Non ci sarà alcun esponente dell’esecutivo italiano al Belt and Road Forum. Presente, invece, l’ex senatore Petrocelli, da sempre fan dell’iniziativa-faro del leader cinese
Non ci sarà alcun esponente del governo italiano al Belt and Road Forum di Pechino. L’Italia sarà rappresentata, spiegano fonti diplomatiche, dall’ambasciatore Massimo Ambrosetti, arrivato in Cina a maggio. Un segnale importante, considerato che il governo Meloni sembra prossimo a non rinnovare il memorandum d’intesa sulla cosiddetta “Via della Seta”, una scelta che andrà formalizzata entro Natale.
La due giorni che inizia domani a Pechino sarà l’occasione per il leader Xi Jinping di celebrare i primi dieci anni dal lancio della sua iniziativa-faro, a cui l’Italia ha aderito nel 2019 con il memorandum d’intesa firmato dal governo giallo-verde presieduto da Giuseppe Conte.
L’esecutivo italiano era stato “invitato”, come aveva dichiarato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, un mese fa al termine del G20 di Nuova Delhi, in India. Ma, aveva aggiunto, con il primo ministro cinese Li Kiang “non ne abbiamo parlato” durante il bilaterale. L’assenza di un esponente del governo alla due giorni di Pechino rappresenta un ulteriore passo fuori dalla Bri, visto che il governo Meloni ha deciso di non rinnovare il memorandum d’intesa per puntare sul partenariato strategico globale, lanciato nel 2004 dall’allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e dall’allora primo ministro cinese Wen Jiabao.
A Pechino ci saranno, invece, l’Istituto Italia Brics, presieduto dall’ex senatore Vito Petrocelli (Movimento 5 Stelle), e l’Antidiplomatico, che si definisce “una delle voci di riferimento del mondo multipolare che si è affermato sul sanguinoso unilateralismo a guida Usa” ed è diretto da Alessandro Bianchi, già collaboratore di Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle.
“Sarà difficile mantenere” gli “ottimi risultati” nel commercio con la Cina “se l’Italia si ritirerà dalla BRI”, ha scritto Petrocelli su l’Antidiplomatico, dimenticando però che gli scambi sono aumentati ma il deficit si è ampliato a favore della Cina. “Non credo infine che i progetti occidentali alternativi alla Nuova Via della Seta possano avere successo”, ha concluso l’ex presidente della commissione Esteri del Senato.