Per il numero uno di Farmindustria è in pericolo la competitività, specie per l’Italia, dove il settore ricopre un ruolo di primo piano nella produzione di farmaci in Europa. Ma la speranza resta nell’opposizione di Palazzo Chigi e nelle elezioni a giugno per il Parlamento
Preoccupate, perché a rischio c’è la competitività delle imprese. Ma fiduciose, perché il governo italiano si mostra attento. Le imprese del farmaco italiane condividono l’allarme lanciato ieri dalla Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia) sulle conseguenze che potrebbe avere la riforma della legislazione del farmaco voluta dalla Commissione europea. Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ribadisce a Formiche.net: “Siamo preoccupati e ci siamo sempre espressi in maniera negativa nei confronti della proposta. Ma il governo italiano ha preso una posizione strategica molto forte”.
Orientamento miope
L’Europa con questa riforma vorrebbe accorciare il periodo di protezione per l’utilizzo dei dati sui nuovi farmaci, “non capendo però – sottolinea Cattani – che ricerca, innovazione e investimenti si attraggono con una proprietà intellettuale forte e allungata, così come stanno facendo Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi Uniti e Singapore. Questo aspetto resta critico e il nostro augurio è che la legge venga rivista. La competitività deve partire da un irrobustimento della proprietà intellettuale”.
Primi in Europa
Il settore del pharma in Italia ricopre un ruolo di primo piano nella produzione di farmaci in Europa. “Il valore della produzione – afferma il numero uno di Farmindustria – è stato nel 2022 di 50 miliardi di euro, di cui il 97% di export, perciò siamo un ponte verso il mondo e dobbiamo continuare ad andare nella giusta direzione. Secondo i dati Istat di produzione industriale, l’Italia ad agosto, nel dato mensile, ha fatto meno 2,5% mentre l’industria farmaceutica è il primo settore con un più 10,9%”.
Fronte comune
L’Italia non è sola nel fronteggiare la riforma voluta dalla Commissione europea. “La contrarietà – conferma Cattani – è condivisa da un ampio numero di Paesi, come Germania e Francia, che come noi hanno una industria manufatturiera forte. Ci auguriamo che venga cambiata dal nuovo Parlamento dopo le elezioni europee di giugno. Oggi sarebbe una perdita ulteriore di capacità rispetto a Cina o altri hub dell’innovazione su scala mondiale. La dimensione competitiva in Europa non è compresa o è vissuta in maniera ideologica e anti industriale. Ciò può essere un danno fatale per le aziende europee che lavorano nell’innovazione e per i cittadini nell’accesso a tutti i farmaci”.
Al passo con il resto del mondo
In termini macroeconomici, il settore farmaceutico rappresenta la prima industria che traina la produzione e che impatta con due punti percentuali il Pil del Paese. “Se avessimo condizioni più attrattive – osserva Cattani – potremmo crescere di un punto ulteriore nei prossimi cinque anni. Su questi numeri ci confrontiamo in maniera proficua e proseguiamo la discussione con il governo a cui chiediamo un cambiamento o rispetto al passato perché l’Italia in Europa e l’Europa nel mondo devono stare al passo della competizione”.