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Mogli disoccupate e figli senza asilo. Le spie cacciate dall’Ue scrivono a Putin

Una lettera di undici funzionari del Gru guasta la giornata nazionale dell’intelligence militare. Il rientro in patria non è stato come sperato. E come meritato, visto che l’agenzia era stata l’unica ad avvertire che le truppe russe non sarebbero state accolte con favore in Ucraina

Il 5 novembre la Russia ha celebrato la Giornata dei servizi segreti militari con la tradizionale cerimonia al quartier generale del Gru in Khoroshevskoe Shosse. Ma a rovinare i festeggiamenti è una lettera inviata da undici ufficiali dell’agenzia d’intelligence militare al presidente Vladimir Putin e diffusa dal media indipendente in lingua russa The Insider. Lamentano che il ritorno in patria dopo le espulsioni dai Paesi occidentali nei quali operavano sotto la più classica delle coperture, quella di diplomatici, è stato difficile.

Nella lettera si legge che, in seguito all’inizio di quella che il Cremlino definisce “un’operazione militare speciale”, l’Unione europea, tra gli altri, “ha dichiarato una guerra diplomatica al nostro Paese” in cui gli ufficiali dei servizi segreti “che svolgono un lavoro difficile e talvolta rischioso” hanno dovuto lasciare i Paesi europei. Per molte famiglie “la partenza inaspettata dalle missioni diplomatiche è diventata una tragedia personale e ha dato origine a numerosi problemi”. Tra questi, il pagamento dell’alloggio a Mosca e la ricerca di posti a scuola e all’asilo per i loro figli. “Quasi tutte” le mogli “hanno un’istruzione superiore e sono andate a cercarsi un lavoro, ma non ci sono professioni e stipendi decenti”, si legge ancora. Una di loro si è sentita offesa perché le era stato suggerito di consegnare pizze. Rivolgendosi a Putin, gli undici scrivono: “Vladimir Vladimirovich, vorremmo sottolineare che non ci stiamo lamentando, stiamo cercando di essere corretti”.

Sono stati 698 i diplomatici russi espulsi dai Paesi europei, di cui 30 dall’Italia (era l’aprile dell’anno scorso). Le fonti di The Insider confermano le valutazioni delle agenzie d’intelligence occidentali: quasi la metà di questi erano ufficiali dei servizi segreti russi (Gru ma anche Svr e Fsb). Secondo The Insider, il ministero degli Esteri avrebbe tentato senza successo di trovargli posti in ambasciate in Africa, Asia, Sud America e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Tutto occupato. Nonostante, come hanno ricordato gli undici, il Gru sia stato l’unico servizio a dire a Putin la verità. Cioè che gli ucraini non avrebbero accolto le truppe russe come liberatori. Indicazioni di ieri rimaste inascoltate come le richieste di oggi.

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