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Tecnologie di frontiera, a che punto è l’Italia? Rapporto Ced

Il nostro Paese può accrescere la propria competitività tecnologica puntando sulle grandi eccellenze, si legge nella relazione presentata a Palazzo Piacentini. Il ministro Urso: con la presidenza del G7, il governo sarà parte attiva per un approccio comune sull’IA

Nonostante la “posizione di debolezza come sistema nel suo complesso”, l’Italia ha “le potenzialità per accrescere la propria competitività tecnologica”, a condizione di essere in grado “di fare leva sulla presenza sul territorio nazionale di grandi eccellenze sia nella generazione sia nell’utilizzo delle tecnologie di frontiera”. È quanto si legge nel rapporto del Centro economia digitale, think tank sostenuto da Enav, Enel, Eni, Leonardo, Open Fiber e Tim, presieduto da Rosario Cerra.

LE PAROLE DEL MINISTRO URSO

Il governo sarà “parte attiva” con la presidenza del G7 l’anno prossimo prendendo il testimone del processo di Hiroshima sull’Intelligenza artificiale, completandolo con codici di condotta alla ricerca di una legislazione “che non sia frammentata” tra i Sette, ma anche oltre in Occidente, ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, alla presentazione del rapporto. Questo anche perché la Cina, ha sottolineato il ministro, rappresenta “un altro sistema e un’altra cultura” nello sviluppo delle tecnologie di frontiera, compresa l’Intelligenza artificiale. Urso ha anche ricordato la prossima nascita della Fondazione nazionale per l’Intelligenza artificiale a Torino che dovrebbe essere operativa già nel corso del prossimo anno.

CHI C’ERA A PALAZZO PIACENTINI

All’evento a Palazzo Piacentini hanno preso parte: Federico Eichberg, capo di gabinetto del ministero, che ha ricordato la recente riorganizzazione del ministero con la nuova direzione generale per le nuove tecnologie abilitanti che vedrà la luce a inizio dell’anno prossimo; Paolo Quercia, dirigente del Centro studi Mimit; Pasqualino Monti, amministratore delegato di Enav; Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel; Francesca Zarri, direttore technology, R&D & Digital di Eni; Carlo Cavazzoni, senior vice president Digital Infrastructures di Leonardo; Giuseppe Gola, amministratore delegato di Open Fiber; Eugenio Santagata, direttore Public Affairs and Security di Tim.

LE TECNOLOGIE DI FRONTIERA

Nove gli insieme delle tecnologie di frontiere al centro del rapporto: tecnologie abilitanti (Intelligenza artificiale, microprocessori, tecnologie quantistiche, eccetera); comunicazione e connettività (5G-6G e internet by satellite); sicurezza e protezione dei dati (sicurezza cibernetica e biometria); energia; sostenibilità e ambiente; produzione supporto alle operations (come stampa 3D, materiali avanzati, robotica e automation); mobilità e trasporti (veicoli a guida autonoma e droni); analisi dei dati e comportamenti umani; biotecnologie e salute.

IL QUADRO INTERNAZIONALE

Il quadro che emerge dal rapporto indica come la leadership tecnologica degli Stati Uniti nei settori chiave delle tecnologie quantistiche e dell’Intelligenza artificiale sia forte. I progressi realizzati dalla Cina nell’ultimo decennio “appaiono particolarmente significativi” ma “non tali da consentirle di sopravanzare gli Stati Uniti”. Invece, l’Unione europea sta “perdendo terreno in questi settori. Una tendenza che, se non invertita con urgenza, rischia di compromettere in maniera difficilmente reversibile la competitività del sistema europeo della ricerca e dell’innovazione nei confronti dei sistemi più dinamici. Ciò si traduce nella chiara necessità di accelerare ulteriormente sul fronte delle politiche industriali e dell’innovazione, sfruttando il potenziale di competenze e tecnologie” di cui l’Unione europea.

LE PAROLE DI CERRA

“Le politiche industriali, della ricerca e dell’innovazione, quindi, non possono più limitarsi ad ambire a un generico aumento della competitività del sistema paese, ma devono diventare uno strumento di una ‘diplomazia economica avanzata’, ovvero il tentativo intenzionale di uno Stato di incentivare deliberatamente gli attori economici ad agire in modo tale da generare esternalità di sicurezza favorevoli agli interessi strategici dello Stato”, ha spiegato Cerra. In Italia, ha continuato Cerra, “operano in settori altamente strategici, come energia, reti di comunicazione e trasporti, sicurezza e aerospazio, aziende in grado di svolgere un ruolo propulsivo per tutto il sistema economico. In questa prospettiva, la valorizzazione delle iniziative promosse e descritte dalle aziende socie del Centro economia digitale appare di straordinaria importanza, specie nell’ottica di massimizzare le sinergie di sistema che potranno essere realizzate, e di favorire la loro replicabilità e scalabilità sul territorio nazionale”, ha aggiunto.

LE PROPOSTE

Il rapporto si conclude con alcune proposte di policy che riguardano in particolare: l’allargamento della scala a cui operano le filiere strategiche a livello italiano ed europeo; il potenziamento delle politiche industriali di filiera; lo sviluppo del sistema della ricerca italiano ed europeo; la disponibilità di finanziamenti adeguati agli investimenti nelle tecnologie di frontiera; il potenziamento delle competenze; lo sviluppo di un sistema di governance delle tecnologie di frontiera.

(Foto di kiquebg da Pixabay)



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