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Come regolamentare il telemarketing illegale. La riforma proposta da FdI

Di Francesco Tedeschi

I call e contact center fanno parte di un comparto che da anni chiede alle istituzioni di mettere mano al ginepraio normativo in cui si trova ad operare. La prima firmataria della legge, Eliana Longi di FdI, afferma infatti che la riforma proposta ha il fine di “restituire al settore il valore e la credibilità che merita, essendo un’attività produttiva dall’alto potenziale economico, sociale, generazionale, territoriale e di sistema”

Quante volte accade di ricevere telefonate da numeri sconosciuti, di venire contattati da venditori di aziende mai sentite nominare ma che sembrano conoscere nome e cognome di chi contattano. Ma non solo. L’idea quando si pensa ai call e contact center nell’immaginario comune, è quella di un settore precario e poco regolamentato. Un comparto che da anni chiede alle istituzioni di mettere mano al ginepraio normativo in cui si trova ad operare con un riforma. Una riforma che non ha più da attendere.

Martedì, infatti, è stata presentata da Fratelli d’Italia una proposta di legge che ha l’ambizione di essere più ampia possibile e andare a tutelare imprese, consumatori e lavoratori. “Rimettere le mani su questo settore per rilanciarlo, partendo da due elementi chiave: la centralità del cittadino-consumatore e la sicurezza dei suoi dati”, questa l’ambizione della prima firmataria della legge, Eliana Longi di FdI, al fine di “restituire al comparto il valore e la credibilità che merita, essendo un’attività produttiva dall’alto potenziale economico, sociale, generazionale, territoriale e di sistema”. Insomma, si tratta di un primo passo, ma l’esame che verrà avviato in Parlamento sarà l’occasione per migliorare la proposta, grazie anche agli spunti e alle riflessioni che verranno raccolti, coinvolgendo tutti gli attori del mondo Call e Contact centre.

Un comparto, che vale la pena ricordarlo, vanta un fatturato complessivo che supera i 2,8 miliardi di euro – 6 se si considera anche quello indiretto – e fa registrare alti e costanti tassi di crescita con moltiplicatori importanti in tutta la filiera collegata. È stato resiliente alla crisi Covid, ha un’elevata occupazione giovanile (+17% rispetto alla media nazionale), femminile (+34% rispetto alla media nazionale) e a tempo indeterminato (+9% rispetto alla media nazionale), è presente in particolar modo al Sud, Campania (20%), Sicilia (8%) e Puglia (6%). Inoltre è tra i comparti che ha investito di più in tecnologia e innovazione, facendo registrare dal 2002 la maggiore crescita degli investimenti (+8%) rispetto alla media italiana (+0,7%), per un totale cumulato di circa 1,2 miliardi di euro. Questa la fotografia che ne scattava l’anno scorso Studio Ambrosetti per Assocontact.

Tuttavia, al di fuori delle prestazioni, il virtuosismo del settore è spesso inquinato da chi opera nell’illegalità. Parliamo del cosiddetto Telemarketing illegale: chiamate aggressive, comportamenti scorretti, truffe ed esfiltrazione di dati. Tutto ciò colpisce i cittadini, squalifica il servizio, lede la reputazione dell’industria. Si tratta di una sfida che vede tutte le istituzioni coinvolte, come testimonia l’approvazione del nuovo Codice di Condotta da parte dell’Autorità Garante della Privacy grazie al lavoro corale di tutte le associazioni e del Codice di Condotta Agcom. “Contrastare il Telemarketing illegale vuol dire anche garantire maggiore qualità ed efficacia del servizio; per questo nella proposta di legge è stato inserito l’obbligo della pronta risposta”, ha ricordato Longi. Ma non solo, per quella che è una proposta di legge che dice di mettere al centro le persone.

Scopo della legge è anche quello di “valorizzazione e tutelare, anche con incentivi, le aziende italiane che investono sul territorio nazionale”,  ricorda Manlio Messina, vice capogruppo di FdI alla Camera. “Questa Pdl è pensata anche allo scopo di incrementare il lavoro in Italia, l’occupazione soprattutto al Sud, dei nostri giovani. Per questo siamo d’accordo con politiche finalizzate a defiscalizzare i processi di reshoring. Saremo sempre dalla parte di chi resta in Italia o decide di tornare”.

In ultimo, la proposta di legge mira ad intervenire per chiarire e estendere in modo universale la clausola sociale a prescindere dai Ccnl applicati. Proprio su questo tema nelle scorse settimane, nell’ambito dell’approvazione del Decreto Lavoro, è stato votato un nostro emendamento che impone l’obbligo di rispettare la clausola sociale per i dipendenti da imprese anche nei cambi appalto inerenti al mercato Servizi a Tutele Graduali e, successivamente, al mercato libero. Nella convinzione, ha concluso Longi, che “rafforzare la clausola sociale vuol dire difendere la sicurezza dei lavoratori, soprattutto oggi in un momento di continua trasformazione”.



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