Skip to main content

La Storia in un Capello. Inghilterra-Italia ‘73, e non solo

Cinquantesimo anniversario della prima vittoria dell’Italia nello Stadio di Wembley. Era il 14 novembre 1973, che è anche la data di un’altra e ben più epica partita: quella disputata sempre da Italia e Inghilterra nel 1934, nella fitta nebbia di Highbury. E oggi Re Carlo III festeggia i suoi 75 anni…

Cinquant’anni. Sono trascorsi esattamente cinquant’anni da quella sera del 14 novembre 1973 in cui la Nazionale italiana guidata Ferruccio Valcareggi sbancò nientemeno che Wembley, il tempio del Calcio, con una rete di Fabio Capello su assist di Giorgio “Long John” Chinaglia. Chinaglia, quello che secondo Rino Gaetano “non può passare al Frosinone”. Quello che qualche mese dopo trascinerà la Lazio di mister Maestrelli – una banda, quella biancoceleste, dal retrogusto neofascista – alla conquista del primo scudetto della sua storia. Un attaccante che serve in area un difensore, gli Azzurri che sconfiggono i Tre Leoni (non di Ladispoli): davvero un mondo all’incontrario.

Ventimila i “lavapiatti” italiani allo stadio quella sera, colmi di gioia come in rarissimi altri casi. Quello più brutto, l’eliminazione della Nazionale al Mondiale dell’anno seguente in Germania Ovest che finirà per ispirare a Giovanni Arpino il bellissimo Azzurro tenebra. Quello più bello, ancora in Germania, nel 2006, e ce lo ricordiamo ancora tutti. Oggi, dati Aire alla mano, gli italiani che vivono Oltremanica sono 439 mila (di cui 180 almeno mila, secondo l’Office for National Statistics, nella sola Londra) mentre quelli che hanno scelto la terra di Hegel e Rummenigge sono più di 800 mila: numeri pesanti nel bilancio della “fuga dei cervelli” che il governo vorrebbe combattere dimezzando gli sgravi per i connazionali residenti all’estero. Quante cose si possono raccontare, con il calcio.

Ma il 14 novembre è anche la data di un’altra e ben più epica partita: quella disputata sempre da Italia e Inghilterra nel 1934, nella fitta nebbia di Highbury. Fummo sconfitti, ma dopo una battaglia ad altissimo gradiente agonistico disputata in dieci contro undici. Quella “vittoriosa sconfitta” divenne immediatamente simbolo dell’Italia “proletaria e fascista” neocampione del Mondo piegata solo da quegli irriducibili inventori del football che al Mondiale non partecipavano per snobismo. Un anno e qualche giorno dopo “il popolo dai cinque pasti” di mussoliniana memoria contribuirà a farci infliggere dalla Società delle Nazioni ben altra sconfitta: le sanzioni economiche per aver invaso l’Etiopia (o Abissinia, per i nostalgici). Wembley lo avremmo espugnato altre volte. L’ultima l’11 luglio 2021 con la conquista del secondo Europeo del nostro palmarès, e proprio a spese degli inglesi: una straordinaria boccata di ossigeno e ottimismo dopo un anno e mezzo di apprensione e mascherine anti-contagio.

Ma in queste ore in Inghilterra i pensieri sono altri. Il Paese è in festa per il 75° compleanno di Carlo III, figura mai troppo amata dai sudditi di Sua Maestà, molto più affezionati (anche solo per abitudine) alla compianta Lilibet. “Love in the 90’s is paranoid”, cantavano i Blur trent’anni fa: anche oggi non si scherza, comunque.

Un’Inghilterra, quella che si appresta a intonare God save the King, apparentemente allo sbando, con strade e piazze stipate ogni sabato da centinaia di migliaia di manifestanti pro-Palestina. Un’Inghilterra stancamente governata dai Conservatori, che dopo aver immolato cinque premier e un numero sproporzionato di ministri, hanno esaurito tutti i buoni propositi a disposizione: e no, il rientro a sorpresa del grande ex David Cameron – primo promotore e prima vittima del referendum sulla Brexit – non rientra fra questi.

Nel frattempo, i Laburisti rinvigoriti dalla nuova gestione Starmer continuano a macinare consensi e si preparano a tornare a Downing Street a tredici anni dal mesto addio di Gordon Brown. Noialtri, invece, dobbiamo ancora staccare il biglietto per i prossimi Europei: al varco ci attende la nefasta Macedonia del Nord, contro la quale giocheremo di venerdì 17. Ma noi non siamo scaramantici, giusto?

×

Iscriviti alla newsletter