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Come l’Europa si può preparare a Usa 2024. Parla Shapiro (Ecfr)

Il problema per l’Ue è che ogni Paese valorizza la propria relazione bilaterale con gli Stati Uniti ed è restio a sacrificare qualsiasi aspetto di quella relazione per una posizione comune, spiega Jeremy Shapiro, responsabile della ricerca presso l’European Council on Foreign Relations

Secondo Jeremy Shapiro, responsabile della ricerca presso l’European Council on Foreign Relations e del programma sugli Stati Uniti, i governi europei devono mettere da parte gli individualismi per favorire una posizione comune, anche quando si parla di rapporti transatlantici.

Come possono prepararsi gli europei alla prossima amministrazione americana, che sia democratica o repubblicana?

Prepararsi per la prossima amministrazione americana non è difficile per gli europei: devono esprimere le loro opinioni e costruire la capacità di farle valere. La sfida chiave per gli europei nel rapporto con gli Stati Uniti è la mancanza di un consenso su come affrontare la relazione. Mentre sottolineano l’unità su alcune questioni, il fattore più divisivo è la loro posizione nei confronti degli Stati Uniti. Ogni Paese europeo valorizza la propria relazione bilaterale con gli Stati Uniti ed è restio a sacrificare qualsiasi aspetto di quella relazione per una posizione europea comune.

Qual è il risultato di ciò?

Questa dinamica rende difficile per l’Europa adottare un approccio indipendente, specialmente se gli Stati Uniti si discostano dalle politiche precedentemente condivise. La mancanza di un atteggiamento europeo comune verso gli Stati Uniti ostacola lo sviluppo di una coesa politica estera europea. L’attuale situazione, in cui i Paesi europei tendono a seguire le politiche degli Stati Uniti anziché creare strategie indipendenti, è insostenibile. L’Europa deve riconoscere le dinamiche in evoluzione nella politica interna e nella società americana e essere pronta a navigare in modo proattivo questi cambiamenti.

Come gestire, invece, i rapporti con la Cina?

Per quanto riguarda la questione di trovare un equilibrio tra Stati Uniti e Cina, è essenziale che l’Europa conduca un dibattito interno per formulare una coerente politica nei confronti della Cina in modo indipendente. L’approccio attuale, in cui singoli Paesi europei parlano con Cina e Stati Uniti senza una strategia europea comune, non è il migliore. L’Europa deve evitare di essere costretta in una scelta binaria tra sostenere gli Stati Uniti o opporsi a essi su questioni legate alla Cina. La maggior vicinanza agli Stati Uniti non significa avere un approccio identico verso la Cina. L’obiettivo dovrebbe essere sviluppare una posizione sfumata e indipendente sulla Cina e quindi esplorare opportunità di cooperazione con gli Stati Uniti in base a quella politica.

L’Africa è una delle priorità dell’Italia e della presidenza italiana del G7 nel 2024. Lo è anche per gli Stati Uniti?

Mentre i funzionari enfatizzano l’importanza dell’Africa, la realtà è che questa regione non è tra le prime tre priorità a causa delle limitazioni di risorse. Il mito della superpotenza degli Stati Uniti deve essere rivalutato considerando il cambiamento del panorama geopolitico e le limitazioni che gli Stati Uniti affrontano nel mantenere la supremazia in diverse regioni contemporaneamente. Anche in questo caso, è cruciale che gli europei comprendano le reali priorità e limitazioni della politica estera degli Stati Uniti per modellare le loro aspettative di conseguenza.

Questa settimana l’European Council on Foreign Relations ha lanciato il suo programma sugli Stati Uniti e ha aperto un ufficio a Washington. Ci può spiegare la ragione di questa decisione?

A volte ci riferiamo scherzosamente a questo fenomeno come “colonizzazione inversa”. Il motivo è simile a quello per cui i think tank statunitensi aprono uffici in Europa, ovvero capire come la politica interna influisce sulla politica estera. Noi vogliamo fare la stessa cosa negli Stati Uniti: comprendere come i dibattiti interni plasmano le decisioni di politica estera che influenzeranno gli europei è cruciale.

Perché solo ora, dunque?

Parte della risposta risiede nelle considerazioni economiche, ma un fattore più significativo è la convinzione europea di comprendere intimamente l’America. Come detto, i rapidi cambiamenti nella politica interna e nella società americana, non necessariamente riflessi nei media europei, avranno un impatto sostanziale sulla politica estera americana e, di conseguenza, sull’Europa. Per esempio, ritengo che gli europei potrebbero non comprendere appieno come un’amministrazione repubblicana potrebbe influenzare notevolmente gli interessi europei.

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