Islamismo e antisemitismo non vanno in ferie, anzi. Per questo, l’intelligence e le forze dell’ordine del nostro Paese hanno rafforzato le misure di contrasto, sia nel mondo reale sia sulla rete. L’analisi del magistrato Stefano Dambruoso e di Francesco Conti, cultore della materia
Nei giorni scorsi la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha abbandonato ogni forma di precauzione istituzionale necessaria per evitare allarmismi e ha apertamente prospettato l’innalzamento del rischio terrorismo sollecitando l’aumento delle attività di controllo dell’intelligence e delle forze di polizia, peraltro già in allerta a seguito dello scoppio della guerra fra Israele e Hamas che ha portato al riemergere di diversi casi di radicalizzazione violenta di matrice jihadista sul continente. Siti turistici, unitamente ai luoghi di culto (come le sinagoghe, dove l’allarme terrorismo si va ad aggiungere all’aumento dei casi di antisemitismo), sono stati specificamente citati dalla commissaria come potenziali bersagli.
A seguito dell’insorgere dei nuovi scontri in Medio Oriente già sono stati commessi gli attentati di Bruxelles dello scorso ottobre o di quello più recente che ha colpito Parigi, dove un cittadino tedesco è stato accoltellato a morte a poca distanza dalla Torre Eiffel da un attentatore solitario che ha colpito in nome dello Stato Islamico. Per sventare sul nascere eventuali piani criminosi anche in Italia, a inizio dicembre, sono stati arrestati due cittadini di origine pachistana residenti a Brescia, accusati di attività di proselitismo online con diffusione di contenuti inneggianti al jihad.
Anche i mercatini di Natale pieni di visitatori, un simbolo non solo legato alla religione cristiana ma anche della stessa cultura di molti paesi europei, sono un potenziale bersaglio per il terrorismo jihadista. In queste ultime settimane l’antiterrorismo tedesco, di nuovo in allerta per la minaccia ai mercatini natalizi, ha arrestato due aspiranti terroristi minorenni che stavano pianificando un attentato contro un mercatino nel Nord-Reno Westfalia. I due sospettati di terrorismo jihadista erano in contatto tramite Telegram, dove oltre a messaggi di natura più operativa (riguardanti, per esempio, dove e come attaccare), si scambiavano anche propaganda estremista. Il web in mancanza di contatti personali (che si sono andati riducendo dalla caduta del califfato dello Stato Islamico) rimane fondamentale per i contatti della galassia terrorista. Il direttore della DGSI (l’agenzia di intelligence interna francese, che si occupa anche di contrasto al terrorismo) ha infatti recentemente dichiarato come in questo periodo la propaganda dello Stato Islamico sul web stia riguadagnando spazio e attrazione soprattutto sui giovani. La pervasività del messaggio violento jihadista, unita alla poca prevedibilità e al breve “tempo di innesco” degli attentatori solitari, può facilmente rivelarsi una miscela esplosiva, soprattutto in questo periodo di massima allerta, dove lupi solitari potrebbero più facilmente essere spronati (o anche ad autoconvincersi) ad agire. Gli attentati jihadisti dell’ultimo periodo hanno visto l’utilizzo di autoveicoli o semplici coltelli da cucina, così da rendere poi più facile attuare l’attentato in prossimità della pubblicazione della propaganda online, in quanto la fase preparatoria è ridotta all’osso e può rendere molto pericolosi anche individui non addestrati all’utilizzo di esplosivi o armi da fuoco.
I mercatini di Natale erano già stati luogo di diversi attentati negli scorsi anni a opera di fedeli dello Stato Islamico, proprio quando la minaccia terroristica dell’organizzazione jihadista, allora ancora con possedimenti territoriali fra Siria e Iraq, era più elevata. Si torna quindi a una tendenza negativa rispetto agli anni più recenti, quando la minaccia del terrorismo jihadista, seppure mai scemata, era diventata minore rispetto al decennio scorso. Gli attentati contro i mercatini di Natale in Europa richiamano alla memoria Anis Amri, il terrorista tunisino legato allo Stato Islamico che uccise tredici persone travolgendole con un autoarticolato mentre passeggiavano per le bancarelle del mercatino a Breitscheidplatz, una delle piazze principali della capitale tedesca, Fra le vittime vi fu anche l’autista del mezzo rubato per commettere l’attentato, un camionista polacco che venne assassinato durante il furto del veicolo. A distanza di una settimana, la fuga di Amri venne interrotta a Sesto San Giovanni, dove il terrorista venne ucciso da due agenti di polizia italiani. Lo stesso anno, sempre in Germania e a pochi giorni dall’attentato di Berlino, venne poi sventato un piano terrorista dove un minorenne, sotto direzione online di un membro dello Stato Islamico basato all’estero, avrebbe dovuto fare esplodere ordigni improvvisati presso un mercatino di Natale in una località della Renania-Palatinato. Nel 2018 fu invece colpito il mercatino di Natale di Strasburgo dove l’attentatore dello Stato Islamico utilizzò un revolver e un coltello per uccidere cinque persone e causare il ferimento undici feriti. L’anno successivo finì nel mirino Vienna, quando l’antiterrorismo austriaco riuscì a sventare un piano, a opera di tre ceceni radicalizzati, sempre affiliati allo Stato Islamico, di colpire i mercatini di Natale di fronte alla chiesa di Santo Stefano, nel pieno centro della città.
Il modus operandi dei terroristi dei mercatini di Natale di Berlino propongono la messa in atto di quanto pubblicato su un articolo di Rumiyah, la rivista digitale che lo Stato Islamico pubblicò fra il 2016 e il 2017. L’allora leader Abu Bakr al-Baghdadi esortava i propri seguaci in Occidente a prendere possesso di furgoni o camion con cui falciare gli infedeli, anche utilizzando la violenza nel caso in cui il proprietario il mezzo avesse opposto resistenza, consigli seguiti praticamente alla lettera da Amri, che realizzò l’attentato a poco più di un mese di distanza dall’uscita dell’articolo nella rivista online.
Con l’allarme terrorismo così elevato a livello europeo, l’intelligence e le forze dell’ordine del nostro Paese hanno certamente rafforzato le misure volte al contrasto del jihadismo, sia nel mondo reale sia sulla rete. È stata così aumentata la sicurezza presso gli obiettivi considerati i più sensibili. Oltre ai già citati mercatini di Natale, sono maggiormente controllati anche i luoghi di culto come chiese, sinagoghe e anche moschee, in quanto si è registrato un aumento dei casi di islamofobia in Europa, di pari passo con l’incrementare degli episodi di antisemitismo dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente. Inoltre, sono stati rafforzati i controlli alle stazioni e alle varie frontiere, avendo il ministero dell’Interno già deciso di ripristinare i controlli al confine con la Slovenia dopo l’attentato di Hamas (la libera circolazione fra i Paesi Schengen può essere sospesa, a tempo determinato, per motivi di ordine pubblico o sicurezza). Anche le carceri sono in questo periodo sottoposte a ulteriori controlli, essendo luogo di aggregazione di individui radicalizzati e di facile proselitismo. Per contrastare la circolazione della propaganda estremista è poi fondamentale il monitoraggio sul web e dei canali social utilizzati a tale scopo. Oltre agli sforzi delle agenzie di intelligence e delle forze dell’ordine (su tutte la Polizia postale e delle comunicazioni) nel nostro Paese anche a livello europeo è cresciuto l’impegno della Internet Referral Unit, che ha il compito di coordinare le operazioni antiterrorismo sul web dei Paesi Membri e di fornire attività di analisi sul fenomeno. A tal fine, la sinergia con i vari provider internet è stata rafforzata e il Parlamento europeo nel 2021 ha potenziato gli strumenti di rimozione dei contenuti online che inneggiano al terrorismo, con le piattaforme che hanno solamente un’ora per ottemperare alle richieste di Europol sul materiale segnalato.
Islamismo e antisemitismo purtroppo non conoscono ferie, anzi.