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Informazioni top secret e propaganda. Gli obiettivi delle spie di Putin in Italia

L’ambasciata russa di Roma nel mirino dell’intelligence, scrive Repubblica: prelevati 4 milioni in contanti, allarme della Banca d’Italia e Copasir informato. Ma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Ecco perché

Da quando è iniziata l’aggressione russa dell’Ucraina, da due conti correnti dell’ambasciata russa a Roma sono stati prelevati 4 milioni di euro in contanti, in certi casi anche con richieste allo sportello intorno ai 100.000 euro per volta. Lo ha riportato ieri Repubblica, spiegando che le anomalie hanno fatto scattare l’allarme di Banca d’Italia, in particolare dell’Ufficio di informazione finanziaria (in meno di 18 mesi sono partite 20 segnalazioni sospette), e che il Copasir è stato informato. Di questi strani movimenti si era già occupato il Corriere della Sera a febbraio e a luglio.

È una strategia per aggirare le sanzioni e i conti correnti russi bloccati all’indomani dell’invasione? Forse. Tuttavia, spiega Repubblica, sul tavolo c’è anche l’ipotesi, “forse la più credibile” che “il denaro prelevato sia frutto di una più complessa strategia che si poggia sull’informazione: riceverne e veicolarla”. “Quindi pagare in nero determinati soggetti senza lasciare traccia, i target in questo caso sarebbero le forze armate o altri settori vitali dello Stato che possono fornire, dietro pagamento, informazioni rilevanti, ad esempio su delle nuove armi”, spiega la testata. Oppure per pagare “influencer, giornalisti o commentatori affinché sposino la causa del Cremlino”.

Potrebbe, però, essere solo la punta dell’iceberg. Proprio ieri dall’inchiesta giornalistica internazionale “Cyprus Confidential” è emerso che il pluripremiato giornalista tedesco Hubert Seipel, autore di una biografia del presidente russo Vladimir Putin e figura di riferimento nel panorama mediatico tedesco per le questioni che riguardano la Russia, sarebbe stato pagato in maniera occulta, tramite una società di comodo con sede nelle Isole Vergini britanniche, dall’oligarca russo Alexej Mordashov, vicino al leader e colpito da sanzioni sia degli Stati Uniti sia dell’Unione europea a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ben 600.000 euro (ma l’interessato nega) per finanziare il saggio “Il potere di Putin. Perché l’Europa ha bisogno della Russia”, pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Hoffmann und Campe di Amburgo, che si è detta all’oscuro di tutto.

Ci sono, dunque, in contanti e i bonifici da società di comodo per finanziare la propaganda. Ma non solo. Basti pensare ai bitcoin, ben più “sicuri”, ai finanziamenti ad associazioni o iniziative, o ancora all’acquisto di beni come appartamenti.

Come ha spiegato nei mesi scorsi su Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici, su Formiche.net, a differenza delle operazioni Humint dei servizi segreti occidentali che sono focalizzate soprattutto sul reclutamento di fonti informative, quelle dell’intelligence russa mira, anche con prospettive temporali di lungo termine e tecniche di ricatto, “a reclutare sia informatori occulti che agenti di influenza, ai quali la tradizione operativa dei servizi segreti sovietici e oggi russi attribuisce grande importanza”. Infatti, ha scritto Germani, il principale obiettivo dell’intelligence russa in Italia è “reclutare persone che hanno accesso a informazioni sensibili e documenti classificati di carattere politico, militare, economico o tecnologico d’interesse per Mosca (cioè personale che lavora in settori sensibili delle Istituzioni politiche, della pubblica amministrazione civile e militare, e delle industrie strategiche), oppure che possono influenzare un processo decisionale politico o economico (decisori politici e loro consulenti, alti funzionari pubblici, uomini d’affari). I servizi russi sono, altresì, interessati a utilizzare come agenti di influenza persone autorevoli che possano veicolare all’opinione pubblica italiana i messaggi della disinformazione e della propaganda del Cremlino: giornalisti, opinionmaker, scrittori e blogger, professori universitari, ricercatori di think tank”.

“Il fatto che ci siano fiumi di denaro che vengono veicolati evidentemente pone un problema di carattere sistemico rispetto al quale è bene porsi l’interrogativo rispetto all’uso che se ne fa”, ha dichiarato Enrico Borghi, senatore di Italia Viva e membro del Copasir, all’Adnkronos. Ricordando la telefonata dei comici russi a Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Borghi ha dichiarato ancora che “la Russia sta svolgendo un’azione una destabilizzazione comunicativa e informativa, se dispone di ingenti risorse liquide, non tracciabili, questo tema pone un interrogativo”. Il senatore ricorda che il tema “non è nuovo” tanto da spingerlo, a luglio scorso, a presentare un’interrogazione in merito “all’attivismo estero del governo di Mosca di cui si ha avuto prova con la nota missione ‘Dalla Russia con amore’”. Concordata dall’allora governo Conte II e ufficialmente avviata per support ed aiuto nelle primissime fasi della pandemia Covid-19 nella provincia di Bergamo, rimane avvolta da “numerosi dubbi, sia in relazione ai reali obiettivi del contingente russo, sia alle modalità ed entità di finanziamento della missione”, ha spiegato Borghi.



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