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Le università digitali come fattore di riduzione delle diseguaglianze sociali

Di Marco Cruciani

Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione sul rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato al Senato

Da un lato i costi elevati per l’affitto di una stanza o di una casa, che hanno portato gli studenti in questi mesi a protestare nelle principali città italiane, dall’altro la difficoltà di conciliare lo studio con il lavoro. Senza contare le difficoltà negli spostamenti interni nelle grandi città. Oggi in Italia esiste una “barriera naturale” che ostacola l’accesso all’istruzione universitaria, fattore questo che crea un divario sociale significativo con impatti diretti sulle future opportunità professionali dei giovani. Per far fronte a tali criticità molti si rivolgono alle università digitali che, negli anni, aumentando la qualità del livello di insegnamento, hanno aumentato in modo esponenziale il numero dei loro iscritti e laureati. È quanto emerge dal rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato questa mattina nella Sala Nassiriya del Senato.

“Il mondo cambia, importanti università pubbliche e private si attrezzano per raggiungere i propri studenti a distanza. Nell’era dello smart working, la domanda crescente sta affinando e qualificando l’offerta delle università digitali, oggi più che mai intese come fattore di riduzione delle diseguaglianze territoriali e sociali”, ha detto Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi.

Il paper, facendo un’analisi dettagliata delle statistiche riguardanti il numero di iscritti e laureati in Italia, con particolare attenzione alle relative percentuali di genere, età e provenienze geografiche e sociali, approfondisce le opportunità offerte dalla didattica digitale e ne evidenzia i punti di forza sotto il profilo dell’organizzazione degli studi, della sostenibilità economica e della digitalizzazione, in un contesto nel quale la percentuale di laureati in Italia rispetto alla popolazione ci vede in coda alla media europea, sorpassati in negativo dalla sola Romania.

A testimoniare la crescita degli atenei digitali, si legge nel paper, è “il numero di studenti iscritti nelle undici università digitali riconosciute, che è passato – dati Ustat (Ufficio Statistica del MUR) – da poco più di 40mila nel 2012 agli oltre 160mila nel 2021, un numero quindi più che quadruplicato”.

Nel corso dell’incontro Alessandra Ghisleri ha illustrato i risultati di un’indagine sul tema elaborata da Euromedia Research, che sottolinea come “il 27,5% dei giovani intervistati, fascia di età 17-24 anni, ritiene che le università digitali rappresentino il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid e che ‘il ‘remoto’ diventerà la normalità”.

Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, durante il suo intervento ha detto: “L’insegnamento a distanza è una grande occasione che si offre ai nostri giovani e a tutti coloro che vogliono migliorare la loro conoscenza e acquisire un titolo di studio. Abbiamo già visto nel recente passato, durante il Covid, quanto siano importanti gli strumenti digitali”. Il senatore Roberto Marti ha messo a disposizione la commissione Cultura del Senato, che presiede, per “approfondire il tema della crescita delle università digitali in Italia come strumento di riduzione delle disuguaglianze”. “Appuntamenti come questo, e ricerche come quella elaborata dalla Fondazione Einaudi, sono convito servano a costruire sempre di più l’idea che in una società aperta, che vuole crescere e dare opportunità ai cittadini, le università digitali costituiscano una novità importante che va coltivata e sostenuta”, ha detto invece il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano.

Hanno partecipato all’incontro, in veste di relatori, il senatore Giulio Terzi di San’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, che in apertura di convegno ha ringraziato la Fondazione Einaudi “da sempre promotrice dei valori liberali”, Paolo Miccoli, presidente di United, l’associazione delle università telematiche e digitali, e Gian Marco Bovenzi, ricercatore della Fondazione Luigi Einaudi.

 


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