“Una guerra che non si è mai conclusa con il conseguimento della pace comporta il rischio costante di nuove violenze”, ha detto il Presidente della Repubblica nella zona demilitarizzata. Parlando da un luogo in cui ciò che viene fatto “ha il respiro della storia” ed è “particolarmente importante per evitare esplosioni di violenza ulteriori”, il Capo dello Stato ha lanciato un messaggio di pace guardando anche agli altri conflitti e guerre nel mondo
“Una guerra che non si è mai conclusa con il conseguimento della pace comporta il rischio costante di nuove violenze”. Lo ha detto Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, al termine della visita condotta oggi a Panmunjom, villaggio nella zona demilitarizzata che sorgeva a cavallo del 38° parallelo e che tra il 1951 e il 1953 ospitò le trattative per l’armistizio tra il Nord e il Sud che si conclusero senza un vero e proprio accordo di pace e perciò fu creata questa zona demilitarizzata.
Parlando da un luogo in cui ciò che viene fatto “ha il respiro della storia” ed è “particolarmente importante per evitare esplosioni di violenza ulteriori”, il capo dello Stato ha lanciato un messaggio di pace guardando anche agli altri conflitti e guerre nel mondo.
A partire dall’aggressione russa dell’Ucraina, mettendo implicitamente in guardia da un accordo posticcio. “A 70 anni dall’armistizio qui la guerra continua”, ha spiegato nel corso della visita il generale britannico Andrew Harrison, vice comandante del contingente delle Nazioni Unite nell’area. Il leader nordcoreano Kim Jong-un “ha accelerato il processo di militarizzazione e riarmo. La Corea del Nord ha alcuni missili balistici intercontinentali che possono colpire Roma o Washington. Per la prima volta questa dittatura instabile ha il potere di attaccare militarmente e nuclearmente”, ha aggiunto, sottolineando come con le crisi in corso in Ucraina e in Medioriente non ci sia “molta attenzione” per questa porzione del mondo. “Sotto questa patina apparente di tranquillità e pace si nasconde un effettivo rischio di guerra”, ha concluso l’alto ufficiale.
Senza dimenticare il surriscaldamento della crisi israelo-palestinese dopo l’attacco del 7 ottobre scorso perpetrato da Hamas nel Sud di Israele. Mattarella non poteva conoscere i piani dell’organizzazione terroristica il giorno prima dell’assalto definito poi da lui “vile”, quando parlando di Ucraina al vertice di Arrajolos a Porto aveva sottolineato l’importanza della solidarietà all’Ucraina, perché sostenendola scongiuriamo il pericolo di un conflitto dai confini imprevedibili. Il capo dello Stato aveva anche evocato il clima che precedette lo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando l’Europa non si accorse, tra il 1938 e il 1939, dei collegamenti tra fatti gravissimi e soltanto in apparenza slegati uno dall’altro. “E cedette, cedette, cedette finché si trovò di fronte all’inferno”, come ha ricordato Paolo Mieli sul Corriere della Sera all’indomani dell’assalto di Hamas.
Le parole di oggi di Mattarella sono un monito al mondo, ma in particolare all’Europa. Ieri sconvolta dall’aggressione russa dell’Ucraina e assente sulla crisi in Israele, oggi rischia di illudersi che le Coree siano lontane.
Visita di Stato nella Repubblica di #Corea 🇰🇷: la dichiarazione alla stampa del Presidente #Mattarella 🇮🇹 al termine della visita alla zona demilitarizzata tra Corea del Sud e Corea del Nord pic.twitter.com/wDhZ0PeP66
— Quirinale (@Quirinale) November 8, 2023