La digitalizzazione è metro di competitività globale e la controllata di Cdp mira a colmare il divario tecnologico delle pmi italiane con il piano strategico da 18,5 miliardi. Finanziamenti, investimenti per la transizione digitale e l’internazionalizzazione del made in Italy, ecco la mappa del presidente Salzano
In un periodo di forti turbolenze geopolitiche, in cui alla molteplicità di sfide le aziende devono rispondere con una miscela di sviluppo e resilienza economica, il grado di digitalizzazione è sempre più rilevante – e le realtà che supportano la transizione digitale sempre più strutturali per le prospettive del sistema-Paese di competere sul mercato globale. È il caso di Simest, che si è prefissata di colmare il divario tecnologico delle imprese italiane, specie le Pmi, che rappresentano un terzo del Pil nazionale.
Questo il disegno tratteggiato dal presidente della società, Pasquale Salzano, in un editoriale apparso su Longitude. “Sostenere la competitività internazionale delle imprese italiane favorendone la transizione tecnologica” è “uno dei principali obiettivi del Piano Strategico da €18,5 miliardi”, ha scritto, delineando il “ruolo cruciale” di Simest nel portare le realtà italiane a confrontarsi con il resto del mondo.
Non è solo un tema di competitività: c’è anche l’urgenza tutta europea di arginare l’esposizione alle catene di approvvigionamento esterne e potenziare il proprio comparto tecnologico, in modo da poter sempre contare sulla disponibilità di tecnologie abilitanti. Uno sforzo complementare alla digitalizzazione e alle sue ricadute positive sull’economia. In quest’area si registrano progressi, con l’Italia che scala al 26° posto tra le 132 economie mappate dal Global Innovation Index.
Le premesse non sono negative nemmeno per le Pmi italiane, allineate alla media europea (70% )in termini di intensità digitale secondo la Commissione Ue. Picchi specifici in aree come la fatturazione elettronica e trend positivo per il fatturato dell’e-commerce, che ha raggiunto il 14% nel 2022. Ma rimangono sfide nell’adozione delle tecnologie avanzate, avverte Salzano: solo il 9% delle imprese utilizzavano i big data nel 2020 e solo il 6% si avvaleva dell’intelligenza artificiale nel 2021.
È anche per questo che il Piano Strategico 2023-2025 di Simest è incardinato sulle pmi e sull’innovazione. Su mandato della Farnesina, la società gestisce e collabora con Cdp Venture Capital Sgr per sostenere le startup e le realtà medio-piccole italiane con 200 milioni di euro in finanziamenti. Altri 4 miliardi sono disponibili attraverso il Fondo 394, sempre targato Farnesina e tarato sulla digitalizzazione delle aziende più piccole. E ancora, dei 570 milioni di euro che Simest ha fatto arrivare alle Pmi nel 2022, 328 erano dedicati alla doppia transizione e 168 per lo sviluppo dell’e-commerce.
Questi fondi dedicati, assieme agli investimenti di minoranza a lungo termine nelle pmi italiane, sono sforzi volti a riconoscerne la centralità nell’economia italiana e valorizzarle sostenendo “la diffusione dell’eccellenza made in Italy a livello globale. Si tratta di un’azione resa possibile dall’impegno di tutte le principali istituzioni del sistema-Paese per fornire alle imprese le soluzioni più efficaci per prosperare nel mercato globale”, conclude Salzano.