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Valori occidentali, economia cinese? La frammentazione globale nel sondaggio Ecfr

La rilevazione condotta dal think thank europeo in collaborazione con Oxford fornisce la prova quantitative di come il resto del mondo si senta vicino ai valori dell’Occidente, ma sul piano pratico questa vicinanza sia molto meno marcata

Una visione polarizzata dei leader occidentali, che si estrinseca attraverso le lenti dell’ideologia e dei sistemi politici, contrapposta a quella dell’opinione pubblica mondiale, che invece preferisce una maggior fluidità nel posizionamento dei governi e nella scelta dei partner con cui cooperare, in relazione alle singole questioni. Un mondo multipolare e complesso, con dinamiche di funzionamento regolate da logiche incrociate.

È questo lo scenario delineato dal sondaggio realizzata dall’European Council on Foreign Relations in collaborazione con il progetto di ricerca dell’università di Oxford “Europe in a changing world”, e curata da Ivan Krastev, Timothy Garton Ash e Mark Leonard. La rilevazione demoscopica è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2023 in undici Paesi europei (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera e Gran Bretagna) e dieci extraeuropei (Cina, India, Turchia, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Arabia Saudita, Indonesia, Corea del Sud e Brasile(.

Rilevazione i cui risultati estrinsecano in forma numerica la complessità e la ricchezza di contraddizioni della società globale a cui accennavamo poco sopra. Come si può riscontrare dal forte sostegno espresso dagli intervistati di tutti i continenti nei confronti dei valori occidentali (di cui viene riconosciuto il fortissimo soft power), che si scontra però con il pessimismo nei confronti del futuro dell’Occidente, pessimismo diffuso anche negli stessi Stati che ne fanno parte (47% degli intervistati negli Stati Uniti e il 40% in Corea del Sud).

Vincono le democrazie 

I valori liberali in generale sono apprezzati dagli interpellati di tutto il mondo, come confermato dalle domande più specifiche. Come nel caso dei diritti umani, dove i cittadini di Brasile, India, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia e addirittura Arabia Saudita hanno detto di preferire che i loro Paesi siano più vicini all’Occidente che alla Cina e ai suoi partner. O del regime di controllo su Internet, dove la maggioranza degli intervistati si è (tranne che in Russia) posizionata più vicina a Washington e alleati che a Pechino.

Chi è più forte?

Anche sul piano militare l’attrattività dell’Occidente è estremamente marcata. In Corea del Sud (75%), India (64%), Brasile (62%), Sud Africa (54%) e Turchia (51%), la maggioranza dei cittadini preferirebbe che il proprio Paese collaborasse più strettamente in materia di sicurezza con un blocco a guida americana piuttosto che con un fronte guidato da Pechino. Maggioranza registrata anche in Sudafrica, Arabia Saudita e Turchia, anche se questi tre Paesi sono più divisi su questo punto (con percentuali di opinioni favorevoli rispettivamente pari al 48% nei primi due casi e al 43% nel secondo). Ancora una volta, è la Russia a dare risultati opposti, con la maggioranza dei russi che preferirebbe una più stretta cooperazione militare con Pechino.

La Cina riferimento economico?

L’unico aspetto dove il Dragone trionfa sul mondo liberale è quello economico. La maggioranza degli intervistati in Russia (74%), Arabia Saudita (60%), Sud Africa (60%), Indonesia (53%) e Turchia (50%) ha dichiarato di preferire infatti una più forte cooperazione economica con Pechino, mentre solo in India (65%) e Brasile (50%) è emersa una maggiore vicinanza agli Stati Uniti rispetto alla Cina.

Percezione ucraina 

Anche il conflitto in Ucraina è un tema che mostra una diversa percezione sul piano globale. La maggioranza in Russia (63%), Cina (57%), Arabia Saudita (54%) e Turchia (51%) ritiene che gli Stati Uniti siano già “in guerra” con la Russia, e che quella in corso in Ucraina sia una vera e propria proxy war. In Europa (36%, in media), Stati Uniti (20%), India (24%) e Brasile (28%) gli intervistati ritengono invece il contrario. La polarizzazione è invece visibile nella visione che si ha sul conflitto. In Cina (48%), Russia (46%), Arabia Saudita (46%), Sud Africa (46%), India (45%), Turchia (43%), Indonesia (34%) e Brasile (31%) la maggioranza ritiene che il conflitto debba finire il prima possibile, anche a costo di perdite territoriali per l’Ucraina. Mentre negli Stati Uniti (42%) e in Europa (33%), prevale la visione opposta, secondo cui “l’Ucraina deve riconquistare tutto il suo territorio, anche a costo di una guerra più lunga o più ucraini uccisi e sfollati”.

Chi ostacola la pace?

Molto diffusa è anche l’idea che sia l’Occidente, più che la Russia, a ostacolare la pace. Grandi maggioranze in Cina (82%), Russia (71%) e Arabia Saudita (57%), Indonesia (46%), Turchia (49%) e India (39%) ritengono che gli Stati Uniti, l’Ue o l’Ucraina siano il più grande ostacolo alla pace tra Russia e Ucraina. Mentre in Corea del Sud (67%) e Brasile (37%) ritengono viceversa che la Russia sia l’ostacolo maggiore, opinione maggiormente condivisa anche tra gli americani (58%) e gli europei (56%). Con la maggioranza degli intervistati in Russia (86%), Cina (74%), Arabia Saudita (70%), India (63%), Indonesia (60%), Sudafrica (59%), Turchia (55%) che vede la Russia come vincitrice in un arco di 5 anni, mentre Stati Uniti (52%), Europa (46%) e Corea del Sud (43%) sono invece dell’opinione opposta.

E sul nucleare?

Generalmente forte anche l’attitudine pro-nucleare degli intervistati. In Cina (86%), Arabia Saudita (62%), Corea del Sud (56%), Stati Uniti (55%), India (54%) e Turchia (48%) ampie maggioranze sostengono che il proprio Paese debba dotarsi di armi nucleari. Gli europei appaiono più in disaccordo, poiché solo il 16% sarebbe favorevole a questa proposta, mentre il 63% contrario. Anche in Brasile e Indonesia prevalgono opinioni contrarie alla disponibilità di armi nucleari.


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