I programmi Hcp e Ltc hanno costituito un importante laboratorio per la sperimentazione di forme nuove di misurazione dello stato di bisogno socioassistenziale, di nuove tipologie di interventi a supporto delle persone con disabilità e di organizzazione dei servizi, anche cogliendo opportunità tecnologiche. Conversazione con il direttore generale di Inps
L’inverno demografico da quale il nostro Paese fatica a uscire – gli ultimi dati Istat relativi al primo semestre del 2023 ci dicono che il saldo negativo di nascite si attesta attorno alle 3.500 unità – impone nuove sfide in particolare in termini di assistenza alle persone anziane e fragili. Sotto questo profilo, un ruolo centrale lo riveste senz’altro l’Inps che, tra le altre cose, ha sviluppato il programma Home Care Premium (Hco), di cui formiche.net ha parlato – assieme alle altre sfide che sta affrontando in questo scenario l’istituto di previdenza – con il direttore generale di Inps, Vincenzo Caridi.
Al centro del dibattito pubblico c’è il tema del progressivo invecchiamento della popolazione e della conseguente necessità di una revisione complessiva delle politiche di assistenza per agli anziani (e in generale ai soggetti non autosufficienti), per cui è stata emanata la legge di delega 33 del 2023. Quale ruolo ha l’Inps in questo scenario?
L’Istituto ha, e non da ora, un ruolo centrale nel sostegno delle persone non autosufficienti. Tradizionalmente interviene nel processo di accertamento sanitario delle condizioni che danno luogo all’invalidità civile e nell’erogazione delle prestazioni economiche correlate. E proprio la vicinanza e l’ascolto dell’utenza ha portato alla consapevolezza che un sostegno economico uguale per tutti, come l’attuale indennità di accompagnamento, non basta più. Affinché l’intervento pubblico sia efficace, deve essere differenziato in base alla tipologia di disabilità, al livello di gravità, alla condizione economica e anche al contesto sociale in cui la persona non autosufficiente vive. Inoltre, il sostegno garantito a ciascuno deve essere coordinato con tutte le iniziative pubbliche e private a lui dedicate. In sintesi, l’insieme degli interventi volti a colmare i gap che rendono la persona non autosufficiente, dovrebbero essere appropriati e integrati. Per questa ragione, l’Inps ha realizzato il programma Home Care Premium (Hcp).
Ci spieghi meglio. In cosa consiste questa iniziativa? E come riesce ad assegnare servizi di assistenza adeguati e integrati rispetto agli altri sostegni che la persona riceve?
L’Hcp nasce dall’idea di garantire assistenza all’anziano o, comunque alla persona non autosufficiente a domicilio, assicurandogli contributi economici mensili finalizzati al rimborso delle spese per un “caregiver”, nonché una rosa di servizi adeguati rispetto ai propri bisogni. Le prestazioni e i servizi sono infatti assegnati in base a un budget personalizzato che dipende dall’Isee e dal livello di gravità della non autosufficienza. In particolare, un operatore socio-sanitario dell’Istituito, grazie a una procedura sviluppata in collaborazione con il mondo universitario, calcola il bisogno socio-assistenziale dell’utente e lo aiuta a predisporre un piano di assistenza personalizzato.
Come si articola, concretamente, il progetto?
In concreto, i servizi alla persona sono erogati dagli Ambiti Territoriali Sociali o da altri Enti pubblici specializzati sul territorio in cui risiede il beneficiario. Vengono quindi riconosciuti servizi incrementali rispetto ai supporti che a livello locale la persona già riceve. Un’unica piattaforma collega l’Istituto, gli Enti locali erogatori e i cittadini. Si crea così attorno alla persona una rete di protezione, che la prende in carico ed è tesa a soddisfarne tutti i suoi bisogni di assistenza e cura, con servizi appunto integrati tra di loro e differenziati in base alle diverse esigenze personali, che mutano in base alle condizioni economiche, sociali e di salute.
Quali tipo di servizi possono essere erogati?
L’Home Care Premium è stato progettato con il fine di promuovere un invecchiamento attivo, la cui precondizione essenziale e la serenità che deriva da vivere in un ambiente confortevole che si senta proprio. Questo, nel tessuto sociale italiano, è ancora possibile perché le famiglie si prendono cura degli anziani e dei non autosufficienti. Tuttavia, spesso devono fare fronte alle precarie condizioni di salute psicofisica dei propri congiunti senza disporre di sufficienti risorse economiche e di tempo. L’Hcp si propone proprio di intervenire in aiuto alle famiglie e di consolidare questo sistema sociale. Quindi, in primo luogo, prevede il rimborso delle spese sostenute per l’assunzione di un collaboratore familiare e poi prestazioni integrative quali, per esempio, servizi professionali domiciliari resi da psicologi, logopedisti, fisioterapisti, supporti, educatori professionali, trasporto, pasti, percorsi di integrazione scolastica e lavorativa, attività sportive e servizi differenziati in base alle caratteristiche del territorio di riferimento, anche a carattere innovativo. In più, a riprova dell’attenzione verso la famiglia, è previsto il “sollievo”, che consente ai membri del nucleo familiare il recupero delle energie psicofisiche necessarie all’assistenza della persona non autosufficiente.
Cosa accade se una persona non ha la possibilità di essere assistita in casa propria?
Se la persona non autosufficiente non può essere assistita al proprio domicilio e necessita di cure di lungo periodo, può aderire al programma Long Term Care (Ltc). Questa è una prestazione che consiste nel riconoscimento di contributi – entro un tetto massimo di 1.800,00 euro mensili pro capite – a copertura totale o parziale del costo sostenuto per il ricovero presso Residenze Sanitarie Assistenziali. Anche questa prestazione viene erogata tenendo conto di eventuali altre indennità percepite dal destinatario, dell’indennità di accompagnamento ovvero di servizi resi dal Servizio Sanitario Nazionale. Quindi è graduata in base alla condizione economica e integrata con eventuali altri contributi pubblici.
Quali sono gli sviluppi futuri del programma Hcp o in generale di Welfare sanitario?
Il programma Hcp verrà a breve implementato, in via sperimentale, con un’ulteriore prestazione integrativa, che consiste nell’offrire a soggetti residenti in Comuni di aree interne, il rimborso delle spese sostenute per la fornitura di dispositivi e servizi di teleassistenza, telesoccorso e tele-monitoraggio. L’obiettivo è di “avvicinare” ai servizi resi in aree meglio servite chi si trova in una posizione territoriale svantaggiata rispetto alle grandi vie di collegamento nazionali.
Ulteriore tema è quello della prevenzione. In coerenza con l’idea di un Welfare sanitario, l’Istituto stabilizzerà la prestazione di screening, che, introdotta in via sperimentale due anni fa, ha visto crescere sempre di più l’interesse dei potenziali destinatari. Consiste nella copertura delle spese sostenute per l’effettuazione, presso strutture sanitarie, di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce delle più rilevanti patologie oncologiche e delle cardio vasculopatie. La prestazione interessa una platea di circa 50mila utenti di età compresa tra i 40 e i 67 anni che usufruiranno di un rimborso che va da 150 a 200 euro.
Chi può aderire al programma Hcp, Ltc e qual è la spesa complessiva?
L’Hcp e Ltc sono completamente finanziate dal contributo obbligatorio, pari allo 0.35 della retribuzione mensile, versato dai dipendenti pubblici iscritti al fondo Gestione Unitaria Prestazioni Creditizie e Sociali. Quindi solo gli iscritti a questo Fondo e i loro familiari possono beneficiarne.
Al momento, le prestazioni Hcp sono riconosciute a circa 35mila soggetti, per una spesa complessiva di circa 267 milioni, Ltc invece comporta una spesa di 20 milioni a favore di 1200 assistiti.
Per le nuove prestazioni fornitura di dispositivi e servizi di teleassistenza, telesoccorso e telemonitoraggio il rimborso massimo e di 330 euro pro capite per beneficiario, per una platea di circa 12mila utenti. Il valore complessivo massimo è pari a circa 4 milioni. In questo caso, l’Inps ha aderito al Bando Missione 5 “Inclusione e Coesione” del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) e ha ottenuto un finanziamento di circa 2 milioni, La restante parte verrà sostenuta dal fondo Gestione Unitaria Prestazioni Creditizie e Sociali.
Si tratta quindi sempre di prestazioni e servizi autofinanziati in logica mutualistica dai soggetti tenuti ad aderire al Fondo.
L’Inps quindi è già in linea con linea con le indicazioni della legge di delega 33/2023?
Le prestazioni sono assolutamente in linea con la Legge delega. Recependo le istanze delle Organizzazioni aderenti all’Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie in Italia, la legge pone l’attenzione, tra le altre cose, su due direttive: I’investimento nel sostegno alla domiciliarità per rendere concreto l’indirizzo “casa primo luogo di cura” e l’investimento in telemedicina e teleassistenza.
I programmi Hcp e Ltc, anche se sono stati introdotti solo per la platea che li finanzia, hanno costituito un importante laboratorio per la sperimentazione di forme nuove di misurazione oggettiva dello stato di bisogno socioassistenziale, di nuove tipologie di interventi a supporto delle persone con disabilità, e di organizzazione dei servizi, anche cogliendo opportunità tecnologiche. La piattaforma utilizzata per l’erogazione delle prestazioni, per esempio, consente di coordinare sinergicamente gli interventi di sostegno alla persona, di ricevere feedback immediati sul livello di servizio e di indurre all’emersione del lavoro nero.
Infatti, in occasione del Forum PA 2023 / Pa sostenibile, con il programma Hcp, l’Inps si è collocata tra le prime 10 amministrazioni italiane.
L’Istituto, quindi, anche grazie all’esperienza che ha maturato e alle infrastrutture tecnologiche realizzata da Hcp, è già pronto a dare un contributo fattivo al disegno ottimale degli interventi e alla realizzazione concreta dei servizi per tutti i cittadini.
I costi di questi servizi sono comunque elevati.
Siamo di fronte non a un semplice servizio, ma a un nuovo modello. Questo paradigma potrebbe portare a ridisegnare il sistema di sostegno ai non autosufficienti nel suo insieme, con una razionalizzazione dei costi complessivi. Inoltre l’emersione del lavoro grigio o nero come naturale conseguenza del modello innescherebbe un circuito virtuoso in grado di generare un flusso di entrate che potrebbe compensare in gran parte le spese.