Nata e cresciuta nel mese di settembre, la kermesse delle giovani leve della destra replica per il terzo anno consecutivo il formato prenatalizio con una quattro giorni (14-17 dicembre) di incontri tra le mura di Castel Sant’Angelo. Nei giardini di quello che fu un tempo il Mausoleo Adriano sono già stati allestiti “un meraviglioso villaggio natalizio” pieno di mercatini e una pista di pattinaggio. Ecco chi ci sarà e chi non ci sarà alla manifestazione di Fratelli d’Italia
È tempo che i Gabbiani arrivino in città. Partito ufficialmente il conto alla rovescia per Atreju, la manifestazione della meloniana Gioventù Nazionale. Atreju, come il protagonista della Neverending Story che suona tanto di buon auspicio per il governo Meloni. Perché ai conservatori, si sa, la realtà non piace per definizione: e quale miglior rifugio del fantasy, tra la tolkeniana Terra di Mezzo e il Regno di Fantàsia di Michael Ende?
Nata e cresciuta nel mese di settembre, la kermesse delle giovani leve della destra replica per il terzo anno consecutivo il formato prenatalizio con una quattro giorni (14-17 dicembre) di incontri tra le mura di Castel Sant’Angelo. Nei giardini di quello che fu un tempo il Mausoleo Adriano sono già stati allestiti “un meraviglioso villaggio natalizio” pieno di mercatini e una pista di pattinaggio.
Farà più freddo che a settembre, certo, ma il clima sarà comunque reso rovente dalla battaglia senza quartiere in corso in Parlamento. Tra oggi e domani Meloni è attesa alle Camere per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. L’appuntamento di Bruxelles ha fatto saltare il question time con la premier a Montecitorio – inizialmente fissato il 13 dicembre – e soprattutto impedirà alla leader di Fratelli d’Italia di assistere all’avvio di Atreju, che aprirà i battenti giovedì mentre la Camera sarà impegnata a licenziare il decreto anticipi e rinviare ancora una volta la discussione sulla ratifica del Mes.
Poco male, perché la star della manifestazione è già pronta a farsi perdonare dal suo popolo adorante con un intervento programmato per mezzogiorno di domenica, ultimo giorno della kermesse. Intervento che potrebbe rappresentare per la premier l’occasione buona per notificare all’Orbe Terracqueo la propria candidatura alle europee. Nella peggiore delle ipotesi – spiega Simone Canettieri sul Foglio – l’“annunciazione” potrebbe slittare a giovedì prossimo, 21 dicembre, quando Meloni incontrerà i giornalisti nella sala dei gruppi parlamentari di Montecitorio per la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Sarà interessante a quel punto vedere la reazione degli altri leader, quelli alleati (Salvini) e quelli avversari a cominciare da Elly Schlein, la grande assente di Atreju.
A un mese dal suo “gran rifiuto” (“per viltade”?) ad Atreju perché “il confronto si fa in Parlamento”, Fratelli d’Italia fatica ancora a digerire lo smacco della segretaria del Pd. “Lo supereremo – chiosava ironica Meloni da Zagabria, aggiungendo la postilla al veleno – certo, c’era un tempo nel quale Bertinotti non aveva timore a presentarsi e dialogare, pur nell’orgoglio della diversità di posizioni”.
Nel frattempo, l’inquilina del Nazareno ha pensato bene di organizzare negli stessi giorni il “Forum Europa”: una “contro-Atreju” che andrà in scena venerdì e sabato ai Tiburtina Studios, dove saranno presenti anche Romano Prodi, Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Venerdì, peraltro, Schlein prenderà parte insieme ai resti di quella che fu la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra nella Seconda Repubblica – D’Alema, Veltroni, Bersani, Occhetto – all’inaugurazione della mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer” allestita all’ex Mattatoio del Testaccio.
Ad Atreju, dunque, nessuno vedrà arrivare Schlein. Questa mancata partecipazione rischia di rivelarsi tuttavia un duplice passo falso, se non vogliamo dire errore. Innanzitutto sul piano tattico, perché la sua assenza finisce per lasciare agli altri leader di opposizione praterie per accreditarsi agli occhi del governo. E buon per Elly che Conte sarà assente, dopo il pasticcio combinato dall’organizzazione dell’evento che – nel timore di ricevere un altro “no” di peso – si era rivolta ad altri esponenti del M5S (tra cui Gubitosa e Appendino) per poi rifilare il due di picche all’ex premier mostratosi inaspettatamente disponibile: a Napoli direbbero “Avimmo perduto Filippo e ‘o panaro”. Stessa sorte per Maurizio Landini, accreditato da recenti sondaggi come il candidato ideale degli elettori del centrosinistra: spenta la scintilla scoccata a marzo in occasione del congresso di Rimini, il segretario Cgil ha intrapreso una dura battaglia contro la manovra: per punizione, niente Atreju.
Chi invece ci sarà è Matteo Renzi, di ritorno dopo un’assenza di due anni: “Mi hanno invitato per parlare di giustizia [con l’amato Guardasigilli Nordio, nda], ci vado volentieri – dice l’ex Rottamatore con il consueto sarcasmo che lo contraddistingue – sarei andato alla Festa dell’Unità a parlare di Jobs Act, ma lì non mi hanno invitato”. E chissà che tipo di accoglienza riceverà dopo aver picconato per mesi il governo Meloni dallo scranno senatorio e sulle colonne del Riformista. Ma il popolo di Atreju, si sa, è tanto salace quanto indulgente: sai mai che un giorno il governo dovesse aver bisogno della stampella renziana per qualsiasi evenienza, a cominciare dal premierato. A Castel Sant’Angelo anche l’altro orfano del fu Terzo Polo Carlo Calenda, che sarà protagonista di un tête-à-tête con Urso sul Made In Italy, tema caro a entrambi.
L’errore di Schlein non è soltanto tattico, ma anche politico. Non si rifiutano gli inviti alle manifestazioni degli altri partiti, a maggior ragione se si pensa che – in anni di ben più insuperabili e violente contrapposizioni – Giorgio Almirante si recò alle Botteghe Oscure per rendere omaggio alla camera ardente di Enrico Berlinguer: era il giugno del 1984. Quattro anni dopo il nuovo segretario del Pci Giancarlo Pajetta e la presidente della Camera Nilde Iotti ricambieranno il gesto all’indomani della scomparsa del segretario missino e di quella contestuale dell’ex presidente della Fiamma tricolore, Pino Romualdi. Paura di essere contestata? Meglio: ricevere fischi è attestazione di alterità e allo stesso tempo di timore da parte degli avversari. Per maggior informazioni si rimanda al trattamento tributato a Berlinguer dalla platea del congresso socialista di Verona dell’84, quando l’intervento del segretario Pci venne salutato da una selva di fischi ai quali Bettino Craxi disse – in maniera spavalda e incauta – di non potersi unire “solo perché non so fischiare”.
Gli alleati? Quelli ci saranno tutti, a cominciare da Salvini e Tajani, entrambi previsti domenica: a dieci giorni dal Natale, la foto di famiglia da mettere in bella vista accanto al presepe sovranista è d’obbligo. Soprattutto se dietro ai sorrisi di circostanza cova lo spirito di rivalsa del leader leghista, pronto a fare le scarpe a Meloni alla prima occasione utile del 2024, siano le regionali o le europee. Presenti i presidenti delle Camere La Russa e Fontana, oltre a una nutrita schiera di ministri, dal “cognato d’Italia” Lollobrigida alla pitonessa di Cortina Santanché passando per il compassato Piantedosi.
Immancabile, neanche a dirlo, Giancarlo Giorgetti, compagno (absit) di mille battaglie europee, ultima quella sul Patto di Stabilità. Certo, manca ancora la “madre di tutte le battaglie”, la manovra, che va portata a casa in meno di due settimane: la discussione a Palazzo Madama inizierà infatti non prima del 18 dicembre, ma scavallato San Silvestro resta solo il baratro dell’esercizio provvisorio. E pensare che la si sarebbe potuta esibire come trofeo proprio sul palco di Atreju, essendo stata licenziata dal Consiglio dei ministri ben due mesi fa.
Tra gli ospiti stranieri confermato il leader di Vox Santiago Abascal, già presente all’edizione 2019: un grande ritorno, quello del caudillo dell’ultradestra spagnola. Un po’ come Fiorello a Sanremo: ognuno, del resto, ha i suoi “Santi”. Abascal che ha pensato bene di dar fuoco alle polveri evocando una “Piazzale Loreto” in salsa brava per il premier Pedro Sanchez con inevitabile codazzo di polemiche e il ritiro della partecipazione da parte del leader dei Verdi Angelo Bonelli: dopo le accuse di pinkwashing lanciate nei suoi confronti dalla ex co-portavoce Eleonora Evi, ora ci mancano solo quelle di blackwashing. Insieme ad Abascal il collega di partito Jorge Buxadè – numero due di Meloni alla guida dei Conservatori e riformisti europei – e l’altro vice del gruppo, il polacco Radoslaw Fogiel.
Chi invece – a proposito di Polonia – non figura nel ricco cartellone è l’ex premier Mateusz Morawiecki, che si è appena visto respingere dalla Camera dei deputati la fiducia per un terzo mandato. Quella del leader del PiS non è peraltro l’unica assenza di peso, perché alla kermesse non ci sarà nemmeno (udite, udite!) il presidente ungherese Viktor Orbán, amico diventato ingombrante nell’ottica di una eventuale convergenza di Fratelli d’Italia su una “maggioranza Ursula 2.0” dopo il voto di Strasburgo: ipotesi a oggi tutt’altro che remota.
A proposito di Ursula, diversamente da quanto si era ventilato nelle scorse settimane, la presidente della Commissione europea non sarà presente a Castel Sant’Angelo. E neanche Roberta Metsola, ricevuta a Palazzo Chigi pochi giorni fa. Più prudente lasciarle a casa – il ragionamento – meglio evitare di esporsi al fuoco amico di Salvini. Assente anche Volodymyr Zelensky, che sarebbe piaciuto molto al Richelieu di via della Scrofa, Giovanbattista Fazzolari, ma poco a tutto il resto del partito.
Arruolati in extremis il premier britannico Rishi Sunak – già instradato sul viale del tramonto con tutto il partito conservatore, che governano stancamente da ormai 13 anni – e il “fratello di Albania”, Edi Rama: per il premier socialista – fresco di accordo sui migranti con Palazzo Chigi – si prevede già una pioggia di applausi: e se non è pluralismo questo. Il parterre è completo, dunque, al netto di ospiti a sorpresa in stile Indovina chi viene a cena (ma niente facili ironie e doppi sensi sui “neri”, per cortesia): sabato mattina è atteso infatti tal “mister X” di cui si sa solo che si tratta di un uomo. Per dirla con un Michele Santoro d’antan: “Atreju può cominciare”.