Skip to main content

Pubblici Uffizi, il risiko dei musei e la sfida per Firenze

Eike Schmidt, primo direttore straniero nella storia degli Uffizi, opera con profitto dal 2015. Il suo mandato scadrà a Natale, giusto in tempo per l’avvio della campagna elettorale delle comunali di Firenze: una coincidenza che ha finito per solleticare il palato del centrodestra, alla ricerca di una figura in grado di sfilare alla sinistra la guida di Palazzo Vecchio…

“A proposito di politica, non si potrebbe mangiare qualche coserellina?”, chiedeva beffardamente Totò nei panni di Nicolino Capece in Fifa e arena. Se a oltre settant’anni di distanza da quella fulminante battuta la politica continua a rivelarsi oggetto di facili accostamenti culinari, la cultura (per restare in metafora) sembra invece essere rimasta appannaggio dei dietologi: con la cultura – ammonisce la vox populi – non si mangia, persino in Italia. Circostanza che tuttavia non esime la cultura dal rispondere a quelle stesse regole di spoils system che disciplinano l’attività politica.

Eccoci, perciò, alle prese con il risiko delle nomine per la guida dei maggiori musei dello Stivale, un tetris che il governo sarà chiamato ad affrontare a strettissimo giro di posta. Dieci sono i direttori in scadenza da qui ai primi mesi del 2024: più che “una notte al museo”, una vera e propria lotta al museo. La soluzione dell’annoso rompicapo potrebbe prendere avvio dagli Uffizi, dove Eike Schmidt – primo direttore straniero nella storia dell’ente – opera con profitto dal 2015, anno in cui “il” ministro della Cultura Dario Franceschini lo scelse per la successione dell’uscente Antonio Natali. Il mandato di Schmidt scadrà a Natale, giusto in tempo per l’avvio della campagna elettorale delle comunali di Firenze: una coincidenza che ha finito per solleticare il palato del centrodestra, alla disperata ricerca di una figura in grado di sfilare alla sinistra la guida di Palazzo Vecchio.

Nel solco della tradizione dei “civici” (ultimo precedente l’ex portiere del Milan Giovanni Galli, battuto da Matteo Renzi nel 2009), già durante la scorsa estate il Carroccio aveva lanciato la suggestione Batistuta: ipotesi naufragata in un amen, anche perché l’ex bomber della Viola – dettaglio non trascurabile – è straniero. Problema, questo, che non sussiste invece con Eike Schmidt.

Proprio ieri pomeriggio, infatti, il “bomber” di Friburgo ha ricevuto la cittadinanza italiana nel corso di una cerimonia officiata non dal sindaco Dario Nardella – come inizialmente si era ventilato – ma da “un funzionario molto simpatico ed efficiente con la doppia cittadinanza svizzera e italiana”. Per festeggiare il tanto desiato traguardo, il numero uno degli Uffizi ha persino organizzato un brindisi per pochi eletti (un centinaio tra amici e parenti, pare, “ma ha organizzato tutto mia moglie”) nel cinquecentesco Palazzo Budini Gattai in Piazza Santissima Annunziata.

Tra i primi a complimentarsi con Schmidt il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale non più tardi di domenica scorsa sedeva con Herr Direktor sul palco del Festival del Turismo organizzato da Daniela Santanché sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. Niente di strano, se si pensa che sulla locandina della kermesse campeggiava quella stessa Venere del Botticelli voluta dalla pitonata ministra come testimonial della campagna “Open to Meraviglia” lanciata lo scorso aprile per promuovere (come se ce ne fosse bisogno) le bellezze italiane nel mondo. E dov’è conservata la Venere? Agli Uffizi.

A far pervenire gli auguri al fratello d’Italia acquisito anche il responsabile dell’organizzazione di FdI Giovanni Donzelli, che in una nota diramata nel pomeriggio scrive: “Sono contento che un personaggio di questo spessore abbia deciso di diventare nostro connazionale: da oggi l’Italia ha un cittadino in più in grado di rappresentarla con orgoglio”. Se non è un endorsement questo, poco ci manca.

Questa lenta manovra di avvicinamento all’orbita governativa ha finito per alimentare più di un sospetto sul fatto che, alla fine, possa essere proprio lui – der italiener – il prescelto per la tenzone di Palazzo Vecchio. Sospetti che il diretto interessato non si preoccupa peraltro di fugare in nessun modo, anzi: “Nessun annuncio prima della scadenza del mio mandato – le sue prime parole da cittadino italiano – deciderò a gennaio: non escludo ma non confermo nemmeno”.

Chi sarà invece il candidato del centrosinistra? Per non farsi mancare la tradizionale dose di beghe pre-elettorali, il Pd cittadino si è già diviso tra chi sostiene la candidatura dell’ex assessora all’Urbanistica Cecilia Del Re e chi quella della titolare del Welfare Sara Funaro, ritenuta molto vicina al sindaco. Più defilato, al momento, il governatore toscano Eugenio Giani. Qualcosa di più la si dovrebbe capire lunedì prossimo, quando i Dem riuniranno l’assemblea cittadina.

Attenzione però, perché qui si stanno decisamente facendo i conti senza l’oste: all’ombra della Cupola del Brunelleschi, il king maker per antonomasia (in questo caso anche per competenza territoriale) è infatti Matteo Renzi che, dopo essersi dichiarato contrario al terzo mandato per i sindaci (chiaro dispetto all’ex delfino Nardella), si prepara a gettare nella mischia la “sua” vicepresidente della Regione, Stefania Saccardi. Via dunque allo scouting, senza dimenticare che gli scout fiorentini hanno già donato alla Patria – con slanci di incommensurabile generosità – un ex premier e un attuale primo cittadino.

Tornando invece al risiko musei: qualora dovesse risultare escluso o sconfitto nella corsa per Palazzo Vecchio, Schmidt potrebbe ricevere come premio di consolazione la guida del Museo e Real Bosco di Capodimonte dove è ormai agli sgoccioli il secondo mandato del francese Sylvain Bellenger, anche lui voluto da Franceschini nel 2015 e da Franceschini riconfermato quattro anni dopo.

Contestualmente, agli Uffizi si aprirebbe – secondo quanto ricostruito nelle scorse settimane da Repubblica – la gara tutta al femminile tra la direttrice del Bargello Paola D’Agostino, Cristiana Collu della Gnam di Villa Borghese (sì, proprio quella della mostra su Tolkien), e Flaminia Gennari Santori, che ha appena salutato la Galleria Nazionale di Arte Antica della Capitale. Galleria che avrà perciò bisogno di un nuovo direttore, così come altri sei musei: la Pinacoteca di Brera a Milano, le Gallerie Estensi di Modena-Ferrara-Sassuolo, il Museo Archeologico di Taranto e quello di Reggio Calabria, la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Nazionale d’Abruzzo. Mai come in questo caso, servirebbe un lavoro fatto ad arte: non ci resta dunque che affidarci a Sangiuliano.



×

Iscriviti alla newsletter