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Guerra ibrida e intelligence. La sveglia di Guerini alla sinistra (e a Meloni)

Attività con fini malevoli, altro che Totòtruffa. I responsabili dello “scherzetto” al presidente del Consiglio non sono a Palazzo Chigi. Sono al Cremlino. E il presidente del Copasir, non a caso, invita alla “massima attenzione”. L’idea stessa di un capro espiatorio trasformerebbe in successo un’operazione ostile non andata invece a buon fine

Siamo in guerra. L’ha dichiarata il presidente russo Vladimir Putin all’Ucraina, ma anche ai Paesi europei che si sono schierati con Kyiv. A partire dall’Italia, cui confidava particolarmente, avendoci investito così tanto e per tanto tempo. Mario Draghi prima (con successo) e Giorgia Meloni poi sono nel mirino del Cremlino e dei suoi servitori, da quelli comici a Mosca a quelli sciocchi a Roma.

Il duo Vovan e Lexus che ha “bucato” la Presidenza del Consiglio non è una coppia di giovani buontemponi. Sono uno degli strumenti della propaganda russa. I due, al secolo Vladimir Kuznetsov e Alexey Stolyarov, hanno sempre respinto le accuse di lavorare per conto o con il supporto dell’intelligence russa. Ma nel 2016, intervistati dal Guardian, dicevano: “Non faremmo mai uno scherzo a Putin. Non vogliamo fare del male al nostro Paese. Non vogliamo disordini qui; non vogliamo fare nulla che possa aiutare i nemici della Russia”. E in un’altra intervista dello stesso periodo, a Meduza, dimostravano una certa consapevolezza di avere un ruolo in certe dinamiche russe.

In Italia, siccome non abbondiamo di amor di patria neppure in tempi di patriottismo, di fronte a un’azione maligna perpetrata da un Paese ostile, che cosa facciamo? Cerchiamo un capro espiatorio. E chi si colpisce? Ovviamente, la figura fra le più autorevoli a Palazzo Chigi. L’ambasciatore Francesco Talò è un diplomatico di grande esperienza, che in questo anno al fianco di Meloni ha rappresentato un baluardo a supporto della politica estera del governo. Tutto d’un tratto il lavoro fatto si trasforma in una sorta di boomerang. Si decide di sacrificare al pubblico ludibrio un ufficio sensibilissimo a supporto del capo del governo. Neanche i russi potevano sperare di meglio.

L’opposizione insieme al circo dei media ha cercato di sbeffeggiare Meloni e cercare i colpevoli non rendendosi conto che non era stato uno scherzo di Gianni Boncompagni o di qualche emittente radiofonica. È stato un atto sofisticato di guerra. Persino persone serie hanno finito per scimmiottare i battutisti della domenica. Uno spettacolo non degno. A riportare la politica italiana alla dimensione dell’interesse nazionale ci ha pensato Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, che ha mostrato di avere a cuore il Paese oltreché la casacca di partito. È lui che invita alla “massima attenzione” e cita esplicitamente, pur con la prudenza che lo contraddistingue, “attività con fini malevoli”. Altro che Totòtruffa e baggianate da bar dello sport. Qui c’entra la sicurezza nazionale.

Le parole sagge di Guerini – che non a caso aveva parlato con il sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica – non sono, sia chiaro, un’accusa ai nostri 007, un ulteriore scaricabarile. Sono piuttosto un chiaro avviso ai naviganti: non facciamoci del male cercando colpevoli che sono vittime. Guardiamo la realtà. La Russia sta tentando di destabilizzare l’Europa e anche l’Italia. Il tentativo dei comici con Meloni è fallito. Rischia solo di avere successo per cialtroneria tutta interna.


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