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Kissinger, l’uomo, l’amico. Il ricordo di Viscusi

Dalla passione per il calcio alle feste organizzate assieme, la testimonianza di Viscusi (ex senior adviser di Eni e amico personale di Henry Kissinger) fornisce uno spaccato sulla vita privata di una delle colonne portanti della politica internazionale nel ventesimo secolo

“Ci conoscevamo molto bene, io ed Henry. Eravamo vicini di casa sia a Manhattan che nel Connecticut, perché da bravi newyorchesi avevamo sia la casa a Manhattan che in campagna”. Inizia così il ricordo di Enzo Viscusi, ex senior adviser di Eni (“Mi ha assunto Mattei stesso nel ’62”) e amico personale di Henry Kissinger, il politico americano scomparso ieri a 100 anni, di cui conosceva il lato umano più quello che politico. “D’altronde, nelle numerose feste che organizzavamo non si parlava quasi mai di politica, ma del più e del meno. E anche gli invitati non erano esponenti del mondo politico, o perlomeno non solo: ai nostri party partecipavano persone diverse”. Viscusi ricorda di quella volta che presentò a Kissinger Gianni De Michelis: “Aveva insistito così tanto, moriva dalla curiosità. Così ho organizzato l’incontro e gliel’ho presentato”.

Dalle parole di Viscusi emerge un quadro poliedrico. “Non so se lo definirei modesto, userei piuttosto il termine spiritoso. E la sua indole strategica non si applicava soltanto al campo della politica, era anche un grande appassionato di calcio e di strategie calcistiche. Credo abbia anche giocato a calcio in Germania, quando era giovane. Come me, anche se io l’ho fatto da più grandicello, all’università. Una volta mi disse che secondo lui la tecnica del ‘catenaccio’ inventata dagli italiani, non era più valida. Ma come si può dire una cosa simile!”.

E ancora, il forte legame che aveva con sua moglie Nancy Maginnes, e le sue origini mitteleuropee (“Pur parlando un inglese perfetto, non ha mai perso quella cadenza tedesca. D’altronde il tedesco era la sua lingua madre, che ha imparato sin da bambino”). E la sua profonda lucidità, che lo ha sempre caratterizzato e che “ha mantenuto fino all’ultimo”, sospira Viscusi. Che chiude la nostra conversazione affermando che il suo amico Kissinger “fosse, senz’altro, un grande personaggio”.

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