“Mantenere l’intelligenza dei servizi in quella che è ServiceCo”, ha spiegato nei giorni scorsi l’ad Labriola commentando la nascita delle due società. Per NetCo sviluppi attesi in estate
Due anni di lavoro intenso per Tim si chiudono con una decisione storica: dare il via alla nascita di due società, NetCo e ServiceCo, con nuove prospettive di sviluppo. Entrambe, come spiegato dall’azienda nel corso della conference call con gli analisti di inizio novembre, saranno il punto di riferimento per la trasformazione digitale del Paese perché, con questa operazione e l’ingresso del fondo statunitense KKR nella prima (il closing è previsto entro l’estate) potranno accelerare lo sviluppo tecnologico nel settore delle telecomunicazioni. Infatti, Tim dà così vita nuova all’infrastruttura di rete fissa e allo stesso tempo si focalizza sull’innovazione tecnologica che serve per governare il complesso mercato dei servizi digitali e giocare un ruolo da leader.
Nelle scorse settimane l’amministratore delegato Pietro Labriola aveva spiegato i recenti sviluppi così: “Quello che stiamo facendo al di là della separazione della rete è di mantenere l’intelligenza dei servizi in quella che è ServiceCo”, vale a dire la nuova Tim, intesa come società dei servizi. Alla presentazione del primo microchip italiano per la cybersicurezza al ministero delle Imprese e del made in Italy aveva poi aggiunto: “Spesso si sente dire che stiamo dando via l’intelligenza e il futuro”, ma “non è assolutamente così”, “stiamo vendendo un asset passivo ma tutto quello che porterà lo sviluppo dei servizi rimane in Tim e continueremo a investire per avere servizi all’avanguardia”.
L’anno di Tim era iniziato con Labriola che spiegava, intervenendo al Mobile World Congress di Barcellona, le difficoltà del settore delle telecomunicazioni, che “si trova di fronte a una tempesta perfetta” con pressione “sui costi, i prezzi e il capex” e operando in uno dei mercati “più regolamentati al mondo”. In questo contesto, dove i prezzi dei servizi mobili sono scesi in Europa del 16% in 10 anni e in Italia del 32%, “il quadro regolatorio europeo prende come riferimento un mondo di 20 anni fa – che non c’è più – e quindi deve evolversi”, aveva continuato Labriola, sottolineando che “le regole devono aiutare o facilitare un consolidamento. È l’unico modo per avere un futuro”, perché in Europa ci sono 120 operatori mobili (cinque in Italia), negli Stati Uniti tre, in Cina tre, in Brasile tre e così in Europa “non si può fare economia di scala”, aveva aggiunto sottolineando la necessità di evoluzione del quadro regolatorio per “uscire da una logica di ‘guardia e ladri’ e facilitare il consolidamento” tra operatori.
Per questo, per il 2024 Tim si prepara a una doppia sfida: chiudere l’operazione con Kkr e contribuire al rilancio del settore.