Skip to main content

Qual è lo stato di salute del Sistema sanitario nazionale

La legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale celebra i primi 45 anni, con un occhio alle crisi del passato e il cuore ai benefici da preservare, al terzo appuntamento del ciclo “Principi Attivi”, promosso da Boehringer Ingelheim Italia

La maturità è a un passo, ma la preparazione va migliorata. Per il Servizio sanitario nazionale (Ssn), l’anniversario dei 45 anni di istituzione giunge mentre è in corso la ristrutturazione della sanità territoriale attraverso il Pnrr. Dopo più di quattro decenni, gravati da una pandemia globale e da varie crisi economiche, l’architettura ideata da Tina Anselmi, la ministra della Sanità che nel 1978 volle fortemente la legge 833 per garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute, sembra reggere. Gli scricchiolii però si sentono e prima di sentire il boato, la strategia suggerita da più parti indirizza verso la programmazione. A ribadirlo sono anche i relatori del terzo appuntamento del ciclo “Principi Attivi”, promosso a Roma da Boehringer Ingelheim Italia, che indaga sulle prospettive della sanità.

Fra i migliori

Ad aprire l’incontro è l’amministratore straordinario della Asl Roma I, Giuseppe Quintavalle, che, parlando sotto gli affreschi delle Corsie Sistine dell’antico ospedale Santo Spirito, ricorda come il Servizio sanitario italiano sia considerato fra i migliori al mondo. “I dati di longevità – dice – mostrano che le cure funzionano, ma dobbiamo gestire i nostri anziani con gli strumenti che ci siamo dati per il futuro: digitalizzazione, case di comunità, intelligenza artificiale e soprattutto gli uomini che si dedicheranno alla formazione e alla presa in carico del malato”.

L’unione fa la forza

Per mantenere in buono stato il Ssn, per la presidente di Boehringer Ingelheim Italia, Morena Sangiovanni, serve la collaborazione di tutti. “Come rappresentante di un’azienda che è ‘principio attivo’ di questo sistema – osserva -, sono convinta che, in questo momento, la priorità sia quella di tutelare la sanità pubblica cogliendo le opportunità che abbiamo a disposizione, a cominciare dall’utilizzo oculato delle risorse messe a disposizione dal Pnrr e dalla definizione di partnership pubblico-privato volte ad integrare le competenze per migliorare il servizio ai cittadini”.

Salari bassi

Chi punta il dito sul nodo delle retribuzioni delle professioni sanitarie è il vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè. “Le retribuzioni dei medici – sottolinea – sono fra le più basse nel confronto con i Paesi Ocse. Negli ultimi venti anni, sono andati via dall’Italia 180mila fra medici e infermieri. La fuga, lo sappiamo, è legata alle basse retribuzioni e vediamo come ci sia una migrazione verso i Paesi arabi dove sono più alte. Per questo, interroghiamoci su quale debba essere la distribuzione dei fondi”.

Passato e presente

“Il quadro lo possiamo festeggiare, l’attuazione meno”. Il commento, che suona come una sentenza, è di una ex ministra della Salute, Mariapia Garavaglia, che sullo stato di salute della norma istitutiva, “una legge quadro che consente di adeguarsi al cambiare dei tempi”, non nasconde preoccupazioni. “Le rughe – afferma – si vedono e sono dovute alla incapacità di non sapere programmare. Stiamo pagando questa mancanza. Il sistema sanitario va amato, protetto e propagandato”. E sul Pnrr critica: “Ha messo tanti soldi sulla sanità ma le case di comunità hanno bisogno di professionisti adatti al territorio”.

Futuro prossimo

I nodi ci sono e tornano tutti al pettine dell’analisi a cui contribuiscono i diversi attori del sistema socio sanitario: per la segretaria generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino, il tranello che rischia di far cadere l’impalcatura dei diritti protetti dal Servizio sanitario nazionale è rappresentato dalle diseguaglianze: “dobbiamo accettare che la situazione è compromessa – commenta -. Quello cui si dovrebbe andare è uno sforzo collettivo, una messa a terra di priorità per il Paese. In mancanza di garanzie, pensare di allontanare ancora potrebbe essere pericoloso”. Sul futuro della medicina di prossimità, vera sfida di tutte le amministrazioni, parla la coordinatrice del dipartimento generale Segretariato italiano giovani medici, Manuela Petino. “Si deve puntare sui medici di medicina generale che spesso non ci sono – suggerisce -. Non è necessario aumentare i posti in medicina, ma formare i medici di medicina generale, dell’urgenza e della assistenza territoriale, perché la sanità del futuro sarà soprattutto a domicilio”.

Il mondo dei dati

La tecnologia invade già ogni tassello del mosaico sanitario. Anche le farmacie non sono escluse dalle trasformazioni, come assicura il vicepresidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma, Giuseppe Guaglianone: “L’ottica del futuro – sostiene – è rafforzare le competenze sanitarie e migliorare le prestazioni del Ssn che va difeso a spada tratta. L’uso delle tecnologie sarà il futuro anche per la farmacia che eroga servizi integrati con il Ssn”. Pienamente investita del ruolo di agenzia innovatrice è l’Agenas che in questo momento è impegnata nel collaudo della piattaforma nazionale di telemedicina. “Per fare la programmazione sono necessari i dati – rammenta il capo dipartimento amministrativo dell’Agenas, Giulio Siccardi -. Siamo davanti alla rivoluzione dalla gestione documentale alla gestione dei dati tramite la digitalizzazione. Come Agenas siamo completando la telemedicina che non è un traguardo irraggiungibile”.


×

Iscriviti alla newsletter