Il Gcap è “un progetto trilaterale basato su un’uguale partecipazione in termini di costi e benefici e sulla condivisione delle migliori tecnologie tra i nostri tre Paesi”, ha dichiarato Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, dopo l’incontro a Roma con Shapps e Wada
Ieri a Roma si è tenuta una ha riunione tra i vertici della Difesa di Italia, Regno Unito e Giappone sul Global Combat Air Programme, il programma per la realizzazione del jet di sesta generazione. “Stiamo lavorando insieme affinché il Gcap racchiuda le migliori tecnologie e capacità di Italia, Giappone e Regno Unito. Un progetto trilaterale basato su un’uguale partecipazione in termini di costi e benefici e sulla condivisione delle migliori tecnologie tra i nostri tre Paesi”, ha dichiarato Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, al termine dell’incontro con Grant Shapps, segretario alla Difesa britannico, e Yoshiaki Wada, consigliere speciale del ministro della Difesa giapponese. Un lungo e importante colloquio durante il quale sono state poste le basi per la definizione del trattato per avviare l’iter parlamentare che verrà firmato a Tokyo entro la fine dell’anno.
Le puntate precedenti
L’incontro segue il trilaterale avuto a settembre a Londra. Nell’occasione, il ministro Crosetto ha incontrato James Roger Cartlidge, minister (sottosegretario) con delega al procurement della Difesa del Regno Unito, e Kiyoshi Serizawa, viceministro della Difesa del Giappone, a Lancaster House. L’incontro, tra l’altro, avvenne a margine del Dsei, l’importante fiera della difesa e l’aerospazio della capitale britannica, durante la quale le tre capofila del progetto, Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries hanno annunciato la definizione dei termini della collaborazione trilaterale per soddisfare i requisiti della fase concettuale del sistema di difesa aerea di nuova generazione. A quello sono seguiti gli accordi tra Mbda Italia ed Mbda UK insieme a Mitsubishi Electric Corporation ed Elt Group. Gli incontri precedenti: quello di Roma a giugno, che vide la partecipazione dell’allora ministro della Difesa britannico Ben Wallace e il viceministro della Difesa giapponese Atsuo Suzuki; quello di marzo in Giappone quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada, il predecessore dell’attuale ministro, Minoru Kihara. Una serie di trilaterali con l’obiettivo di definire i punti della collaborazione tra i tre Paesi e decidere i nuovi passi da intraprendere per l’attuazione del progetto.
Il Gcap
Il progetto del Global Combat Air Programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado, cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al jet di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre dell’anno scorso, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.
La questione saudita
Tra i temi affrontati nella riunione di martedì c’è stato quello dell’allargamento del programma. Tuttavia, come suggerirei la ritrosia delle fonti di Formiche.net ad affrontare questo tema, l’eventuale coinvolgimento dell’Arabia Saudita rimane un tabù. Su questo il Regno Unito è aperturista mentre il Giappone è fortemente contrario. Nelle scorse settimane si è espresso anche Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, chiudendo la porta: “Il programma è Uk, Giappone e Italia. Punto”, aveva detto a margine dell’assemblea di Confindustria. Il surriscaldamento della crisi israelo-palestinese dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre scorso nel Sud dello Stato ebraico potrebbe rappresentare un ostacolo in più al coinvolgimento saudita nel programma.
La Germania s’affaccia?
Secondo il giornale britannico Times, la Germania sarebbe vicina al ritiro dal progetto franco-tedesco Fcas/Scaf e starebbe trattando con il Regno Unito per entrare nel Gcap. Berlino starebbe usando la trattativa di Londra con l’Arabia Saudita per 48 Eurofighter per avere il via libera britannico nel programma. Una tale decisione potrebbe però portare a un deterioramento senza precedenti delle relazioni tra Francia e Germania, forse anche con il Regno Unito, appena due anni dopo l’episodio dei sottomarini “australiani”.