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Digital innovation act, la proposta di sistema targata Pd

Di Francesco Tedeschi

Secondo i senatori del Pd che hanno presentato la proposta, non si tratta solo di IA, ma di rafforzare competitività, crescita economica, diffondere cultura e competenze, sostenere ricerca ma soprattutto ridurre le disuguaglianze in un’ottica di cittadinanza digitale, come il diritto alla connessione

Ieri al Senato il Partito Democratico, e in particolare i senatori Basso, Nicita, Misiani con Lorenzin hanno presentato un disegno di legge sull’innovazione, il Digital Innovation Act. Il tutto mentre a Palazzo Chigi si stava svolgendo la riunione del comitato interministeriale per la transizione digitale, presieduto da Giorgia Meloni, con focus sulle sfide legate allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nel nostro Paese.

Se non in aperto contrasto almeno a segnalare il fermento che c’è all’interno delle istituzioni quando si parla di innovazione. Anche perché la partita in gioco è piuttosto ampia, secondo i senatori del Pd che hanno presentato la proposta, non si tratta solo di IA ma di rafforzare competitività, crescita economica, diffondere cultura e competenze, sostenere ricerca ma soprattutto ridurre le disuguaglianze in un’ottica di cittadinanza digitale, come il diritto alla connessione. Parliamo di obblighi a cui l’Italia dovrà comunque uniformarsi all’Europa entro il 2030. L’ambizione dei senatori Pd è chiara, inquadrare la questione dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico con un disegno di legge che sia il più ampio possibile. Lo scopo? Realizzare un ambiente favorevole all’adozione e allo sviluppo di tecnologie digitali.

Un ambiente dove però la diffusione e l’adozione sia in qualche modo regolata. A questo serve il video – generato da un’intelligenza artificiale – con i saluti istituzionali del presidente Meloni che apre la conferenza stampa ringraziando per il disegno di legge i senatori Pd. Più che una provocazione un assaggio di quello che potrebbe essere, senza una regolamentazione dell’adozione e diffusione di contenuti realizzati da IA. Una diffusione che però deve anche tenere conto del diritto di satira, perché ci sono già misure per evitare usi impropri delle repliche digitali, e che deve partire innanzitutto dalla riconoscibilità degli utenti dei contenuti generati da AI. Perché non essere più padroni della propria immagine va oltre alle potenzialità di questo strumento, e ci ricorda che l’adozione deve partire da una visione d’insieme: pregi e difetti.

La proposta è articolata secondo tre pilastri: governance, misure per la sostenibilità dell’innovazione e per lo sviluppo tecnologico delle imprese. Per quanto riguarda il primo punto, ne parla il senatore Basso, l’obiettivo è quello di creare tutta una struttura ministeriale che ne segua lo sviluppo da vicino. I senatori Pd avanzano l’ipotesi di una creazione di un nuovo ministero con portafoglio dedicato, di un Consiglio Nazionale dell’Innovazione e di due comitati – uno dedicato alle politiche industriali, l’altro, invece, per la regolamentazione del settore. Senza contare, guardando alla velocità dell’attuale sviluppo tecnologico, una legge che annualmente fotografi la situazione italiana e aggiorni, ove necessario, il quadro normativo. In particolare si prevede l’istituzione, oltre che di un ministero dedicato, a cui andrebbero trasferite le competenze ora in forza al Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio, anche di un’Agenzia Nazionale delle Frequenze e una dedicata, invece, all’Intelligenza Artificiale.

In entrambi i casi – lo spiega bene Nicita – l’obiettivo sarebbe quello di presiedere a garanzia la pianificazione, gestione e regolamentazione dei settori, che nel caso delle frequenze riguarda anche il controllo dell’uso del dominio pubblico e il monitoraggio degli effetti ambientali e sulla salute delle emissioni elettromagnetiche. Su quest’ultimo aspetto, il PD ha espresso perplessità sulla recente decisione del Governo di avviare, tramite l’approvazione di un emendamento al Ddl Concorrenza, l’iter per innalzare i limiti delle emissioni elettromagnetiche dagli attuali 6 V/m a 15V/m, senza un dettagliato approfondimento ritenuto necessario per informare i cittadini.

Per quanto riguarda invece la parte economica, dedicata allo sviluppo di un ecosistema di imprese che sfruttino il digitale come volano di sviluppo, la legge dedica loro diverse agevolazioni e crediti d’imposta. Il ddl prevede un credito per gli investimenti in beni tecnologicamente avanzati e/o green, un aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore del quantum computing e della creazione di un fondo destinato alle startup e alle scale up. Senza contare un credito d’imposta dedicato all’aggiornamento della cybersicurezza per le piccole e medie imprese, perché aggiornino le misure minime di sicurezza Ict emanate dall’AgiD. Mentre per quando riguarda la formazione e le competenze digitali è stata proposta la creazione di un Fondo e di un credito d’imposta. L’obiettivo del primo, il “Fondo Intelligenza Naturale” sarà quello di finanziare corsi per l’aggiornamento professionale in ambito digitale, mentre il credito “Formazione Futuro” sarà dedicato ai lavoratori dipendenti.

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