Il governo di Pechino gestirebbe una rete di associazioni e individui legati al Fronte Unito in diversi Paesi, compresa l’Italia, come strumento di controllo sulla diaspora e sui dissidenti
Da almeno un decennio, le ambasciate e i consolati della Repubblica popolare cinese gestiscono volontari consolari in Paesi di tutto il mondo. Si tratta di attività che non vengono dichiarate alla maggior parte dei Paesi ospitanti. Tra questi figura anche l’Italia. È quanto rivela un rapporto firmato da Laura Harth e Chung Ching Kwong per Safeguard Defenders.
Un recente provvedimento del Consiglio di Stato cinese che formalizza l’istituzione di queste reti di volontariato consolare è entrato in vigore il 1° settembre 2023. Pochi mesi prima, sulla scia delle rivelazioni di Safeguard Defenders sulle “stazioni di polizia” clandestine, i leader del G7 di Hiroshima avevano sottoscritto una dichiarazione invitando espressamente la Repubblica popolare cinese a rispettare le Convenzioni di Vienna sulle relazioni consolari.
La rete, si legge nel rapporto, si snoda attraverso associazioni e individui legati al Fronte Unito e mostra il coinvolgimento dell’Ufficio per gli affari cinesi d’oltremare, che una sentenza della Corte federale canadese del gennaio 2022 ha riconosciuto come organizzazione che svolge attività di spionaggio e agisce contro gli interessi del Canada, con preoccupazioni sulle “interazioni” dell’Ufficio per gli affari cinesi d’oltremare “con le comunità cinesi d’oltremare, le informazioni raccolte e l’uso previsto delle informazioni raccolte”.
Durante il terzo Simposio dei volontari dell’assistenza consolare tenutosi presso l’ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia l’anno scorso, Guo Lin, ministro consigliere per gli affari consolari, ha dichiarato di sperare che “tutti i volontari continuino a rimanere fedeli alle loro aspirazioni originarie, ad avere in mente la madrepatria, a prendersi cura dei loro connazionali e a contribuire maggiormente all’approfondimento degli scambi sino-italiani, alla costruzione di una ‘Grande Muraglia di protezione consolare’ all’estero e alla realizzazione di un sistema di sicurezza cinese all’estero”.
Il consolidamento delle reti del Fronte Unito all’estero per fornire servizi come l’assistenza consolare alla comunità rischia non solo di dare loro un potenziale ampio accesso ai dati personali, all’indirizzo di casa e alle informazioni di contatto, ma anche di rafforzare pericolosamente la loro funzione di controllo sulle comunità al’estero e sui dissidenti, scrivono gli autori del rapporto. I quali ribadiscono “la raccomandazione alle autorità competenti di esaminare tali pratiche e coloro che potrebbero essere coinvolti in tali attività per conto o per volontà del Partito-Stato” e “a tutti i funzionari e alle parti interessate delle società democratiche di astenersi dal legittimare associazioni e individui legati al Fronte Unito partecipando alle loro attività”.