Il 4 novembre è la festa delle Forze armate nazionali, un patrimonio che è di tutti e come tale dovrebbe essere percepito. In un momento di fragilità internazionale, tra l’altro, dovrebbe anche essere un momento per riflettere sulla necessità che la Difesa sia messa in condizione di svolgere il suo compito di fronte alle tante sfide che attendono il Paese e il mondo. La riflessione di Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali
Il 4 novembre è prima di tutto la festa dell’Unità nazionale, e poi e anche la festa delle Forze armate, perché senza le Forze armate, senza il loro apporto e il loro sacrificio, non esisterebbe una unità nazionale. Non solo adesso, ma soprattutto nella Storia, le Forze armate hanno rappresentato il divenire italiani, una tendenza che nella Prima guerra mondiale (che il 4 novembre ricorda, data dell’armistizio ndr) in Italia si realizza compiutamente per la prima volta. Questo è il significato della festa, ricordare che noi siamo l’eredità di quello che eravamo allora.
Il 4 novembre, allora, andrebbe ricordato tutti i giorni, perché l’apporto di uomini e donne in uniforme è quotidiano. Basti pensare ai terribili eventi che si stanno realizzando in queste ore in Toscana per il maltempo, e alla presenza delle Forze armate nell’aiutare la popolazione colpita dalla calamità. Pensiamo ai militari che quotidianamente supportano i processi democratici in tantissimi Paesi e rappresentano un elemento di terzietà rispetto a realtà che altrimenti sarebbero confliggenti tra loro. Pensiamo ai nostri Carabinieri, che sono ogni giorno sulle strade quali militari che si occupano della sicurezza pubblica. E infine, ricordiamo i tanti militari caduti durante la pandemia, e lo straordinario apporto che le Forze armate hanno dato per contenere in maniera determinate il Covid-19, attraverso una incredibile campagna vaccinale il cui merito va al ministero della Difesa, oltre che a quello della Ricerca.
Di fronte a tutto questo, provo allora profondo imbarazzo per quanti alimentano il dibattito sul 4 novembre, perché le Forze armate italiane sono un patrimonio della nazione tutta, non di un governo. La Difesa è al servizio del Paese, e chi pensa che sia “di una parte” piuttosto che di un’altra, evidentemente hanno perso il senso di una nazione e cosa significhi per l’Italia.
Le Forze armate italiane svolgono ogni giorno un’opera incredibile con risorse da sempre estremamente limitate. Peraltro, ricordiamo che i tanti viaggi che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha svolto nelle scorse settimane, anche per la crisi di Gaza, hanno dimostrato coma la diplomazia con le stellette sia un legame estremamente efficace. Non c’è dubbio, del resto, che viviamo in una situazione internazionale estremamente fragile. Al di là delle possibili discussioni su come affrontarla, la mia posizione a riguardo è netta: le Forze armate hanno bisogno di maggiori risorse, perché noi non sappiamo quale sarà il futuro, ma di certo appare sempre più critico. E questo è un dato oggettivo. Abbiamo due conflitti che rischiano di diventare ancora più grandi e di allargarsi fino alle porte di casa nostra. Coloro che dicono, quindi, che non è il momento di parlare di aumentare le spese della Difesa, a questo punto, non solo non si rendono conto, probabilmente, del momento in cui il mondo sta vivendo, ma stanno anche creando dei problemi alla sicurezza nazionale.