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Aviazione green. Il modello italiano alla Cop28

Alla Cop28 di Dubai, il modello italiano del Patto della decarbonizzazione del trasporto aereo, l’iniziativa promossa da Aeroporti di Roma, è stato individuato quale best practice internazionale per affrontare la sfida della decarbonizzazione, ponendo il settore italiano quale leader del processo di transizione green del comparto

Investimenti per la transizione, rafforzamento delle sinergie tra pubblico e privato e incentivi per rinnovare le flotte aeree con modelli moderni e meno inquinanti. Queste le direttrici principali che dovranno guidare l’azione del comparto aeronautico internazionale che Aeroporti di Roma ed Eni hanno voluto far emergere nel corso della Cop28, la conferenza globale promossa dalle Nazioni Unite dedicata al tema della transizione ecologica. A margine della conferenza, infatti, le due realtà italiane hanno organizzato un side event dedicato alla rotta che l’Italia vuole dare a questo processo, proponendo il comparto italiano quale leader della transizione green, anche utilizzando la risorsa del Patto della decarbonizzazione del trasporto aereo, individuato quale best practice internazionale per affrontare la sfida della decarbonizzazione. Il Patto, recentemente trasformatosi in una vera e propria fondazione, riunisce i principali player industriali, stakeholder istituzionali, associazioni di categoria e terzo settore dell’aviazione italiana con l’obiettivo di portare alla transizione green e la neutralità climatica il comparto entro il 2050, e potrebbe essere utilizzato quale modello di sviluppo virtuoso anche a livello globale.

L’importanza del Saf

Le soluzioni emerse dal tavolo di discussione a Dubai hanno sancito che “il raggiungimento della produzione del 6% di carburanti sostenibili (Saf) entro il 2030 è fattibile, anno entro il quale l’Europa ha stabilito che dovrà essere utilizzato in questa percentuale”, ha dichiarato l’amministratore delegato di AdR, Marco Troncone. La riduzione dell’impatto ambientale, infatti, passerà sicuramente anche dalla varietà di Saf che sono e saranno disponibili. Per rendere le industrie competitive è, però, necessario che l’intero comparto si impegni a garantire che l’approvvigionamento di idrogeno e anidride carbonica sia sempre sufficiente per la produzione. “La domanda di carburante per l’aviazione si prevede che quasi raddoppierà tra il 2022 e il 2050”, ha segnalato all’iniziativa il direttore generale Energy evolution Eni, Giuseppe Ricci, aggiungendo come i Saf saranno fondamentali per la decarbonizzazione: “La stima della domanda complessiva in Italia è di circa 500mila tonnellate al 2030, e i piani di produzione delle bioraffinerie Eni saranno in grado di soddisfarla”. La strategia dell’azienda punta anche a incrementarne la produzione seguendo la crescente domanda a livello globale: “Dal 2025 ne produrremo oltre 300mila tonnellate l’anno – ha proseguito Ricci – e oltre un milione dal 2030”.

Il modello globale è italiano

Come dimostra il lavoro svolto nel quadro della Cop28, “si sente forte la responsabilità di mettere in campo soluzioni concrete per traguardare l’obiettivo della neutralità climatica del settore”, ha affermato Troncone e “l’appuntamento di Dubai ha permesso all’Italia di discutere a livello globale il lavoro congiunto di due anni del Patto”. Ad oggi, il Patto della decarbonizzazione del trasporto aereo conta circa trenta rappresentanti tra istituzioni, aziende e associazioni, sia di rilievo nazionale che internazionale, con l’obiettivo di creare il terreno per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L’opportunità di portare all’attenzione globale il buon esempio italiano dell’iniziativa guidata da AdR, dopo due anni di lavoro congiunto della filiera allargata ai grandi player industriali italiani, sancisce “un grande risultato, come promotori del Patto stiamo reagendo in modo credibile e concreto alle aspettative che la transizione impone”.

Patto per la decarbonizzazione

Quello di Dubai, tra l’altro, è stato l’ultimo appuntamento prima dell’avvio formale delle attività della Fondazione. A inizio novembre, infatti, AdR aveva presentato l’evoluzione del Patto nella Fondazione per la decarbonizzazione del settore aereo. Il nuovo ente ha come obiettivo un aumento di aumentare riconoscibilità, autonomia e risorse. Come spiegato da Troncone in occasione del Secondo congresso sulla decarbonizzazione di Roma, “è un lavoro complesso perché coinvolge non solo gli operatori aeronautici e dell’aviazione, ma anche altri attori industriali che devono concorrere e dare un contributo alla transizione”. La transizione, infatti, dipende anche da altri settori, principalmente quello dell’oil and gas per la produzione di carburanti sostenibili, ma anche quello del manufacturing per la produzione di aeromobili. “Il lavoro sta andando bene – aveva raccontato Troncone, aggiungendo che “considerata la sua dimensione e la complessità è importante dare più risorse, più riconoscibilità e più forza, in una logica di compattezza e di grande inclusività. Questo è il motivo per cui i principali aderenti al patto hanno proposto questa evoluzione verso la fondazione, un soggetto più forte”.

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