svegliarci e sconfiggere, se vogliamo sopravvivere anche nelle nostre tiepide case, la riedizione islamista nel nazismo.


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