Per contrastare i tentativi di interferenze da parte di Stati ostili, a partire dalla Cina, i servizi segreti chiedono al governo di Ottawa di poter condividere più facilmente le informazioni con università e amministratori
L’intelligence canadese ha chiesto al governo di poter condividere informazioni con università e amministrazioni locali al fine di contrastare le interferenze straniere. La proposta del Canadian Security Intelligence Service, principale agenzia del Paese nordamericano, rientra nel dibattito pubblico lanciato dal governo di Ottawa per mettere mano alle leggi sulla sicurezza, alla luce dei tentativi di Stati ostili, a partire dalla Cina. Le udienze inizieranno il 29 gennaio.
Con il Canadian Security Intelligence Service Act attualmente in vigore l’agenzia “non può rivelare a un’università canadese informazioni sulle minacce di interferenze straniere alla sua ricerca e al suo lavoro sulle tecnologie emergenti, se non in situazioni limitate, generalmente per raccogliere informazioni o per attuare una misura di riduzione della minaccia”. È quanto ha dichiarato la portavoce Lindsay Sloane, citata dal Globe and Mail. “La ricerca e l’innovazione canadese sono molto ambite e con le attuali limitazioni” l’agenzia “ricorre alla condivisione di informazioni generali e pubblicamente disponibili con i partner, lasciandoli mal equipaggiati per resistere alle interferenze straniere”, ha aggiunto.
Il problema riguarda la sicurezza della ricerca, tema in cima all’agenda delle autorità statunitensi e che pian piano sembra farsi largo anche in Europa, grazie in particolare al lavoro del centro studi tedesco Merics che ha raccontato, tra le varie cose, il recente aumento vertiginoso della collaborazioni accademiche tra Italia e Cina. Ma interessa anche le interazioni del servizio con le amministrazioni locali. La legge, infatti, non fornisce all’agenzia “un’autorità sufficiente per divulgare informazioni classificate a partner nazionali al di fuori del governo canadese”, ha lamentato l’agenzia. Inoltre, ha sottolineato l’impossibilità di condividere informazioni rilevanti con le province, i territori, le autorità dei popoli indigeni o le municipalità, se non in situazioni limitate.
Cambiare passo è fondamentale, spiega l’agenzia, perché la legge è ferma agli anni Ottanta. Allora “la sicurezza nazionale era di stretta competenza del governo federale” mentre oggi richiede un impegno “dell’intera società” vista la natura mutata e mutevole della minaccia.
Basti pensare, per fare un esempio italiano, ai casi di gemellaggi delle città spinti dalle autorità cinesi (come quello di Asti) dietro ai quali possono celarsi tentativi di conquistare il favore delle amministrazioni locali per far pressione su governi meno favorevoli.
(Foto: Wikipedia, Normand Lester)