Sul contrasto ai femminicidi occorre uno sforzo comune della politica. Per evitare che la coscienza critica e questo grande senso di responsabilità, innescato dalle manifestazioni, duri lo spazio di un mattino e poi rischi di essere nuovamente travolto dalle singole emergenze e quindi destinato nell’arco di poco tempo a essere dimenticato, forse è opportuno che da parte delle forze politiche, dei movimenti culturali e delle forze sociali ci sia una forte, convinta e consapevole unità culturale
Le grandi, positive e incoraggianti, manifestazioni promosse da molte organizzazioni del mondo femminile e femminista hanno indubbiamente scosso il nostro Paese dopo la tragica e drammatica vicenda legata al brutale assassinio della povera Giulia.
Manifestazioni che si sono svolte in tutto il Paese con una grande partecipazione popolare e che, comunque sia, hanno avuto il grande merito di richiamare l’attenzione attorno a un tema che non può più essere sottovalutato. È cioè, quello della libertà e del rispetto delle donne. Sempre e in qualsiasi momento.
Ora, per evitare che questa coscienza critica e questo grande senso di responsabilità duri lo spazio di un mattino e poi rischi di essere nuovamente travolto dalle singole emergenze e quindi destinato nell’arco di poco tempo ad essere dimenticato, forse è opportuno che da parte delle forze politiche, dei movimenti culturali e delle forze sociali ci sia una forte, convinta e consapevole unità culturale.
E cioè, senza forzature e senza propaganda, continuare a coltivare, diffondere e praticare valori comuni. Apparentemente, una operazione persin troppo facile da richiamare ma che poi, come ben sappiamo e come la concreta esperienza insegna, rischia di andare in difficoltà nella pratica di tutti i giorni.
Cioè, per dirla con parole molto più semplici, valori comuni che vengono puntualmente sacrificati sull’altare della propaganda di partito, del massimalismo culturale e della estremizzazione politica. Insomma, non ci possono essere valori comuni se poi vengono collocati in un quadro politico che pratica sistematicamente la radicalizzazione del conflitto politico, se crede in un bipolarismo sempre più selvaggio e se, infine, si riconosce nella triste e nefasta teoria degli “opposti estremismi”.
Perché si tratta, questa, di una deriva che confligge con una comune condivisione culturale di fondo. Non ci possono essere valori comuni sul terreno culturale se poi, contestualmente, a livello politico prevale la logica della delegittimazione morale del “nemico” seguita dal suo annientamento politico.
Sono due piani semplicemente incomunicabili e destinati ad entrare in conflitto in modo permanente. Ecco perché è bene sottolineare che la ricerca e il consolidamento di un quadro valoriale comune si può raggiungere solo se, a livello politico, prevale quella che viene definita come una normale e fisiologica democrazia dell’alternanza.
E cioè, una alternanza tra ricette programmatiche diverse, se non addirittura alternative, ma che non mettono affatto in discussione un sistema valoriale di fondo in cui si riconoscono entrambi gli schieramenti politici e i rispettivi partiti.
Solo così è possibile coltivare e praticare quel rispetto democratico tra i vari attori politici in campo e, al contempo, garantire valori comuni di fondo. Un obiettivo, questo, decisivo per far sì che le grandi battaglie di civiltà – come quella richiamata nelle grandi manifestazioni del fine settimana in tutta Italia – non vengano, e per l’ennesima volta, sacrificate sull’altare delle convenienze di partito e degli egoismi dei rispettivi schieramenti politici. In gioco, infatti, c’è la difesa di quei valori che sono alla base di una civiltà autenticamente e convintamente democratica e costituzionale.